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La sottile differenza tra “Cornuto” e “Scornacchiato”

Osservando l’affresco raffigurante Mercurio itifallico con sembianze di Priapo conservato nel Gabinetto Segreto del Museo Archeologico Nazionale di Napoli si comprende immediatamente perché il “curniciello” napoletano rappresenti il fallo del dio della prosperità, protettore dal malocchio e dall’invidia.

I commercianti dell’antica Roma ritenevano il corno rappresentazione simbolica del fallo, foriero di fertilità e prosperità, ottimo portafortuna per affari, denaro e attività produttive. Infatti, l’affresco fu rinvenuto sulla facciata di una bottega di Pompei, ma il retaggio non è romano bensì molto più antico.

Sia gli Egizi che i Greci offrivano corna di animali in voto alle divinità. Se pensate che dare del “cornuto” a qualcuno sia una pesantissima offesa dell’onore sappiate che non è affatto così.

È la mistificazione contemporanea che lo lascia pensare, ma il vero significato è diametralmente opposto.

Il tradito si sbeffeggiava con il gesto delle corna che indicava l’avvenuto tradimento ad opera di un cornuto. La tradizione moderna, però, ha travisato.

Le corna sono simbolo di potenza e stanno bene in testa, proprio come la corona, che con le corna condivide la stessa radice etimologica indoeuropea e le prominenze appuntite. Vi consiglio di non gridare più “cornuto” a qualcuno, perché gli fareste un complimento.

La tradizione napoletana, che di antico ellenismo-egittismo è intrisa, conosce bene il vero significato esoterico delle corna. Se parliamo in italiano diremo “cornuto” ma se ci esprimiamo in napoletano, pensateci, diremo “SCURNACCHIATO”, cioè senza corna, per sottintendere la pochezza di potenza altrui.

Cornuto, di fatto, è il potente che compie l’atto sessuale procreativo, come Priapo, non chi lo subisce suo malgrado. E infatti, sempre e solo a Napoli, la più grande delle vergogne è ‘O SCUORNO, cioè l’atto di perdere il corno.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marianna Sorrentino

Classe '92. Divoratrice di libri e grafomane sin dalla tenera età. Classicista per formazione e per vocazione. Ama scoprire ed interessarsi a qualsiasi cosa riguardi la Letteratura, l’Arte ed i Mezzi Comunicativi. È un insieme di paradossi. Vulcanica, Riflessiva, ma anche Impulsiva. L'ironia ed il sarcasmo con cui “castigat ridendo mores” sono impressi nel suo DNA ed ama usarli per esprimere le sue idee rendendole leggere, ma nello stesso tempo pungenti. Curerà la rubrica “Ante Litteram”

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