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Joan Miró: poesia e surrealismo a 130 anni dalla nascita

Nasceva il 20 aprile del 1893 uno dei più grandi esponenti del Surrealismo, Joan Miró. Il movimento aveva come obiettivo quello di “superare il realismo”, andando quindi oltre la semplice ragione. Infatti Miró voleva rappresentare l’uomo nella sua forma più autentica, lasciando parlare l’inconscio attraverso forme e immagini derivate dal puro intuito. Egli era amante della poesia e contro le regole dell’arte accademica, credeva che l’arte dovesse provocare dapprima una sensazione fisica, per poi poter arrivare all’anima. Attraverso alcune opere vedremo le caratteristiche principali della sua arte il cui filo conduttore resta sempre l’istinto.

Il carnevale di Arlecchino

“Il carnevale di Arlecchino” è un dipinto a olio su tela realizzato tra il 1924 e il 1925; qui Miró applica la tecnica dell’”automatismo psichico”, caratteristica del surrealismo basata sull’utilizzo del pensiero slegato da qualsiasi forma di razionalità, quindi dettato dal proprio sentire, senza che si basi sulla ragione. Infatti, come si può notare nell’opera, egli rappresenta numerosi oggetti e figure che sembrano volteggiare in aria in modo casuale e senza una logica. Alcune di queste figure appartengono al mondo reale: il pesce sul tavolo, i due gatti che giocano con un filo nero, una scala a pioli tipica dei dipinti di Miró poiché simbolo della fuga dal mondo reale, una piccola chitarra con delle note musicali che rappresentano la musica e l’armonia del Carnevale. Ma vi sono altrettante immagini irrealistiche e fantastiche: un essere con un viso a forma di cerchio per metà rosso e per metà blu con dei baffi intento a fumare una pipa (probabilmente rappresentante Arlecchino), un esserino con delle ali che sbuca fuori da un dado, un mappamondo verde con una freccia al proprio interno e tante altre immagini fluttuanti. All’esterno della finestra è possibile vedere un triangolo che rappresenta la Torre Eiffel, poiché in quel periodo Miró visse a Parigi; il gatto, invece, è un animale caro all’artista e che ritroveremo spesso nelle sue opere. Il quadro è un’esplosione di colori e forme in armonia tra loro.

Numeri e costellazioni innamorati di una donna

Questo dipinto fa parte della serie “Costellazioni”: un insieme di 23 opere collegate tra loro, simbolo del suo interesse verso la volta celeste. Infatti, egli era solito osservare il cielo per fuggire dal dolore e dalle preoccupazioni della guerra imminente. All’interno delle “Costellazioni” utilizza una tecnica particolare: per creare gli sfondi usa la trementina (resina oleosa) con cui aveva pulito i pennelli dei dipinti precedenti, in modo da creare una connessione. Ecco perché gli sfondi appaiono quasi “sporchi”.

“Numeri e costellazioni innamorati di una donna” fu dipinto nel 1941; qui ritroviamo tutte le caratteristiche tipiche di Miró: linee, figure, forme astratte collegate le une alle altre. Tra gli elementi riconoscibili troviamo una mezza luna, due stelle blu e due occhi aperti con delle ciglia: uno giallo e uno verde. Se si è particolarmente attenti, si può scorgere una sottile linea che sembra delineare un profilo curvilineo di una donna che diventa tutt’uno con lo sfondo.

L’oro dell’azzurro

“L’oro dell’azzurro” è un dipinto del 1967 in cui Miró utilizza un linguaggio surreale nella sua forma più poetica e semplificata. Qui dominano la sintesi dei concetti e il trionfo del colore puro. Troviamo uno sfondo giallino sul quale sembrano danzare delle stelle rappresentate attraverso semplici linee sottili. Al contrario più in basso troviamo delle forme nere più marcate e decise mentre quasi al centro della figura si estende questa grande massa azzurra dipinta con movimenti circolari. Si può notare come questa non sia stata realizzata direttamente sullo sfondo giallo, ma viene inserita in uno spazio all’interno della tela bianca, per non creare una sfumatura verdina. É visibile anche una linea nera più spessa che sembra terminare con una testa che potrebbe rappresentare il legame tra l’uomo e l’universo intorno a sé.

Vediamo quindi come Miró sia stato un artista onirico, sempre pronto a celebrare la natura profonda dell’uomo in contrasto con la razionalità della logica. Infatti, come si evince dalle opere, egli non usa regole o schemi ma si lascia trasportare dalle sensazioni e ciò attraverso un’arte semplice, colorata, fantastica e allo stesso tempo poetica e suggestiva.

Le immagini sono state riprese dai siti: www.cultura.biografieonline.it, www.artwave.it, www.analisidellopera.it.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2023 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Ilenia Scermino

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