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Aracne: una metamorfosi basata sull’invidia

Alla vista di un ragno che tesse laboriosamente la sua tela, è facile ripensare alla tessitrice lidia, condannata per il resto della sua vita perché più abile di una dea

Aracne, figlia del tintore Idmone, era una fanciulla che viveva nella città di Colofone; essendo un’abile tessitrice, le persone giungevano da ogni parte del regno per ammirare le sue creazioni.

Orgogliosa della sua bravura, la fanciulla, un giorno ebbe l’imprudenza di affermare, che neanche l’abile Atena, pure lei famosa per la sua abilità di tessitrice, sarebbe stata in grado di competere con lei e, presa dalla superbia, ebbe l’audacia di sfidare la stessa dea in una pubblica gara.

Atena, appresa la notizia, fu sopraffatta dall’ira e si presentò ad Aracne sotto le spoglie di una vecchia, suggerendole di ritirare la sfida e di accontentarsi di essere la migliore tessitrice tra i mortali. Per tutta risposta, Aracne ritenne che, se Atena non avesse accettato la sfida, ciò era da attribuirsi alla mancanza di coraggio della dea di competere con lei.

Udite queste parole, Atena si rivelò in tutta la sua grandezza e dichiarò aperta la sfida.

Poste l’una di fronte all’altra, Atena ed Aracne iniziarono a tessere le loro tele: nella tela di Atena erano rappresentate le grandi imprese compiute dalla dea ed i poteri divini che le erano propri, mentre quella di Aracne raffigurava gli amori di alcuni dei, le loro colpe ed i loro inganni.

Quando il lavoro fu completato, la stessa Atena dovette ammettere che la tela di Aracne aveva una bellezza senza eguali, tanto che i personaggi sembrava vi balzassero fuori, per compiere le imprese rappresentate.

Atena, non tollerando l’evidente sconfitta, afferrò con rabbia la tela della rivale e la distrusse. Aracne, sconvolta dalla reazione della dea, scappò via e tentò di impiccarsi ad un albero.

Atena, pensando che quello fosse un castigo troppo blando, decise di condannare Aracne a tessere per il resto dei suoi giorni con la bocca e a dondolare dallo stesso albero dal quale avrebbe voluto uccidersi, perché fu trasformata in un gigantesco ragno.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marianna Sorrentino

Classe '92. Divoratrice di libri e grafomane sin dalla tenera età. Classicista per formazione e per vocazione. Ama scoprire ed interessarsi a qualsiasi cosa riguardi la Letteratura, l’Arte ed i Mezzi Comunicativi. È un insieme di paradossi. Vulcanica, Riflessiva, ma anche Impulsiva. L'ironia ed il sarcasmo con cui “castigat ridendo mores” sono impressi nel suo DNA ed ama usarli per esprimere le sue idee rendendole leggere, ma nello stesso tempo pungenti. Curerà la rubrica “Ante Litteram”

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