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Il Palazzo di Cnosso: tra leggenda e realtà

Sorta sulle alture di Kefala attorno al 1700 a.C., Cnosso fu la culla della civiltà minoica. Circondata dal fiume Kairatos, Cnosso sorge in una posizione strategica: non troppo lontana né dal mare né dal porto di Heraklion

Fiore all’occhiello di questa splendida civiltà fu il Palazzo di Cnosso che ora è possibile osservare grazie ad importanti opere di ricostruzione e di restauro del palazzo, distrutto da un terremoto intorno al 1700 a.C. Anche se le prime scoperte dei resti ci furono a fine Ottocento, fu l’archeologo inglese Sir Arthur Evans a dirigere i lavori di restauro del Palazzo, riproponendo una ricostruzione del complesso che alcuni definiscono poco fedele all’originale.

La bellezza di Cnosso si è in tal modo conservata nel tempo e tuttora Cnosso risulta molto famosa anche per le leggende su personaggi legati alla città come Dedalo, Icaro ed il famoso Minotauro.

Secondo la mitologia greca, il dio Poseidone avendo donato al re Minosse un bellissimo toro bianco gli chiese di sacrificarlo, ma, il re, vista la grande bellezza di questo toro, decise di tenerlo per sé e di sacrificarne un altro. Poseidone, scoperto l’accaduto, per punirlo fece innamorare follemente la moglie del Re, Pasifae, del toro e dalla loro unione nacque il Minotauro, un essere feroce avente il corpo di un uomo e la testa di un toro.

Facendo sopraggiungere Dedalo, il re Minosse gli chiese di costruire un intricato labirinto in cui rinchiudere il Minotauro e decise che dovevano esser inviati lì ogni anno sette ragazze e sette ragazzi in sacrificio. Fu Teseo, uno di quei sette giovani arrivato a Creta per entrare nel labirinto come vittima sacrificale, grazie all’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, ad entrare nel labirinto ed uccidere con la spada il Minotauro.

Ciò gli fu possibile grazie allo stratagemma suggeritogli da Arianna: srotolare dietro di sé il filo di un gomitolo di lana rossa per giungere al Minotauro ed uscire dal labirinto seguendo lo stesso filo che aveva srotolato.

Camminando tra le rovine del sito archeologico, scena di queste storie leggendarie, è possibile ammirare il fascino e la potenza di questa civiltà. Il patrimonio architettonico ed artistico di questa civiltà si può ammirare non solo nella maestosità di questa piccola cittadella, ma anche nella decorazione delle stanze e negli oggetti che sono stati rinvenuti in prossimità della zona.

Non sono state rinvenute tracce di mura costruite a protezione del Palazzo di Cnosso e la struttura del sito è difficile da ricostruire nella sua totalità.

Nella zona più orientale dovevano trovarsi le stanze reali e le botteghe artigiane, mentre nella parte più occidentale si trovava il Piccolo Palazzo, la Casa degli Affreschi con pareti finemente decorate e la Villa di Dioniso, una residenza privata adornata con mosaici di grande prestigio.

Di gran fascino sono la Sala del Trono di colore rosso acceso e con i resti di un trono in gesso alabastrino ed il Megaron della regina con meravigliosi affreschi. Gli appartamenti della regina, inoltre, erano caratterizzati dalla presenza di un bagno davvero all’avanguardia per l’epoca, che vedeva la presenza di un avanzato sistema di fognature e di scarichi e di grandi cisterne che permettevano di avere sempre acqua potabile e calda.

In un vortice di emozioni, visitando Cnosso ed il suo Palazzo, ci si ritrova in bilico fra fantasia e realtà.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marianna Sorrentino

Classe '92. Divoratrice di libri e grafomane sin dalla tenera età. Classicista per formazione e per vocazione. Ama scoprire ed interessarsi a qualsiasi cosa riguardi la Letteratura, l’Arte ed i Mezzi Comunicativi. È un insieme di paradossi. Vulcanica, Riflessiva, ma anche Impulsiva. L'ironia ed il sarcasmo con cui “castigat ridendo mores” sono impressi nel suo DNA ed ama usarli per esprimere le sue idee rendendole leggere, ma nello stesso tempo pungenti. Curerà la rubrica “Ante Litteram”

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