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Randagismo: una piaga tutta meridionale

Storie quotidiane di volontariato e di inadempienze istituzionali

Svuotare l’oceano con un cucchiaino. È questa la sensazione che ogni persona, che sceglie di entrare nel volontariato animalista, ha provato almeno una volta, anzi no, prova ogni volta che si trova ad occuparsi di un nuovo animale che ha incontrato per strada o che ha incrociato il suo sguardo in un canile. Ti accompagna durante la consueta routine quotidiana di accudimento dell’animale che, nella sfortuna, ha avuto la fortuna di incontrare qualcuno per il quale la sua esistenza conti. Sì, esistono: nascono nelle nostre campagne, muoiono sulle nostre strade. Sono i randagi che hanno reso, purtroppo, popolare il Sud Italia. È uno spaccato sociale che si è radicato ormai nella realtà meridionale. È impossibile non incontrare un animale vagante o bisognoso di aiuto, è impossibile non incrociare cadaveri sui cigli stradali. I randagi sono lo specchio di un disinteresse umano che nasce da abitudini errate e controproducenti per l’uomo stesso.

Nonostante il lieve miglioramento avuto negli ultimi anni, gli eventi di abbandoni diffusi in tutto il Paese, e il randagismo che ne consegue, sono fenomeni che al Sud restano gravi. L’ultima indagine della Lega Anti Vivisezione (LAV) sulla tematica mostra i punti critici che portano all’impossibilità di avere un censimento certo degli animali liberi che, secondo l’ultima stima del Ministero della Salute, risalente a quasi un decennio fa, si aggirano tra i 500 mila e i 700 mila, gatti esclusi. Sappiamo, invece, per certo quello altrettanto esorbitante degli animali ospitati nelle strutture: oltre 98 mila in tutto il Paese, di cui 66 mila solo al Sud, numero certamente sottostimato perché non include la regione Calabria, i cui dati non sono stati acquisiti.

I miglioramenti registrati possono essere attribuiti a una crescente sensibilità collettiva verso l’argomento che include l’azione dei volontari, i quali con determinazione affrontano quotidianamente una realtà emotivamente difficile e che si scontra con muri istituzionali apparentemente insormontabili. Per contrastare un fenomeno di una tale portata, che rappresenta un ingente costo per la collettività oltre che una gravissima condizione per il benessere animale, bisogna, innanzitutto, eradicare le molteplici cause, tra le quali ricordiamo l’abbandono, la riproduzione dei soggetti liberi sul territorio, ma anche quella incontrollata e immotivata dei cani e dei gatti di proprietà, la mancata iscrizione all’anagrafe e la leggerezza con la quale si sceglie di inserire un animale nella propria famiglia.

Se nel Nord Italia l’applicazione della “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo” (n. 281 del 14 agosto 1991) ha avuto i suoi riscontri più che positivi, ci si appella alle Istituzioni perché nel Sud le strategie di prevenzione previste attualmente vedono la loro attuazione per lo più grazie all’azione dei volontari. Per contrastare il randagismo si necessita, dunque, di un atto politico determinato che possa, finalmente, smettere di delegare al volontariato una responsabilità sociale.

In memoria di Elisabetta Barbieri e Federico Tonin, volontari dell’associazione “Quattrozampe nel cuore” di Fasano, in provincia di Brindisi, scomparsi lo scorso 7 febbraio in un tragico incidente mentre stavano accompagnando molti animali verso le loro famiglie.

Anche per voi, i volontari italiani continueranno con caparbietà a svuotare quell’oceano.

© Foto di Sabrina Giannoccaro pubblicata sulla pagina FB dell’associazione Quattrozampe nel cuore.

© IL QUOTIDIANO ONLINE – 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Sergio Claudini

Classe 2000. Dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo Classico “G. B. Vico” di Nocera Inferiore, nel 2019 si iscrive alla facoltà di “Scienze dei Beni Culturali”, indirizzo archeologico, all’Università degli Studi di Salerno. L’amore verso l’arte e la bellezza in generale, lo ha spinto fin dai banchi del liceo a coltivare diverse passioni, prime fra tutte la lettura, la scrittura e il teatro. Muove i primi passi nel campo dell’attivismo studentesco, entrando a far parte del collettivo “Nessun Esclus”. Inizia ad occuparsi dell’organizzazione di eventi per sensibilizzare sulla discriminazione di genere, ma anche manifestazioni studentesche e proteste ambientaliste, tra cui quelle organizzate da “Fridays For Future”. Un laboratorio che lo ha condotto verso nuove realtà associative, tra cui, l’associazione “Ridiamo vita al castello”. Coniuga gli impegni scolastici con quelli associativi, cavalcando l’onda di una crescente passione che tuttora lo alimenta e gli dà la grinta necessaria per indignarsi e provare a cambiare alcuni aspetti della realtà che lo circonda. Per lui, i sogni non vanno depositati sottochiave in un cassetto, anzi, devono essere realizzati. Curerà la rubrica “Noi siamo Tempesta: parola ai 2000”

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