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Arte – Palma Bucarelli, la rivoluzione è donna

Una grande storica d’arte che, con intelligenza e coraggio, ha saputo rivoluzionare il sistema museale italiano, un modello che ancora oggi sa dialogare con la società e si apre al mondo intero

«Sono convinta che bisogna fare uno sforzo per dare al pubblico un museo degno del nostro Paese perché è diritto del pubblico vedere opere di maestri dell’Ottocento e del Novecento di cui sente parlare. E non vedo perché debba vederle su riproduzioni, peraltro spesso anche cattive, o deve andare per forza all’Estero. Ora, i 360 milioni sembrano molti ma per chiunque abbia conoscenza di queste opere, ormai introvabili, non può giudicare il prezzo alto, anzi. Direi che si è speso il minimo indispensabile, tanto più che non si tratta delle tre opere di cui si è parlato, cioè Modigliani, Monet e Van Gogh, ma si è comprato anche un Degas, un Kandiskij, un Cézanne, Moore e Martini, per cui mi pare che la somma finora stanziata non sia eccessiva».

Palma e sangue freddo

Siamo alla fine degli anni Cinquanta e queste sono le parole di Palma Bucarelli, Soprintendente della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma dal 1941 al 1975, pronunciate durante un’intervista televisiva in difesa dall’accusa di sperpero del denaro pubblico da parte di tutti coloro che contestavano la sua lungimiranza, i suoi acquisti per il museo e la sua attività professionale volta a plasmare un museo italiano nuovo, di carattere internazionale e al passo con le novità del tempo.

© Palma Bucarelli

Pur essendo una personalità poco conosciuta che raramente si incrocia negli studi liceali e universitari, Palma Bucarelli rappresenta una figura importantissima nella storia dell’arte: grazie alla sua determinazione e all’intelligenza ha saputo tutelare e valorizzare il patrimonio culturale, rilanciare il museo italiano come entità nazionale e internazionale e, soprattutto, a servizio del pubblico, di cui il museo rappresenta gusti e tendenze del tempo; infine, ha saputo farsi spazio in quanto donna in un mondo all’epoca maschilista e tradizionalista. “Palma e sangue freddo”, così l’aveva ribattezzata Marino Mazzacurati, nel sottolineare lo stile inflessibile, rigido e al contempo elegante che l’accompagnò in tutte le sue battaglie in difesa dell’arte. Durante gli anni della Seconda guerra mondiale Palma Bucarelli mette al sicuro dalle bombe le opere della Galleria trasferendole nel Palazzo di Caprarola, vigilando costantemente su di esse e sulla loro conservazione. L’unica opera che non viene spostata, coperta da impalcature in legno e sacchi di sabbia, è “Ercole e Lica” di Canova rimasta nel salone centrale della Galleria. Le altre vengono temporaneamente spostate e solo le più piccole prelevate di tanto in tanto per mostre ed esposizioni che la Bucarelli continuava ad organizzare anche negli anni più duri. Nel ’43 la Repubblica Sociale Italiana ordina che tutte le opere dei musei italiani, fino a quel momento conservate nei depositi e nei rifugi, vengano trasferite al Nord per “meglio tutelarle in Germania”, la Bucarelli decide di sottrarsi a questo obbligo e sposta le opere presso Castel Sant’Angelo con l’appoggio del Vaticano, preservandole dalle camuffate esportazioni illecite.

Gli scandali

Passati gli anni bui della Guerra, la vita ricomincia e così anche l’arte: la Bucarelli si rende conto dell’arretratezza del museo italiano rispetto alle realtà internazionali.

Giunge il momento di affacciarsi al mondo: nel 1953 la Galleria Nazionale propone una mostra su Pablo Picasso; seguono nel 1954 una mostra su Scipione; nel ’56 su Mondrian; nel ‘58 Pollock e nel ‘59 l’esposizione del sacco grande di Alberto Burri, la cui mostra scatena la polemica di quegli anni tra i critici sostenitori dell’astrattismo contro quelli a favore del realismo; nel ’71, infine,  l’acquisto della Merde d’artiste di Piero Manzoni. La Bucarelli è sempre in prima linea nel difendere le sue scelte con professionalità e intelligenza, nonostante le polemiche di una società ancora maschilista e gli appellativi denigratori dell’opinione pubblica come la regina dei sacchi, proprio in merito alla mostra su Burri.

Ispirandosi al MoMA, è promotrice di un’intensa attività didattica che vede il museo a servizio del pubblico, ed è per questo che la sua attività è da considerarsi pioneristica nel sottolineare il museo come entità a servizio dello Stato: istituisce un ufficio stampa; promuove via radio, televisione, nelle scuole, nelle università, nelle aziende; colloca all’ingresso della Galleria un tabellone colorato con la programmazione delle esposizioni; consente la pubblicazione di un Notiziario, un bollettino recante informazioni sulle mostre e sull’espansione delle collezioni; allestisce una Biblioteca e un archivio storico; e realizza verso la fine degli anni sessanta un programma televisivo per bambini, qualcosa di estremamente innovativo e avanguardistico considerando che i bambini entrano a far parte della didattica museale solo a partire dalla seconda metà degli anni settanta. L’attività didattica diventa occasione per presentare l’arte a chi non la conosce e colmare le lacune della collezione del museo, preparandolo anche ai nuovi acquisti.

Elegante e autoritaria

Anticonformista, forte e innovatrice è ricordata come una donna a suo modo scandalosa: non era certo cosa comune ritrovare una tale attitudine all’imprenditorialità in una donna. Fu molto osteggiata dell’opinione pubblica, ma sostenuta invece da critici a lei affini, in particolare Venturi e Argan. Questi, in particolare, le fu vicino nella difesa delle mostre sull’Astrattismo e sull’Informale, che segnarono un profondo cambiamento per la Galleria, già negli anni cinquanta quando il museo accolse l’opera Watery paths di Pollock, donata dalla grande collezionista Peggy Guggenheim.

© Palma Bucarelli e Giulio Carlo Argan

Donna di un’estrema eleganza indossava abiti magnifici realizzati dalla sartoria delle sorelle Botti, guidava la sua sportiva Granluce Cabriolet e si distinse sempre per l’animo ribelle e rivoluzionario. Promosse giovani artisti italiani e le nuove tendenze del secolo vestendo di grande fama la Galleria Nazionale.

Malgrado gli scandali ottenne vari riconoscimenti per la sua attività didattica e museale e fu nominata Accademica di San Luca. Nonostante poco si parli di questa importate personalità nel mondo dell’Arte, il Comune di Roma le ha dedicato una via in prossimità della Galleria e all’ombra delle palme da lei stessa piantate all’ingresso giace in bellavista una targa commemorativa, per sottolineare e mai dimenticare quanto la storia di questa donna fu storia per la Galleria stessa: coraggio e libertà spianarono la strada per il successo tanto della Galleria quanto della stessa Palma Bucarelli.

FONTI

  • Laura Fanti, La didattica alla GNAM negli anni di Palma Bucarelli, di Nuova Museologia 2006;
  • Emanuela Carlenzi, Palma Bucarelli e la stagione del contemporaneo in Italia;
  • News art, La signora dell’arte https://www.youtube.com/watch?v=qnd9wqysexs.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Rosaria Esposito

Classe '96, diplomata al liceo classico "Cneo Nevio" di Santa Maria Capua Vetere (CE) e laureata in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A metà tra un approccio storico-artistico ed uno economico-gestionale, costruisce una figura professionale capace di muoversi nei campi della cultura, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Dà un respiro internazionale al suo profilo studiando a Lille, tra il 2017 e il 2018, attraverso al Programma Erasmus+. L’esperienza di tirocinio extracurriculare presso il “Pio Monte della Misericordia” a Napoli la spinge ad iscriversi, nel 2019, al corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’Arte”. Tuttavia, non abbandona il suo interesse verso la valorizzazione e la gestione: grazie all’associazione “Napulitanata”, studia da vicino dinamiche interne volte alla promozione culturale territoriale e la programmazione degli eventi che da sempre l’affascinano. Ambiziosa e curiosa è una grande amante dei libri e dei viaggi. Per lei la lettura ha un grande valore culturale: leggere significa avere sete di conoscenza, essere aperti al mondo e non essere mai stanchi di stupirsi. Curerà la rubrica “Pillole d’Arte”

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