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Silenzi femminili, dai mitici agli attuali: l’affaire Aurora Leone (the JackaL)

L’idea per queste considerazioni è balenata nella mia mente per una frase rivoltami in una discussione animata, dove veniva asserito che, in certi contesti, sia ottimale che le donne tacciano «come è accaduto sempre nei secoli». Nei secoli, infatti, la voce femminile è stata svilita, derisa, ridotta al silenzio o confinata in ambiti ristretti, come se l’unica voce degna di essere ascoltata, riguardo i temi di pubblico interesse, fosse quella maschile.

La questione, sebbene sia molto attuale, può essere riscontrata anche nelle grandi opere della letteratura greca e latina.

Da Penelope a Medea: la concezione della donna nel mondo classico

Nel primo canto dell’Odissea, Telemaco, figlio di Odisseo, ordina alla madre Penelope di tornare nelle sue stanze per badare ai lavori femminili, perché «parlare è cosa da uomini, e spetta soprattutto a me, che ho il comando della casa». Il parlare della madre, in quanto donna, risulta per lui motivo di ingiuria nei suoi confronti.

Qualche secolo dopo, nelle Ecclesiazouse di Aristofane, commediografo greco del V-IV sec. a.C., si legge che sia una cosa comica vedere le donne riunite in assemblea politica in quanto «una donna dovrebbe guardarsi dall’esporre la propria voce ad estranei, così come si guarderebbe dal togliersi i vestiti».

Sebbene al mondo mitico siano collegate immagini idilliache, anche in esso possono essere riscontrati episodi in cui le donne sono costrette a tacere. Sono da citare le storie di Eco, trasformata in roccia e condannata a ripetere solo la parte finale delle parole che sente, di Filomela, a cui viene tagliata la lingua dal suo violentatore affinché non possa denunciarlo e di Io, che viene trasformata in mucca. Le tre giovani donne sono accomunate da un simile destino, quello di essere private della parola umana. Ciò rivela il triste assunto che alle donne spetti il silenzio.

Nell’antichità, infatti, le donne avevano diritto di parlare in pubblico esclusivamente per la propria difesa nelle aree considerate di loro pertinenza oppure per esporre la propria condizione di vittime come nel caso delle martiri cristiane.

Attraverso un parallelo tra passato e presente si scorge come il patrimonio culturale e letterario greco e romano abbia plasmato convinzioni, pregiudizi e comportamenti che ancora perdurano e sembrano “naturali”, non solo ai maschi.

C’è da riflettere sulla persistente misoginia nella politica e nel lavoro, perché la concezione convenzionale del potere e dei suoi “attributi” è ancora nettamente maschile. Anche in questo caso, il mondo classico ci propone alcune figure femminili “potenti”, come Clitemnestra, Antigone e Medea, ma vi è un filo conduttore nella storia di ognuna di loro, l’essere spogliate del potere acquisito e rimesse al loro posto.

Benché le donne succitate facciano parte di un patrimonio culturale classico per molti accantonato e retrogrado, dando uno sguardo alla mia quotidianità ed alle cronache, non ritengo molto lontani certi pensieri e certi “silenzi imposti”.

L’affaire Aurora Leone de the JackaL alla Partita del Cuore 2021

Esempio calzante della misoginia ancora molto radicata nella nostra società è l’episodio di cui è stata vittima Aurora Leone de the JackaL.

Aurora, convocata per prender parte a “La Partita del Cuore”, una delle iniziative solidali più famose d’Italia, in programma stasera, 25 maggio 2021, durante la cena che ha preceduto il match di beneficienza, è stata invitata ad alzarsi dal tavolo e a non presenziare ad esso in quanto donna.

Una triste storia questa, specchio di una società che ancora tuttora vuole la donna relegata ai margini, in un ruolo di accompagnatrice e non di partecipante attiva e ciò, a mio avviso, non dovrebbe essere confacente ad una società evoluta e democratica.

Finché la condizione di parità di genere non diventerà un sentire comune, la voce delle donne non potrà avere il ruolo che le spetta: non “un passo più indietro rispetto a quella di un uomo”, ma “sullo stesso piano di quella di un uomo”.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marianna Sorrentino

Classe '92. Divoratrice di libri e grafomane sin dalla tenera età. Classicista per formazione e per vocazione. Ama scoprire ed interessarsi a qualsiasi cosa riguardi la Letteratura, l’Arte ed i Mezzi Comunicativi. È un insieme di paradossi. Vulcanica, Riflessiva, ma anche Impulsiva. L'ironia ed il sarcasmo con cui “castigat ridendo mores” sono impressi nel suo DNA ed ama usarli per esprimere le sue idee rendendole leggere, ma nello stesso tempo pungenti. Curerà la rubrica “Ante Litteram”

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