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“Sid”: meriti ed autoreferenzialità in Girolamo Lucania

🌟🌟🌟/🌟🌟🌟🌟🌟

Giorno: 02/05/2024

Luogo: Teatro Astra, Torino

Produzione: Italia, 2022

Regia di: Girolamo Lucania

Attori: Alberto Boubakar Malanchino

Scritto e diretto da Girolamo Lucania, lo spettacolo teatrale fortemente suggestivo, innovativo e di rottura (dunque, altamente sperimentale) “Sid-fin qui tutto bene” del 2022 continua a fare il giro dei teatri italiani e sembra essere proprio cucito addosso all’unico attore presente, nonché protagonista dell’intera messinscena: Alberto Boubakar Malanchino.

C’è poco da discutere circa la sua professionalità, che conduce addirittura ad una sorta di “ipnosi del pubblico”, facendo convergere sulle proprie parole, tonalità, azioni l’intera forza dei messaggi. Tuttavia, se da un lato quest’aspetto consente di spezzare più di una lancia a favore dell’interprete, dall’altro rende evidenti quelli che sono i limiti di un’opera che, date le premesse e la sostanza, avrebbe potuto sicuramente approdare ad una forma migliore.

Purtroppo è in più di un’occasione che pare che Lucania si affidi totalmente a Malanchino, sotto un alone di autoreferenzialità. Non aiuta di certo una drammaturgia troppo spesso appesantita da didascalicità, con lievi e rare punte di retorica. Il talento multitasking di un attore-cantante-ballerino non avrebbe avuto forse cornice migliore se fosse stata pronunciata qualche inutile parola in meno? “Sid” ha il vizio di dire troppo, quasi spoilerando i nostri pensieri dopo averli spiati e controllati, ma funziona quando trascina, come in un vortice psichedelico di suoni e immagini visive o uditive spesso al neon, lo spettatore nel mondo dell’analogia, meravigliosa figura retorica ermetica che ben si sposa con la volontà di raccontare sotto un alone di mistero delle verità miscelando accuse, fatti e denunce di realtà, possibilità, stereotipi e luoghi comuni.

Grazie anche ad un titolo che ricalca l’onomatopeico e fumettistico “sigh”, con satira, amarezza ed ironia il regista fa luce sui nostri tempi, tracciando una crisi sociale, economica e politica dei valori della società occidentale senza precedenti (relativamente alle problematiche di periferia viene in mente, senza citazioni, il più organico “Come un gatto in tangenziale”, film di Milani), ovvero con una nuova capacità di passare repentinamente e a scatti continui quasi alternati dalla mente al corpo, dall’irrazionale al razionale, dall’interiorità all’esteriorità, dalla sostanza alla forma, dall’apparenza all’essenza…

Insomma: “Sid” è Malanchino, nel senso che l’opera teatrale è il flusso di coscienza dei pensieri di un personaggio che è attoriale e vuole fare l’attore, ma intanto recita, s’agita, si sbottona, finge e vive, cosicché si può incredibilmente affermare che Lucania mette in scena un lavoro, che tocca forse gli animi anche più bui, spingendo su un meccanismo vorticoso di coscienza ed autocoscienza. Il tutto ci viene offerto con musiche e luci che restituiscono un’immagine inconscia e mentale di un mondo spazio-temporale dove non tutti vogliono che ci sia posto per tutti: di qui l’abisso, preannunciato da un iniziale ed impattante “Sono io o non sono io…”, che è l’apoteosi egoistica del dubbio esistenziale amletico, ormai fagocitato dalla logica di un mercato non fatto più solo di denari, ma anche di vite.

VOTO: 6

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2024 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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