Collocata nel Museo di San Martino, rappresenta una veduta della città di Napoli realizzata tra gli anni Sessanta e Ottanta del Quattrocento
La Tavola: a metà tra veduta e trionfo navale
Composta dall’assemblaggio di tre grandi tavole in pioppo doveva decorare lo studio del Palazzo del banchiere e politico fiorentino Filippo Strozzi, da cui prende il nome. La Tavola sembra immortalare l’immagine da mare della città partenopea e il trionfo di una battaglia navale, alla quale prese parte anche una galea fiorentina, donata da Lorenzo il Magnifico al re napoletano Ferrante in occasione della battaglia, confermando l’alleanza politica Napoli-Firenze.
La magnifica veduta della città di Napoli, inoltre, dovette probabilmente ispirare la tarsia lignea della spalliera di un lettuccio, di committenza dello stesso Strozzi per il re Ferrante d’Aragona nel 1473.
Tornando alla Tavola diversi sono gli interrogativi sull’opera: non conosciamo la reale destinazione, l’artista e la data.
Incerto è anche il soggetto: la Tavola propone lo scenario di una veduta della città, in cui compaiono il molo e importanti monumenti, quali il Castel Sant’Elmo, Castel Nuovo, Santa Chiara, Castel dell’Ovo, la Certosa di San Martino. Tuttavia, per essere una veduta della città da mare, l’iconografia non rappresenta l’intera estensione cittadina fino alle mura, svincolandosi dalle regole della cartografia cinque-seicentesca. In questo caso, infatti, i monumenti sul lato destro sono rappresentati con minore precisione.
Oltre alle imbarcazioni mercantili poste nella parte bassa della tavola, balza all’occhio uno schieramento di navi reali che approdano al porto. Questo dettaglio ha lasciato supporre la rappresentazione di un trionfo navale, e in particolare, di un evento storico: la vittoria del duca di Calabria, Alfonso II, sul francese Giovanni d’Angiò nelle acque ischitane nel 1465.
Nonostante il dubbio interpretativo del soggetto, appare chiaro comunque che l’artista abbia voluto rappresentare una Napoli prospera sotto la reggenza aragonese, immortalando artigiani, pescatori, nobili a cavallo di una brulicante realtà quotidiana: in particolare, le due figure a cavallo vicino il molo, sono state interpretate come il futuro re Alfonso II in compagnia di Diomede Carafa, conte di Maddaloni e amministratore dei beni del Regno.
La sperimentazione della pittura Quattrocentesca
Se la tavola fosse stata progettata per ritrarre una veduta o un trionfo è ancora un mistero, ma appare evidente che sembra proporre una contaminazione dei due generi, conformemente alle sperimentazioni iconografiche del Rinascimento.
In particolare, si elencano il Supplizio di Girolamo Savonarola di un anonimo fiorentino, in cui il rogo del frate introduce una eloquente descrizione di Piazza della Signoria; e il Martirio di San Sebastiano di Angiolillo Arcuccio datato 1469, in cui l’immagine agonizzante del Santo descrive nella parte centrale del dipinto la città di Aversa con le sue monumentalità.
L’Artista
Veniamo ora all’artista.
Molti nomi sono stati fatti per la possibile attribuzione: c’è chi ha supposto l’intervento di più mani e chi, tuttavia, ha voluto individuare un Maestro della Tavola Strozzi, ispirato forse alla pittura di Angiolillo Arcuccio. Altri poi, hanno proposto la bottega di Francesco di Giorgio Martini, artista senese presso la corte aragonese a partire dal 1479 . Questi, fu incaricato di realizzare nuove fortificazioni per Castel Nuovo e l’ampliamento del porto. In tale ottica la tavola sarebbe stata una esposizione grafica del progetto preparatorio, realizzato dalla lanterna del molo costruita negli anni Ottanta del Quattrocento.
In effetti, la tavola si discosta dal reale, rappresentando dettagli del molo e del castello mai realizzati o andati perduti.
Nonostante gli interrogativi che si celano dietro la tavola, essa costituisce una preziosa testimonianza storica e una magnifica opera d’arte, che arricchisce e illumina la storia e la bellezza della nostra terra partenopea.
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