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Se ne va il divo del cinema francese Jean-Paul Belmondo

È appena scomparso nella sua casa all’età di 88 anni il popolarissimo attore francese Jean-Paul Belmondo.

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Figlio d’arte intesa come figurativa, nel senso di padre scultore e di madre pittrice, ha mosso i primi passi nel teatro, esordendo con classici come “L’avaro” di Molière e “Cyrano de Bergerac” di Rostand.

Apprezzato quasi fin da subito nella sua terra, divenne iconico anche in Italia a partire da uno dei capolavori di Vittorio De Sica, “La ciociara” (1960).

La critica, però, lo iniziò a consacrare a partire da “Fino all’ultimo respiro” di Godard dello stesso anno, per cui si può indissolubilmente legare il nome di quest’interprete ad uno dei movimenti più innovativi che abbia fatto la storia del cinema: la Nouvelle Vague.

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La cosiddetta “nuova onda” mosse i primi passi dalla critica cinematografica, poiché furono dei giovani aspiranti critici a formare il gruppo sulle pagine di un noto periodico.

“Fino all’ultimo respiro” ruppe ogni possibile convenzione ancora aperta, e con i suoi tratti un po’ giocosi, un po’ ironici, un po’ appassionati e un po’ sfacciati rappresenta meglio di ogni altra pellicola del genere il genere di riferimento.

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E così questo film che ha segnato il cinema e la carriera dell’attore ha contribuito inoltre a farlo riconoscere nelle sue caratteristiche: era tale e quale l’affascinante Belmondo.

Nello stesso decennio un buon successo l’ottenne anche in “Léon Morin, prete” e “Lo spione”, entrambi di Melville, poi venne chiamato in Italia nuovamente ma da Renato Castellani, che lo diresse accanto alla Lollobrigida in “Mare matto”.

Dalla Loren alla Lollo, l’icona francese aveva avuto il privilegio di recitare accanto a due icone del cinema italiano degli anni d’oro, il che continuò a portargli fortuna: infatti, ne “Lo sciacallo” recitò insieme a Stefania Sandrelli, altra diva nostrana.

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Successo planetario immediato riscosse anche la sua interpretazione in “Borsalino” accanto ad Alain Delon, mentre gli anni Settanta ed Ottanta lo videro prevalentemente impegnato nel genere poliziesco.

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Professionale e carismatico, ha fatto film fino al 2008 e meritato diversi premi e riconoscimenti, come la Palma d’Oro alla Carriera a Cannes e il Leone d’Oro alla Carriera a Venezia.

Buon viaggio col sorriso a chi l’ha sempre avuto, da duro col cuore tenero.

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di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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