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Il culto della Madonna del Carmelo tra storia e tradizione

Foto di Luigi M. Parascandolo

Le origini della devozione

Il culto in onore della Madonna del Carmelo (dall’aramaico Karmel = giardino) è molto antico ed è strettamente legato alla figura del profeta Elia che nel IX secolo a. C. si ritirò sul lontano monte Carmelo, nell’Alta Galilea. Il profeta aveva preannunziato un lungo periodo di siccità per Israele, e proprio in cima, si narra, egli ebbe visione di una nube che dal mare s’innalzava verso il monte, conferendo pioggia al popolo israelita. Secoli dopo, la tradizione patristica interpretò la nube come simbolo della Vergine che dona vita al mondo.

La devozione alla Madonna risalirebbe all’XI secolo, quando un gruppo di eremiti, si ritirò, come Elia aveva fatto, presso il monte Carmelo. L’esiguo numero di eremiti man mano si costituì in ordine. L’ordine carmelitano fu approvato nel 1226 da papa Onorio III e inserito negli anni successivi tra gli ordini mendicanti. Verso gli anni 30 del 1200 i frati carmelitani, a causa dell’invasione saracena, lasciarono l’Oriente e si stabilirono dapprima in Sicilia e poi in varie parti d’Europa diffondendone il culto.

Il 16 luglio 1251 la Vergine del Carmelo sarebbe apparsa alla guida spirituale dei carmelitani, Simone Stock, che aveva più volte pregato la Madonna invocandola affinché proteggesse il suo ordine. La Vergine gli sarebbe apparsa mostrandogli uno scapolare che oggi viene portato sul petto dai fedeli, simbolo di protezione e salvezza eterna.

Il culto carmelitano a Buonabitacolo

Il culto della Madonna del Carmelo creò radici nel Vallo di Diano grazie ai monaci basiliani, la cui presenza è testimoniata a Buonabitacolo oltre che nei paesi limitrofi.

A Buonabitacolo, l’odierno santuario in onore della Vergine fu originariamente intitolato a Sant’Elia, di cui il culto mariano, come suddetto, è erede di una forte impronta spirituale. Secondo la tradizione orale, la costruzione del santuario, settecentesco, fu realizzata grazie alla donazione di un devoto buonabitacolese che fece voto alla Madonna affinché potesse giungere sano e salvo in paese scansando i possibili pericoli derivanti dal suo viaggio di ritorno in mare. 

I festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo e di Sant’Elia, patrono del paese, avvengono rispettivamente il 19 e il 20 luglio. Il 7 luglio di ogni anno ha inizio la novena al monte: i fedeli si destano alle prime luci dell’alba per poter raggiungere, a piedi, il santuario laddove viene celebrata la messa pregna di accorati canti alla Vergine; qualcuno compie la salita a piedi scalzi, per voto o per grazia ricevuta.

La salita al monte è metafora della vita: il cammino umano non ancora compiuto che si dibatte perennemente tra fatica e speranza. Nell’umiltà della condizione terrea, i fedeli buonabitacolesi cercano conforto nella visione del volto scultoreo della Vergine, scorgendo in esso non una mera rappresentazione, ma la Madre stessa.

Il 19 luglio, dopo l’ascesa dei fedeli al monte, la statua della Madonna viene portata in spalla, in processione, per giungere in paese. Durante il cammino di discesa, preghiere e canti accomunano giovani e anziani in un sentire tramandato, al contempo entusiastico e sommesso. Carico di suggestione è il momento in cui la statua della Madonna giunge ai piedi del monte ove ad attenderla vi è la statua di Sant’Elia che, nelle sue fulgide vesti, irradia gli astanti con la sua imponenza. Alla vista della “Madonna”, qualche fedele si inginocchia, altri, chinando il capo, la salutano coll’usuale segno della croce, tanto consueto e oramai interiorizzato da apparire naturale.

Di seguito, una poesia, in dialetto, evoca i momenti della processione e gli stati d’animo dei compaesani nell’unione comunitaria di commozione e tripudio.

Bonavtacula e la Maronna

Zizo e nghiano

cu nu monte a l’ario.

È festa a la stagione

cu santi e maronne nprucssione.

Maurizio nnanzi

dirige li canti,

appriesso, l becchie n’coro

s rannano p chi adda purtà l’oro.

Don Antonio cu passo lggiero

nvoca a Giesù Cristo nu pnziero.

La banda sona ra la matina:

è festa! ra la fnestra allucca Catarina.

 Fiuri e altarini p l bie

cupierti cu rnzola

s’abbendano li santi e

la spadda c’addulora.

Arriva la Maronna

nnanzi a la carrara

nonna mia la chiange

e la chiama “mamma cara”.

La salutamo nda la chiesa

cu vasi e pndmiendi

la cundndezza nda lu core

nnanzi a lu viso suo r fiore.

* Traduzione in italiano

Buonabitacolo e la Madonna

Piccolo e pianeggiante

con un monte in alto.

È festa in estate

tra santi e madonne in processione.

Maurizio davanti

dirige i canti,

dietro le anziane in coro

litigano per chi deve portare l’oro.

Don Antonio con passo leggero

invoca a Gesù Cristo un pensiero.

La banda suona dalla mattina:

è festa dalla finestra urla Caterina.

Fiori e altarini per le strade

coperti da lenzuola

si riposano i santi e la spalla che addolora (

per aver portato la statua).

Arriva la “Madonna” davanti al vicolo,

mia nonna la piange e la chiama mamma cara;

l’accompagniamo in chiesa

tra baci e pentimenti

la gioia nel cuore

dinanzi al suo viso di fiore.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Michela Puppolo

Michela Puppolo. Vivo a Buonabitacolo, un piccolo paesino del Vallo di Diano, in provincia di Salerno. Dopo la maturità turistica, m’iscrivo alla facoltà di filosofia, per vocazione. Sono appassionata di montagna, di antropologia e di psicoanalisi. Amante delle lettere e della cultura locale, scrivo poesie e racconti narratimi, in italiano, talvolta in dialetto affinché il patrimonio lessicale dei paesi possa permanere nel tempo. Sono affascinata dalle storie di vita di gente della mia terra, dalle campagne, dai vicoli e dalle tradizioni locali, dalle quotidianità vissute in senso comunitario. Abbiamo tutti bisogno di sentirci comunità, di sentire in noi il senso di identità e appartenenza, non come cesura nei confronti della società e del mondo, al contrario, un’identità intesa come costruzione del sé che sappia, grazie alla consapevolezza delle proprie radici, stare nel mondo. Curerà la rubrica “Sentieri, Storie e Territori”

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