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Munch. Amori, fantasmi e donne vampiro: a 160 anni dalla nascita

di Ilenia Scermino

La storia nascosta dietro l’arte del grande pittore, precursore dell’espressionismo

Con l’avvicinarsi dei 160 anni dalla nascita del pittore norvegese Edvard Munch (nato il 12 dicembre 1863), che si celebreranno nel 2023, si è deciso di proiettare nelle sale cinematografiche per soli tre giorni (7-8-9 novembre) il nuovo docufilm “Munch. Amori, fantasmi e donne vampiro” prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital e diretto da Michele Mally.
Il documentario ha come obiettivo quello di far luce non solo sull’artista compositore di celebri dipinti ormai conosciuti in tutto il mondo, ma anche sulla persona che si cela oltre quei quadri. Tutti conosciamo infatti l’iconico “Urlo” di Munch, ma in quanti sanno cosa si nasconde dietro quell’immagine così enigmatica e distorta? In quanti conoscono la storia e le emozioni che il pittore cercava di trasmettere attraverso la sua arte?
Il docufilm si apre con il racconto dell’infanzia di Munch a Åsgårdstrand, narrata dall’attrice Ingrid Bolsø Berdal che ci mostra come la sua vita sia stata ben presto segnata da eventi drammatici, quali la morte della madre, quella della sorella Sophie, la depressione del padre e successivamente l’alcolismo, la psicosi e un sempre più grande malessere. Il film naviga tra il vissuto dell’artista e le sue opere, in cui emergono temi ricorrenti oltre i quali si celano le sue paure e i suoi tormenti più profondi.

Autoscatto di E. Munch ricoverato alla clinica di Copenaghen nel 1908/1909

Munch durante la sua vita ha quasi sempre avuto un rapporto conflittuale con le donne che ha amato; infatti nei suoi quadri emerge spesso come protagonista la figura femminile, raffigurata, il più delle volte, come la femme fatale; il pittore, infatti, vede la donna come simbolo della passione ma allo stesso tempo come ciò che trascina l’uomo verso la morte. Ciò è rappresentato, ad esempio, nel quadro “Amore e dolore”, in cui vediamo una giovane dai capelli rossi che sembra avvolgere l’uomo in un abbraccio amorevole e rassicurante; in realtà lo sfondo cupo del dipinto e la figura enigmatica della donna, il cui volto resta quasi invisibile, vogliono rappresentare l’uomo che, ammaliato dalla bellezza della giovane, si lascia trascinare nella morsa della donna vampiro, pronta a risucchiargli tutta la sua energia.

“Amore e dolore” Museo Munch, Oslo

Egli era solito frequentare, durante la sua giovinezza, i circoli bohémien della città, dove venne in contatto con numerosi intellettuali anarchici e ribelli che condizionarono la sua arte. Un’altra tematica ricorrente nelle opere di Munch, infatti, è il suo disaccordo verso la società, in particolare verso i borghesi, rappresentati come figure non definite, quasi come fossero degli zombie, con occhi spalancati e volti inespressivi. Nel quadro “Sera sul viale Karl Johan” egli vuole mettere in evidenza come la società borghese sia vuota, colma di finzione e di maschere che la gente porta con sé ogni giorno, ma che Edvard non è disposto a indossare. Infatti, qui è rappresentato anche un secondo tema caro al pittore: quello della solitudine. È possibile scorgere al lato del quadro l’immagine di un uomo che si distacca dalla folla seguendo la direzione contraria. La persona di spalle rappresenta proprio il pittore ed esprime il suo amaro sentimento di avversione verso quella società dalla quale si sentiva estraniato e non compreso.

“Sera sul viale Karl Johan” Museo d’arte di Bergen

Più passano gli anni, più l’artista continua ad accumulare disagio, nevrosi e un forte senso di isolamento che giungerà al culmine con la sua opera più famosa: l’“Urlo”.

In quest’opera rappresenta un evento autobiografico: racconta di come, durante una passeggiata con degli amici a Kristiania (odierna Oslo), si soffermi ad ammirare il tramonto e proprio lì senta in lontananza un urlo che trafigge la natura, come egli stesso scrive nel suo diario:
“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.

Munch cerca di esprimere attraverso le linee indefinite, i colori accesi e i tratti di un volto quasi scheletrico, tutta l’angoscia e la malinconia accumulate negli anni, che ormai non riesce più a trattenere e che cerca di esorcizzare attraverso l’arte.
Questa è solo una piccola parte delle opere analizzate nel docufilm e della storia tormentata dell’artista, che fa delle sue opere una continua ricerca e analisi dell’animo umano.

“Un’opera d’arte è come un cristallo: come il cristallo deve possedere anche un’anima e il potere di continuare a brillare”.

“L’urlo” Galleria Nazionale, Oslo

È possibile ammirare gran parte dei suoi capolavori all’interno del nuovo Museo Munch di Oslo, un grattacielo che si erge sopra la città e che conserva tutte le opere donate dall’artista nel suo testamento con più di 28.000 opere tra dipinti, disegni, stampe e non solo; infatti, il pittore non avendo alcun erede a cui affidare i suoi beni, decise di cedere le sue opere alla città di Oslo.

Solo osservando le opere dell’artista e cercando di percepirne il significato più profondo è possibile entrare, almeno in parte, nel mondo dell’artista norvegese, guardando una realtà diversa attraverso i suoi occhi.

Non dipingo quello che vedo, ma quello che ho visto.

Edvard Munch

L’autoscatto di Munch è stato ripreso dal sito www.munchmuseet.no; il resto delle immagini da Wikipedia.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Ilenia Scermino

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