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Lasciar andare e vivere nel momento: alla scoperta della Mindfulness

La perfezione del personaggio è la seguente: vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, senza fretta, senza apatia, senza pretesa

Marco Aurelio

Tra passato e futuro, rischiando di dimenticarsi del presente

Chi ha letto il precedente articolo “Il cervello trino: il fascino di una teoria messa in discussione negli ultimi anni“, si ricorderà i tre strati di funzionamento con cui opererebbe il cervello.

Tralasciando la validità della teoria, a tutti capita di sperimentare forti stati di ansia o agitazione, oppure momenti in cui la mente divaga e non riesce proprio a calmarsi, preda dei nostri  pensieri e delle nostre preoccupazioni. Ci capita così di essere proiettati costantemente e quasi senza scampo tra il passato e il futuro: pensiamo sovente alle cose fatte nei giorni prima, ci preoccupiamo di programmare cosa mangiare per cena, pensiamo a dove saremo al mare il prossimo week end o dove andremo in vacanza. Così facendo, perdiamo un tassello fondamentale della nostra esistenza: il presente. Ciò accade perchè la mente, fondamentalmente, è governata da due spinte; da un lato abbiamo la “spinta a fare”: spesso ci facciamo un’idea di come vorremmo che fossero le cose e le confrontiamo a come sono le cose in quel preciso momento, per poi agire e provare a realizzarle, qualora ci fosse una differenza. Ovviamente non c’è nulla di errato in questa modalità, con la situazione che diventa però problematica se non riusiamo proprio a realizzare ciò che vorremmo, finendo in tal caso vittime della ruminazione mentale, in quanto la mente si concentra continuamente sulla discrepanza tra ciò che vorremmo e ciò che siamo. Chiaramente questa modalità ci fa essere concentrati sempre sul futuro, perché pensiamo a cosa fare per poterlo modificare.

A questo punto, per capire meglio quanto detto, il lettore potrebbe fare un esercizio: pensare ad un qualcosa che non riesce ad ottenere nonostante i suoi sforzi e pensare quanto gli sta costando in termini di tempo, risorse ed energie.

Opposta alla spinta del fare, c’è la spinta dell’essere. Se la prima è finalizzata all’obbiettivo, la seconda non punta all’obbiettivo, piuttosto punta all’accettare e al lasciar essere ciò che esiste, senza fare nulla per modificarlo.  In questa modalità quindi non ci si concentra sul futuro, bensì sul momento presente, senza proporre un suo cambiamento, ma semplicemente di accettarlo per ciò che è. Pensiamo di nuovo alla situazione di prima: quanto avremmo risparmiato in termini di fatica mentale e avessimo accettato la realtà?

Quando siamo nella modalità del fare la mente divaga, nella modalità dell’essere la mente è concentrata. Per raggiungere quindi la modalità dell’essere bisogna vivere in modo consapevole.

Mindfulness: la trappola del porsi obiettivi nella pratica · Cultura Emotiva

La pratica della consapevolezza per ricongiungersi con il presente

Per poter raggiungere questa modalità, da diversi anni nel mondo occidentale si è affacciata una nuova pratica: la mindfulness, che tramite la meditazione insegna ad essere presenti nel presente, consapevoli delle nostre intenzioni e soprattutto a sospendere il nostro giudizio.

La mindfulness deriva da antiche pratiche, in particolare da quella del buddismo, in quanto proprio il buddismo insegna che per giungere ad un cambiamento non bisogna cambiare la realtà esterna ma correggere gli errori emotivi ed emotivi che ognuno di noi fa e che non ci fanno apprezzare pienamente la nostra vita.

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Uno dei primi a portare questa pratica in Europa è stato Jon Kabat-Zinn, un biologo e professore della School of Medicine dell’Università del Massachussets, il quale sul finire degli anni ’70 del secolo scorso ha usato la mindfulness come metodo per prevenire le recidive della depressione. Oggi la mindfulness è utilizzata anche per affrontare stati di stress e diverse patologie, con la messa appunto di diversi protocolli clinici, validati scientificamente, che aiutano la persona a prendere consapevolezza con i propri stati interni, ad accettare i propri limiti e soprattutto a vivere nel presente, a stare nel momento corrente e a focalizzarsi su di esso.

Leggi l’articolo “Il cervello trino: il fascino di una teoria messa in discussione negli ultimi anni.

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di Antonio Siani

Classe '89, psicologo-psicoterapeuta, vive a Castel San Giorgio. Appassionato (non praticante) di sport, in particolare di calcio, nutre interessi anche per la lettura e per la musica. Dopo essersi diplomato presso il Liceo Scientifico “N. Sensale" di Nocera Inferiore, si iscrive alla facoltà di “Psicologia” dell’allora Seconda Università degli Studi di Napoli. Dopo essersi laureato, svolge diversi tirocini, tra cui, al Servizio Dipendenze di Cava de Tirreni, al Distretto di Salute Mentale di Nocera Inferiore e presso il Servizio di Psichiatria del nosocomio nocerino “Umberto I”. È durante queste esperienze che ha potuto conoscere le problematiche e i bisogni del territorio in cui vive. In seguito, si è occupato di formazione e di insegnamento, dando spazio anche ai campi estivi per bambini e ragazzi, esperienza che gli ha permesso una crescita non solo professionale ma anche e soprattutto umana. Attualmente si occupa di Disturbi dell’Apprendimento, Disturbi d’ansia, disturbi depressivi e autismo, oltre ad essere consulente psicoterapeuta presso una RSA della zona. Curerà la rubrica “ApertaMente”

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