Conosciamo questo insetto insidioso per uomo, animali e piante e impariamo a prevenirne l’incontro per non avere spiacevoli conseguenze

© Foto di Pasqualina Santamaria
Con l’arrivo della primavera torna il desiderio di trascorrere più tempo all’aria aperta e fare delle belle escursioni in compagnia dei nostri animali. Ma, proprio in questo periodo, tornano anche dei pericoli. Tra i più temuti di questo momento dell’anno vi è sicuramente la famosa processionaria. Conosciuta dai padroni più informati, è un serio pericolo per umani, animali ed ecosistema. Ma cos’è?
Thaumetopoea è un insetto dell’ordine dei lepidotteri che, allo stadio adulto, non è che una innocua falena notturna grigio-bruna che sceglie di riprodursi sulle piante. Le due specie più diffuse in Italia sono Thaumetopoea pityocampa e Thaumetopoea processionea, rispettivamente conosciute come processionaria del pino e della quercia. Le uova, dopo circa un mese dalla deposizione, diventano larve che iniziano voracemente a cibarsi di foglie delle piante ospiti e, nel caso dei pini e delle altre conifere, di aghi. Questa attività fitofaga ha reso questo insetto un nemico ecologico per i danni causati alle piante, in quanto ne compromette il ciclo vitale, indebolendole e conducendole anche a morte.

Le larve formano nidi sempre più compatti in vista delle temperature invernali, prediligendo i rami più soleggiati per mantenere al loro interno una certa temperatura. I nidi sono infatti visibili e, dunque, identificabili sui rami e sulle piante più esposte alla luce. Le larve mature, oramai allo stato di bruco, abbandonano la pianta quando le temperature iniziano ad alzarsi, solitamente tra marzo e fine aprile. A seguito dell’aumento delle temperature riscontrato anche nei mesi precedenti, non è raro avvistarle precocemente. I bruchi, durante il loro percorso dalla pianta al terreno, andando alla ricerca di crepe nella terra o zone sotto pietre o tronchi dove potersi imbozzolare, si mettono in fila e da qui deriva il nome comune “processionaria”. Con l’inizio della formazione della crisalide, la larva arresta il suo sviluppo e seguirà lo sfarfallamento degli esemplari adulti tra giugno e settembre.

Allo stadio di bruco, il corpo dell’insetto è coperto da setole altamente urticanti che possono entrare in contatto con uomini e animali, causando danni anche seri in grado compromettere gravemente la salute.
Le aree a contatto sviluppano subito un forte eritema con molto prurito e dolore ingravescente. La reazione infiammatoria può complicarsi quando i peli raggiungono le mucose ed essere accompagnata da reazione allergica, soprattutto nei soggetti predisposti. Negli animali che, incuriositi, espongono più facilmente, rispetto all’uomo, le proprie mucose attraverso muso e tartufo, il pericolo aumenta. La forte reazione infiammatoria sfocia in necrosi e, dunque, perdita dei tessuti. La situazione è tanto grave tanto più le setole vengono spinte in profondità, ingerendole o inalandole. La reazione allergica causa edema e gonfiore della lingua che può compromettere la respirazione dell’animale fino a condurlo a morte per soffocamento. Salivazione, vomito, dissenteria, febbre, sono i sintomi cardine di una infiammazione sistemica che può essere arrestata solo da una pronto soccorso veterinario. L’uomo, con mani adeguatamente protette da guanti, può tempestivamente allontanare fisicamente le setole dal corpo, suo o dell’animale, o con dell’acqua.

Pietraroja (BN), febbraio 2023. © Foto di Lucia Della Valle
Anche se il decreto di lotta obbligatoria è stato abrogato, il problema rimane e sono necessarie le ordinanze dei sindaci per contenerlo. L’avvistamento di nidi in zone pubbliche deve essere segnalato al proprio comune. La rimozione dei nidi o altre soluzioni devono essere affidate ed eseguite da personale specializzato e ben protetto. Il ciclo biologico dell’insetto è annuale e le soluzioni messe in atto vanno adeguate alle varie fasi, quindi in base al periodo dell’anno.
Lo strumento principale per difenderci da questo pericolo è, dunque, la prevenzione: durante la stagione dei nidi non sostare sotto le piante infestate e, in primavera, quando si incontrano le larve, non toccarle e non cercare di eliminarle con mezzi inadeguati che non fanno che facilitare la diffusione dei peli.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2023 RIPRODUZIONE RISERVATA