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L’Adorazione dei Magi: la tavola di Gentile da Fabriano

Per salutare la ricorrenza dell’Epifania, ecco l’opera-manifesto del Gotico Internazionale, che omaggia l’episodio evangelico e il committente

Nel 1423 Gentile da Fabriano concludeva il dipinto a tempera su tavola dell’Adorazione dei Magi per il banchiere fiorentino Palla Strozzi. L’opera, attualmente conservata agli Uffizi, era destinata originariamente alla cappella di famiglia in Santa Trinità, fatta realizzare da Lorenzo Ghilberti e Michelozzo di Bartolomeo. La tavola, pagata ben centocinquanta fiorini d’oro, è tutta ricoperta di decorazioni in oro e argento che rendono il dipinto luminoso e magnifico.

Il pannello centrale che ritrae il corteo dei Magi è incorniciato in una struttura architettonica che prevede al di sopra del riquadro principale tre lunette corredate da cuspidi polilobate, dove raffigurati in ordine l’angelo Gabriele, Cristo benedicente e la Vergine, ciascuno seguito da una coppia di profeti. Sotto, invece, la tavola presenta tre predelle con riquadri che rappresentano episodi della vita di Cristo. Infine, ai lati vi sono due pilastri polistili, decorati con una vasta serie di fiori. Partendo dall’alto, l’artista scansiona in tre sequenze il tema del viaggio caro ai mercanti (e di conseguenza anche al committente) che, come i tre Magi spesso erano in cammino per esercitare i loro commerci. Questi, dapprima avvistano la stella, arrivano a Gerusalemme, di cui raffigurate le mura, e infine entrano in città.

Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi 1423

La scena principale del corteo dei Magi che arriva a Betlemme da Gesù è caratterizzata da tutti quegli elementi fondamentali che definiscono il Gotico Internazionale, un linguaggio artistico europeo che si sviluppa tra la fine del XIV e prima metà del XV secolo. Il tema cavalleresco, fiabesco e il lusso dei grandi ambienti aristocratici dell’epoca sono suggellati in questa composizione: la presenza dell’oro nelle vesti e nelle briglie dei cavalli, la minuzia di decorazione degli abiti pregiati e finemente lavorati secondo il gusto dell’epoca, la rappresentazione di animali esotici come scimmie, leopardi e dromedari che attestano la provenienza dall’Oriente; e poi la raffigurazione anche di rapaci, cavalli e cani da caccia, simboli di potere e ricchezza. Dietro alla Sacra famiglia vi sono due personaggi, di cui l’uomo più anziano con un sontuoso abito e che sorregge un falcone, indicato come il banchiere Palla Strozzi; e poi al suo fianco un uomo con turbante che guarda verso lo spettatore, identificato come suo figlio Lorenzo. La presenza del committente nella scena biblica è un elogio del prestigio e del potere del banchiere che, come i Magi assiste all’epifania di Cristo e alla sua adorazione. Un espediente della storia dell’arte che in tutto e per tutto vede la partecipazione del committente.

Fuga in Egitto, seconda predella

Al di sotto della tavola La Natività, la Fuga in Egitto e la Presentazione al tempio, ricche di particolari narrativi che sembrano svolgersi in paesaggi del centro Italia, tipici di un linguaggio che guarda il dettaglio e il gusto dei tempi. L’ultima predella, in verità, è una copia, realizzata dopo le spoliazioni napoleoniche: l’originale, infatti, è conservata oggi al Louvre.

I tre re Magi raffigurati in diverse età sono la rappresentazione delle tre età dell’uomo che adorano Cristo. Anche i loro doni hanno un significato ben preciso: l’oro è la regalità, l’incenso è la spiritualità e la mirra è la carità e l’umanità: questa, infatti, usata per ungere i corpi allude alla mortalità di Gesù e preannuncia la sua passione.

Particolare prima lunetta

L’epifania del bambino Gesù in primo piano, preannuncia la grazia, la pace e la carità che salveranno il mondo dal caos che lo governa, rappresentato dall’assassinio di un uomo nella prima lunetta.

Lo sfarzo del dipinto e del corteo poi, sono in contrasto con la semplicità e l’umiltà della Sacra famiglia presso la quale i Magi, tolte le corone, si prostrano ai piedi di Gesù, a simboleggiare la futilità delle cose terrene davanti alla ricchezza dello spirito.

La preziosità e l’eleganza delle figure che traspaiono dall’opera sono tipici di quel gusto estetico e descrittivo del tardo gotico. Tutto è caotico e affollato: probabilmente un’altra allusione alla ricchezza delle corti principesche e aristocratiche.

Emblema del Gotico Internazionale, quest’opera nella sua complessità e nel suo splendore inaugura la festa della befana ormai passata, richiamando lo scambio dei doni ma soprattutto l’amore che ci guida.

Con quest’opera, la rubrica “Pillole d’Arte” augura un anno nuovo, gioioso, felice e pieno d’amore a tutti voi lettori!

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Rosaria Esposito

Classe '96, diplomata al liceo classico "Cneo Nevio" di Santa Maria Capua Vetere (CE) e laureata in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A metà tra un approccio storico-artistico ed uno economico-gestionale, costruisce una figura professionale capace di muoversi nei campi della cultura, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Dà un respiro internazionale al suo profilo studiando a Lille, tra il 2017 e il 2018, attraverso al Programma Erasmus+. L’esperienza di tirocinio extracurriculare presso il “Pio Monte della Misericordia” a Napoli la spinge ad iscriversi, nel 2019, al corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’Arte”. Tuttavia, non abbandona il suo interesse verso la valorizzazione e la gestione: grazie all’associazione “Napulitanata”, studia da vicino dinamiche interne volte alla promozione culturale territoriale e la programmazione degli eventi che da sempre l’affascinano. Ambiziosa e curiosa è una grande amante dei libri e dei viaggi. Per lei la lettura ha un grande valore culturale: leggere significa avere sete di conoscenza, essere aperti al mondo e non essere mai stanchi di stupirsi. Curerà la rubrica “Pillole d’Arte”

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