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Alla ricerca della Battaglia di Anghiari di Leonardo

Uno degli episodi che ha destato più scandalo nel mondo dell’Arte: la ricerca dell’affresco perduto di Leonardo, le indagini invasive e la storia di un motto sarcastico

Nei primi anni del 1500 la Repubblica di Firenze è retta da un governo oligarchico e dal Gonfaloniere Pier Soderini che, a seguito della morte di Lorenzo il Magnifico nel 1492 e della successiva influenza del predicatore Girolamo Savonarola, ripristina il precario equilibrio cittadino sostenendo uno spirito repubblicano, e riporta in auge il prestigio culturale e l’orgoglio municipale della città.

Non a caso, infatti, in questi primi anni del secolo seguono committenze volte ad elogiare lo splendore politico e artistico di Firenze. In particolare, si ricorda il David di Michelangelo: realizzato nell’arco di quattro anni, esso non rappresentò solo l’eroe biblico, ma la libertà fiorentina, la coscienza cittadina e l’intelligenza.

Altro celeberrimo esempio resta la decorazione del Salone dei Cinquecento dello storico Palazzo Vecchio, affidata in origine ai due grandi maestri, Leonardo e Michelangelo.

Studio per la Battaglia di Anghiari, Leonardo 1503

Al fine di glorificare l’indipendenza e l’espansione della Repubblica Fiorentina, Pier Soderini tra il 1503 e il 1504 decide di affidare ai due artisti il compito di affrescare la pareti del Salone con due celebri battaglie: il primo, Leonardo, ebbe il compito di rappresentare la vittoria di Firenze sulla minaccia viscontea attraverso la Battaglia di Anghiari, tenuta nel 1440; al secondo, Michelangelo, invece, fu chiesto di raffigurare la vittoria dei fiorentini sui pisani attraverso la Battaglia di Cascina del 1368.

Purtroppo entrambe le opere non furono mai portate a termine e, di conseguenza, gli affreschi non furono mai realizzati. Il primo, quello di Leonardo, sebbene iniziato si danneggiò prima di essere completato a causa delle tecniche sperimentali dell’artista; mentre per quanto concerne quello di Michelangelo, l’artista riuscì a realizzare solo il cartone preparatorio.

Nonostante tutto, dai documenti giuntici è possibile notare la differente impostazione e artisticità di questi due grandi maestri: Leonardo scelse di rappresentare una caotica scena di battaglia in cui la bestialità è sovrana. Le teste espressive dei combattenti sembrano confondersi con quelle dei furibondi cavalli, dando un senso di caos e violenza generali.

Michelangelo, invece, fece riferimento al racconto del cronista Giovanni Villani, secondo il quale i fiorentini furono presi alla sprovvista mentre si bagnarono nel fiume Arno. Qui la scena è un tripudio di corpi virili, nudi scultorei e dinamismo. Ciò che è interessante notare è il diverso approccio al tema: in Leonardo si assiste quasi alla volontà di mettere in discussione l’uomo-eroe del Rinascimento; in Michelangelo l’accezione eroica dell’uomo viene esaltata e portata all’estremo, tanto da rappresentare gli offesi costretti a combattere. Allo stesso modo del David, raffigurato non trionfante, ma concentrato sull’azione, Michelangelo sceglie di esaltare le virtù morali e civili dell’uomo del Rinascimento.

Copia del cartone della Battaglia di Cascina, di Antonio da sangallo 1542

Con il ritorno del potere mediceo Cosimo I diventa dapprima duca della Repubblica Fiorentina e Granduca solo successivamente nel 1569. Contestualmente il Palazzo Vecchio diviene palazzo di corte: la sua stessa decorazione, ab origine improntata sulla glorificazione della Repubblica e la città, diventa occasione di elogio e celebrazione delle imprese del duca.  Vari artisti prendono parte al progetto di decorazione del Salone, tra i quali anche Giorgio Vasari, del quale in particolare si ricorda la rappresentazione della Battaglia di Marciano o anche detta di Scannagallo, avvenuta nel 1554 tra la l’esercito franco-senese e quello ispano-mediceo: l’affresco, ancora una volta, mirò all’esaltazione di Firenze, riconoscendo la vittoria delle truppe fiorentine di Cosimo I sui nemici, costretti di li a poco alla resa definitiva nel 1559 con la conseguente fine della Repubblica di Siena.

Nell’affresco in questione, su alcune bandiere verdi della fazione senese troviamo la scritta Cerca Trova, che ha dato il via negli ultimi tempi ad una sorte di caccia al tesoro dell’antico affresco vinciano, che si credeva coperto evidentemente da quello di Vasari successivo. Il famoso motto “cerca-trova”, ormai quasi un decennio fa, fu interpretato erroneamente come un’esortazione a cercare l’affresco vinciano: ovviamente la ricerca fu vana e indagini invasive finirono solo per danneggiare l’affresco del Vasari, suscitando una serie di polemiche da parte degli storici dell’arte.

Battaglia di Marciano, Vasari 1565 Salone dei Cinquecento

In verità, racconta lo storico Bernardo Segni nelle sue Istorie Fiorentine, ambasciatore di Cosimo I a partire dal 1541,che il re Enrico di Francia volle far scrivere su venti bandiere senesi il verso dantesco “Libertà vo’ cercando che è sì cara”. Ma nell’affresco vasariano non compare il verso dantesco, piuttosto due semplici parole: ” cerca trova“, per l’appunto. Secondo lo studioso Lionello Giorgio Boccia, queste, in effetti, non rappresentano nient’altro che un motto sarcastico, un’ironia amara dell’artista rivolta ai fuoriusciti fiorentini che scelsero di allearsi con lo straniero e i senesi, come Piero Strozzi, avversario di Cosimo : il motto, quindi, nell’accezione di (chi) cerca trova, rappresenterebbe la vana ricerca della libertà da parte degli avversari, l’essere divenuti strumento dello straniero e avere trovato nella sconfitta la giusta punizione.

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di Rosaria Esposito

Classe '96, diplomata al liceo classico "Cneo Nevio" di Santa Maria Capua Vetere (CE) e laureata in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A metà tra un approccio storico-artistico ed uno economico-gestionale, costruisce una figura professionale capace di muoversi nei campi della cultura, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Dà un respiro internazionale al suo profilo studiando a Lille, tra il 2017 e il 2018, attraverso al Programma Erasmus+. L’esperienza di tirocinio extracurriculare presso il “Pio Monte della Misericordia” a Napoli la spinge ad iscriversi, nel 2019, al corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’Arte”. Tuttavia, non abbandona il suo interesse verso la valorizzazione e la gestione: grazie all’associazione “Napulitanata”, studia da vicino dinamiche interne volte alla promozione culturale territoriale e la programmazione degli eventi che da sempre l’affascinano. Ambiziosa e curiosa è una grande amante dei libri e dei viaggi. Per lei la lettura ha un grande valore culturale: leggere significa avere sete di conoscenza, essere aperti al mondo e non essere mai stanchi di stupirsi. Curerà la rubrica “Pillole d’Arte”

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