Ucràina o Ucraìna? In questi giorni in molti ci siamo chiesti dove debba essere posizionato l’accento sul nome del Paese che, insieme alla Russia, da giorni è al centro della cronaca mondiale. Qualsiasi sia la risposta a questa domanda, è assai più importante ed urgente porre l’accento sul tema dell’accoglienza, come forse mai è stato fatto prima d’ora, partendo dagli errori commessi.
Anche a Nocera Inferiore sono arrivati i primi profughi ucraini, accolti dalla comunità parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, presso la casa canonica sita nel popoloso quartiere Piedimonte. Si tratta di Viktoria e di suo figlio Oleh, di 17 anni, mentre una giovanissima mamma e il suo bambino di soli 2 anni sono arrivati stamattina.

Oltre ai generi di prima necessità che non tarderanno ad arrivare grazie alla generosità dei nocerini, ugualmente importante sarà accogliere queste famiglie. Non solo beni materiali, ma anche sorrisi e braccia aperte: l’integrazione nel tessuto sociale della città sarà fondamentale per il loro benessere.
Dunque, coetanei, famiglie, fatevi avanti! Viktoria, Oleh e tutti gli altri hanno bisogno di recuperare un briciolo di normalità e di persone con cui passare del tempo e raccontarsi.
Un primo affettuoso benvenuto è stato dato ieri pomeriggio dai bimbi del catechismo parrocchiale e, in serata, dal gruppo dei giovanissimi dell’Azione Cattolica. La responsabile dell’ACR, Patrizia Lamberti, ha organizzato quest’incontro affinché i giovanissimi dell’AC potessero conoscere i nuovi arrivati, infatti, poi dopo c’è stato anche un momento ludico presso il campetto dell’Oratorio “San Domenico Savio” poiché Oleh – oltre ad essere un appassionato di mountain biking – è un talentuoso e promettente calciatore.


Inoltre, nei giorni scorsi, Padre Michele Saraciu ha accompagnato Viktoria e Oleh al Convento di Sant’Andrea, ubicato sulla collina del Parco, e da lì hanno avuto anche l’opportunità di ammirare la bellezza del vicino Castello del Parco, simbolo della nostra città.

Rispondiamo alla guerra con l’inclusione e l’aggregazione, perché dalle differenze possa svilupparsi la crescita degli uomini e dei territori che essi abitano.
La guerra in Ucraina svela, ancora una volta, le atrocità di cui è capace l’uomo, scagliandosi contro gli innocenti e costringendoli a scappare, a nascondersi, a combattere.
Assodato che “Ucraina” si possa pronunciare in entrambi i modi, accertiamoci in prima persona di pronunciare e praticare la pace, nel nostro piccolo e nelle semplici scelte quotidiane, allontanando e disprezzando con decisione le innumerevoli forme della guerra.
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