Il linguaggio che quotidianamente impieghiamo è spesso costellato da espressioni che rinviano all’antichità, al greco e al latino, fondamenta per la nostra lingua madre
La parola di cui vorrei parlare è crisi. Molte sono le volte in cui utilizziamo quotidianamente questo vocabolo parlando della crisi che investe il mercato, i valori e la morale della nostra società.
Ma che cos’è, per sua essenza, la crisi?
Di derivazione greca, la parola crisi rimanda direttamente all’ambito medico. Crisi deriva dal greco krino, “io giudico” e alludeva, nella medicina antica, al momento decisivo in cui il medico stabiliva se il paziente sarebbe sopravvissuto. Il medico e filosofo greco Galeno ci parla della “crisi” come il momento decisivo in cui il medico doveva pronunciare la diagnosi, lasciando così affiorare la propria competenza nel salvare il malato.
Per estensione, al di là del campo medico, la crisi indicava, presso gli antichi Greci, la decisione che disambiguava una situazione. Aristotele, infatti, scrive nella Politica che la crisi è la determinazione di ciò che è giusto.
Da “crisi” deriva la parola italiana critica che è un giudizio mediante cui, prendendo di mira ciò che per noi è sbagliato, si porta emergere, per contrasto, ciò che per noi è giusto.
Nella nostra epoca, la parola “crisi” ha radicalmente mutato significato. La parola rimanda ad uno stato di incertezza e di pericolo il cui tratto fondamentale coincide con la mancanza di stabilità.
Il momento “critico” cessa di essere istantaneo, com’era per i medici greci, e assume per noi i tratti di una condizione di precarietà duratura pericolosa e dolorosa. Il nostro è un tempo di crisi senza certezze e punti fermi, situazione che appare funzionale a quanti detengono il potere.
Essi, utilizzando l’instabilità della crisi a proprio vantaggio, impongono le loro decisioni come necessarie, come per un corpo in fin di vita a cui occorre una terapia d’emergenza.
Credo che la crisi debba essere sfruttata da persone e nazioni come tempo di scoperta, inventiva e strategia.
L’inconveniente a questa realizzazione è nella pigrizia delle persone e delle nazioni nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine senza merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, quindi lavorando duro, onestamente ed in qualità di comunità abbatteremo la tragedia più grande legata alla crisi, il non voler lottare per superarla.

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