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Napoli, “Monne e Madonne”, nuova mostra alla Pietrasanta: l’Arte che finanzia l’Arte

Dal 9 ottobre è in corso una mostra tutta al femminile presso le storiche cappelle Pontano e del SS. Salvatore del complesso di Santa Maria Maggiore alla Basilica della Pietrasanta, nel centro storico di Napoli

Realizzata dalla neonata Fondazione De Chiara De Maio in collaborazione con il Lapis Museum, la mostra offre l’occasione di ammirare dipinti stupefacenti della collezione della Fondazione, la quale valorizza e promuove nell’ottica di una fruizione pubblica.

L’esposizione ha l’obiettivo di porre i riflettori sul soggetto femminile, conferendo una interpretazione dell’opera diversa e singolare: Monne e Madonne è un omaggio alla sensualità e alla spiritualità della donna, una lode alla bellezza del corpo e dell’anima.

Meravigliose opere del seicento e settecento napoletano mostrano composizioni pittoriche in cui la donna, anche quando è figura secondaria, diventa principale protagonista. L’obbiettivo è sottolineare la pietas femminile, per la quale proprio il corpo e l’anima si sovrappongono divenendo un’unica cosa.

La sacralità della donna è espressa anche attraverso la stessa disposizione delle opere: otto per cappella, dove il numero otto, non a caso, richiama la stella mariana a otto punte, l’infinito, e geometricamente l’ottagono si avvicina al cerchio, simbolo di perfezione.

Curata dallo storico dell’arte Vincenzo de Luca, la mostra presenta dipinti di illustri pittori, quali Luca Giordano, Marco Pino da Siena, Filippo Vitale, Francesco Solimena… sedici opere di inestimabile bellezza.

Antiveduto Gramatica, Mosé salvato dalle acque 1620

Insieme ai dipinti sono esposte anche delle sculture: una serie di manichini femminili lignei sei-settecenteschi, fondamentali negli atelier dei pittori per ritrarre il vero. Alcune di queste Madonne in legno sono impreziosite da una vestizione in pelle, realizzata dal Liceo Artistico Caravaggio di San Gennaro Vesuviano; infine, la rappresentazione in alluminio del dipinto di Antiveduto Gramatica, Mosé salvato dalle acque. La scultura è stata realizzata dall’artista Antonio Teodorico Avello assieme a degli alunni, al fine di assicurare anzitutto l’accessibilità e l’ingresso alla mostra agli ipovedenti e, più in generale, un’esperienza tattile in grado di scrutare le più piccole minuzie e particolarità del dipinto che spesso a prima vista ci sfuggono.

L’intero progetto, tuttavia, non è solo un omaggio alla donna, alla bellezza e all’arte, ma si connota di un valore sociale, in quanto la Fondazione si impegna al restauro del preziosissimo pavimento maiolicato quattrocentesco della Cappella Pontano. Ecco quindi, come l’Arte finanzia l’Arte.

Proprio per la sua natura elogiativa, la mostra non poteva non avere luogo nelle due cappelle del Complesso che, con la loro preziosità e bellezza, non fanno che da splendida cornice alle opere in esposizione. Inoltre, è interessante sottolineare che una delle due, la Cappella Pontano, fu progettata proprio in onore di una donna!

Martirio di Sant’Orsola, Filippo Vitale e Pacecco de Rosa 1650

Di committenza dell’umanista Giovani Pontano, intellettuale di spicco della corte aragonese, questa divenne, infatti, monumento funerario per la moglie Adriana Sassone. Ancora oggi è ignoto l’architetto che la progettò, sebbene si facciano i nomi di Francesco di Giorgio Martini e Fra Giocondo da Verona.

Questo blocco di pietra di pianta rettangolare coperto da volta a botte è un omaggio alla cultura classica in tutti i suoi aspetti, e a livello decorativo, poiché adornata all’esterno da dodici lastre marmoree riportanti una serie di iscrizioni in latino, che esaltano alle virtù civili; e a livello progettuale, richiamando gli antichi monumenti funerari romani posti sugli assi principali di accesso alla città, al fine di una massima visibilità.

Proprio la presenza delle iscrizioni su lastre marmoree sottolinea il tono di classicità della Cappella, che le attribuisce così la facies di tumulo e al contempo di antiquarium.

All’interno spicca il prezioso pavimento, costituito da splendide riggiole ottagonali che seguono un gusto ispano moresco, portato a Napoli dagli Aragonesi: le tegole vetrate adottano la decorazione islamico-bizantina, che si articola in decorazioni geometriche, vegetali e ritratti.

Le pareti del monumento dovevano essere interamente affrescate, sebbene oggi rimanga solo qualche lacerto. Tuttavia, è possibile ammirare l’incantevole affresco sull’altare maggiore del pittore rinascimentale Francesco Cicino da Caiazzo, raffigurante la Vergine con bambino e i due San Giovanni, Battista ed Evangelista ai lati.

La Cappella Pontano all’interno, 1492

Le iscrizioni in latino e greco che attualmente decorano le pareti interne sono frutto di interventi di restauro borbonici: in occasione del restauro del 1760, Giacomo Martorelli, per volontà di Carlo di Borbone restaurò il pavimento della Cappella, prelevandovi le dediche di pianto e dolore destinate alla moglie e ai figli che furono lì tumulati, e le spostò nelle stesse mura.

Insomma, un monumento di grande importanza storica e impressionante bellezza.

Grazie alla mostra Monna e Madonne, che sarà esposta fino al 9 gennaio, viene evidenziato proprio il valore storico-artistico dei luoghi in cui essa si articola: prendono forma i concetti di un’arte nell’arte, in primis, grazie alla quale le cappelle diventano un tripudio di bellezza tra architettura, storia e pittura; in secundis, di un’arte che finanzia l’arte, grazie alla quale viene riconosciuto il valore e il potenziale sociale della mostra in sé o, più in generale, della cultura.

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di Rosaria Esposito

Classe '96, diplomata al liceo classico "Cneo Nevio" di Santa Maria Capua Vetere (CE) e laureata in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A metà tra un approccio storico-artistico ed uno economico-gestionale, costruisce una figura professionale capace di muoversi nei campi della cultura, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Dà un respiro internazionale al suo profilo studiando a Lille, tra il 2017 e il 2018, attraverso al Programma Erasmus+. L’esperienza di tirocinio extracurriculare presso il “Pio Monte della Misericordia” a Napoli la spinge ad iscriversi, nel 2019, al corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’Arte”. Tuttavia, non abbandona il suo interesse verso la valorizzazione e la gestione: grazie all’associazione “Napulitanata”, studia da vicino dinamiche interne volte alla promozione culturale territoriale e la programmazione degli eventi che da sempre l’affascinano. Ambiziosa e curiosa è una grande amante dei libri e dei viaggi. Per lei la lettura ha un grande valore culturale: leggere significa avere sete di conoscenza, essere aperti al mondo e non essere mai stanchi di stupirsi. Curerà la rubrica “Pillole d’Arte”

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