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Quelle piante medicamentose del giardino di Matteo Silvatico

Nei precedenti contributi “Quella scuola aperta anche alle donne nel Medioevo” e “Quella teoria degli umori concepita da Ippocrate e seguita dalla Scuola Medica Salernitana” abbiamo curiosato tra le mura della Scuola Medica Salernitana, introducendo alcuni tra i suoi illustri esponenti e raccontando le teorie su cui si basavano le dottrine adottate al suo interno. È altrettanto importante, però, lasciarci incuriosire dalla farmacologia e dalle terapie, che gravitavano attorno al mondo vegetale.

Gli studi si concretizzarono in vere e proprie trattazioni che analizzavano le piante, classificate sulla base delle loro proprietà terapeutiche: un procedimento antesignano dell’attuale fitoterapia. Tra queste opere, l’Opus pandectarum medicinae di Matteo Silvatico: un lessico sulle piante officinali terminato nel 1317 e pubblicato, postumo, un secolo e mezzo dopo. Seguendo un metodo nettamente scientifico, nell’opera i lemmi sono seguiti dal nome del semplice in latino, greco e arabo; ci si addentra, poi, nella descrizione morfologica, talvolta ripresa da botanici antichi, e infine si analizzano le funzionalità benefiche. Nel conteggio risultano ben 484 piante, di cui molte esotiche. Nelle Pandette, dedicate a Roberto d’Angiò, è descritto un giardino di proprietà della famiglia: è la prima testimonianza scritta relativa al Giardino della Minerva.

Collocato in una posizione panoramica di eccellenza, con un ampio sguardo rivolto al Golfo di Salerno, il Giardino, oggi inserito nel network “Il parco più bello d’Italia”, attualmente ospita oltre 300 specie di piante, tra cui la mandragora e il papiro. Progettato a più livelli terrazzati e percorso da un articolato sistema di canali per la distribuzione dell’acqua, nonostante i rimaneggiamenti che nel corso dei secoli lo hanno interessato, il Giardino della Minerva è da considerarsi a pieno titolo l’orto botanico della Scuola Medica Salernitana.

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di Rosa Elefante

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