Vivevo allora
nell’incanto di Partenope, / coltivando il piacere
di starmene in disparte, / io, Virgilio, io, che sul ritmo dei pastori
ho improvvisato, / cantando, con l’ardire della giovinezza,
Títiro all’ombra accogliente di un faggio.
(VIRGILIO, Georgiche, IV, 563-566)
Virgilio, il Patrono ante litteram di Neapolis
Mantovano di nascita e napoletano d’adozione, Publio Virgilio Marone viene ricordato dai napoletani, non solo in quanto poeta della Restaurazione della Romanità ed autore di opere letterarie illustri come l’Eneide, bensì come Patrono ante litteram della città.
L’adesione alla corrente filosofica del Neopitagorismo
Lasciata Roma nel 44 a.C., essendo essa sconvolta dalla guerra civile dopo l’uccisione di Cesare, Virgilio giunse a Napoli ove frequentò la scuola epicurea del filosofo Sirone ed aderì al Neopitagorismo, corrente filosofica molto diffusa in Magna Grecia ed in particolare a Neapolis, che, dopo la conquista romana, aveva conservato la sua vita culturale ellenica. Fu proprio l’adesione al Neopitagorismo che gli valse l’attribuzione di doti magiche e taumaturgiche ed il ruolo di protagonista in numerose leggende.
La vicenda che maggiormente testimonia il rapporto speciale e duraturo tra Napoli e Virgilio è sicuramente la leggenda che riguarda il più antico dei castelli presenti a Napoli, Castel dell’Ovo.
Si racconta che Virgilio pose un uovo all’interno di una gabbia di ferro depositata in una rientranza delle fondamenta del Castello, profetizzando che, finché l’uovo fosse rimasto intatto, la città sarebbe stata al sicuro.
Nel XIV secolo, Castel dell’Ovo subì dei danni a causa delle congiure in atto e tra il popolo napoletano, memore della profezia virgiliana, dilagò il panico.
Si narra che fu la regina Giovanna I di Napoli ad acquietare la situazione, inventando una nuova versione della leggenda: era presente nelle fondamenta del castello un secondo uovo.
A strappare a Virgilio l’epiteto di Protettore della città di Napoli fu la Chiesa, che volle annientare i culti pagani e diffondere il culto dei Santi, consegnando l’arduo compito di proteggere la città di Napoli a Santa Maria Assunta, a San Gennaro e ai cinquanta compatroni della città.
A distanza di secoli, tuttavia, l’amore corrisposto tra Virgilio e la città di Napoli riecheggia ancora nell’immaginario collettivo.
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