Grande successo nella serata di sabato 7 maggio al teatro “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori” con l’Orchestra Filarmonica Campana e la contrabassista di fama internazionale Beatrice Valente. L’intervista per “Il Quotidiano Online” ai protagonisti di questa serata
«L’obiettivo che ci eravamo posti quando abbiamo pensato di produrre questo concerto era quello di coniugare il linguaggio e le sonorità del jazz a quelle della musica colta e pop» spiega il direttore dell’Orchestra Filarmonica Campana, Giulio Marazia. «Una commistione musicale tra più generi, arrangiati ad hoc per quartetto jazz e orchestra, nei quali i diversi linguaggi (swing, pop, d’autore, blues, funky, lounge) si fondessero in una sorta di jazz sinfonico, che ne è anche il prodotto, sulla linea seguita in passato da George Gershwin e Duke Ellington».

Il direttore si mostra speranzoso di replicare il concerto anche in altre località italiane, svelando, inoltre, che «ci sarà una coproduzione nel prossimo autunno con la Prague Philarmonic Orchestra per la produzione “Rock the opera”, uno spettacolo internazionale di rock sinfonico che prende il nome dal suo debutto all’Opera di Stato di Vienna, con protagonisti la guest star Joe Lynn Turner (Deep Purple, Rainbow) e il direttore d’orchestra Friedemann Riehle, Pink Floyd, Deep Purple, Queen, Led Zeppelin e altri mostri sacri del rock rivivranno in chiave sinfonica in questo grande concerto. Tra il 2023 e il 2024, nella scia di una sicura aumentata sensibilità verso il genere del crossover, verranno proposte collaborazioni con alcuni protagonisti della musica italiana contemporanea e d’autore, di cui ovviamente non si svelano ancora i nomi».
La contrabbassista Beatrice Valente descrive, invece, il suo rapporto con la musica jazz: «Il primo obiettivo della musica è quello di comunicare, trasmettere emozioni pure. La musica jazz non è diversa: è una ricerca continua che permette di esprimere un linguaggio sempre nuovo e si basa sullo studio profondo dell’armonia, conservando l’istinto primordiale dell’imprevisto dell’improvvisato, del rischio. La musica non richiede competenze a chi ne usufruisce e a chi l’ascolta, richiede solo l’immersione totale di anima e corpo nel viaggio che si compie ogni volta sul palcoscenico. Il cerchio creativo non finisce mai con l’esecutore, ma ha la necessità vitale di completarsi nell’ascoltatore, che diventa protagonista del momento creativo. Il coinvolgimento delle persone che ho di fronte a me è quella magia che cerco in ogni spettacolo; cerco i loro occhi, cerco di pizzicare le corde delle loro anime».

Continua Valente: «In ogni luogo del mondo dove ho suonato non ho mai pensato se il pubblico fosse attento o poco attento, ma mi sono sempre imposta come prima regola il desiderio di travolgere tutti con la musica, donando tutta me stessa. Ogni volta che si compie questo dono si realizza il coinvolgimento di tutti, proprio come qui a Pagani. Conserverò e custodirò gelosamente il ricordo della serata al teatro “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori”».
Poi conclude: «La fusione dei linguaggi mi ha letteralmente colorato l’anima di tutti i timbri della musica. L’esplosione dell’arcobaleno di suoni che mi ha avvolto come un velluto, che ho percepito tangibile sulla pelle, è proprio il mio vero obiettivo artistico, per questo motivo ringrazio il maestro Marazia che ha subito colto il mio pensiero e che mi ha permesso di immaginare insieme questo spettacolo così particolare».

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