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Conversazione con Alessia Bottone, la regista de “La Napoli di mio padre”

Regista, sceneggiatrice e giornalista laureata in Istituzioni e Politiche per i Diritti Umani e la Pace, Alessia Bottone è oggi figura più che emergente e di talento nel panorama dello spettacolo italiano

Divenuta popolare per “La Napoli di mio padre”, corto dalle meravigliose immagini poetiche come la colonna sonora e caratterizzato da uno stupendo accostamento tra vita privata e storia pubblica, ricordandoci che la Storia siamo noi, la Bottone è una mente originale e creativa, da scoprire.

Scopriamola insieme!

Da ragazza qual era il tuo interesse principale?

Amavo particolarmente il settore disciplinare di scienze politiche e diritti umani. L’amore per l’arte s’è intensificato da quando sono diventata giornalista. Grazie ad un premio giornalistico ebbi la possibilità di realizzare un documentario su un tema a scelta ed optai per la questione delle barriere architettoniche. Ho seguito così anche un master di regia, un corso in documentario d’archivio. 

Volevo capire se quest’attività potesse per me diventare lavoro o essere un semplice hobby.

Qual è la tua concezione di documentario?

Quando si fa un documentario si è registi, non giornalisti, mentre se si fa un reportage o un’inchiesta allora si è giornalisti. Il documentario ti consente di raccontare con tutte le libertà possibili creative un certo tipo di realtà, parcellizandola in vari modi: emotivamente, narrativamente, a livello di sensazioni, artisticamente, …

Il documentario offre la possibilità di rendersi conto che uno stesso tema possa avere più sfaccettature differenti. 

Sono curioso del tuo lavoro sulle barriere architettoniche, “Quando le barriere architettonichelimitano i sogni”: me lo racconti?

Era il 2016 ed io e una mia collega giornalista abbiamo fatto una sorta di gioco: provare a vedere se una persona con problemi di disabilità motoria potesse trascorrere serenamente un sabato pomeriggio a Verona, dove vivo e sono nata. Ci siamo rese conto che è impossibile per una persona che ha quei problemi. Una grossissima difficoltà di cui abbiamo preso coscienza è l’assenza di pedane all’ingresso di ogni negozio. Sono temi di cui non si parla mai, purtroppo, perché quando si parla di persone con disabilità s’omette l’aspetto ludico che le riguarda. Meno male che ora qualche passo in avanti pare che si stia facendo sensibilizzando sul tema delle paralimpiadi.

Il tema della disabilità mi è particolarmente caro, l’ho affrontato anche in un altro documentario, questa volta sulla cecità (“Ritratti in controluce”), dove è presente anche un’intervista al sindaco di Cuneo, il primo sindaco non vedente d’Italia.

L’opera Ieri come oggi da che idea nasce invece?

Ho voluto raccontare progetti di associazioni, organizzazioni volte a favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia, visto che in Italia la sua assenza spesso presente è un bel problema.

Oggi avere un figlio può comportare il rischio di perdere il posto di lavoro. Girando tutta l’Italia per il mio corto ho avuto modo di assistere a progetti molto interessanti.

Mi piace che tu scelga sempre argomenti di cui mai si parla. La tua analisi consente di accendere dei riflettori su cose nuove, per smuovere coscienze su determinate realtà.

Certo, anche se questi lavori hanno ancora la mia iniziale impostazione giornalistica. Molte cose sono cambiate nel 2019, quando ho affrontato la violenza psicologica sulle donne, girando il mio primo corto di fiction: “Violenza invisibile”.   

So che hai vinto numerosi premi per il tuo primo cortometraggio a base d’archivio: ne ricordiamo qualcuno?

Mi sta particolarmente a cuore la menzione speciale per il Nastro d’Argento per “La Napoli di mio padre”. Ci speravo, ma non me l’aspettavo, per cui è stato meraviglioso.

L’ho dedicato a mio padre questo lavoro, dopo essermi resa conto che allo spostarsi di una persona da una città all’altra molto distanti si rischia che la generazione successiva poi non sappia nulla di quelle che sono state le origini dell’intera famiglia. Ho voluto comunicare la malinconia del passato in questo lavoro.

Interessante, un amarcord documentaristico! Apprezzo la tua volontà riuscita di mettere sullo schermo più pensieri e meno parole.

A tal proposito amo osservare persone che fumano da sole, mi chiedo cosa stiano pensando in quell’istante. Mi intriga l’io, quello al di sotto della famosa maschera pirandelliana che indossiamo per vivere nella società.

Cosa bolle in pentola?

Ho appena finito di scrivere un monologo su un balcone notturno. Si parla di catarsi. Sto cercando una casa di produzione per derivarne il corto. Sto, inoltre, scrivendo un lungometraggio ambientato in Sicilia.

L’io, il singolo in rapporto alla collettività: perché l’io va indagato nell’insieme, dato che da solo non è a casa sua.

È questo il mio obiettivo, ed inoltre voglio dimostrare che l’io in realtà è uguale a tanti altri io. Noi pensiamo di essere diversi, perché la pensiamo diversamente da altri, e quindi facciamo fatica a sentirci parte di una comunità. Tuttavia, la realtà è che siamo molto simili a livello di sentire, di pensiero.

Siamo umani, e restiamolo.

Esatto, e siamo per questo già un valido motivo per sentirci parte di una comunità.

Grazie Alessia, con te è stata una conversazione molto profonda. In bocca al lupo per tutto!

Grazie a te Christian, è stato un vero piacere.

E grazie ad Alessia che ci ha fornito personalmente scatti tratti anche dal suo lavoro di successo: e che sia solo il primo di una lunga serie!

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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