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Conversazione con Chiara Ricci, la storica ed autrice che ha restituito al grande pubblico l’eredità di Anna Magnani

«Il mio desiderio di fare l’archeologa s’è trasformato nella volontà di rendere omaggio ad Anna Magnani»

Chiara Ricci, scrittrice e storica del cinema e del teatro

50 anni fa è scomparsa, senza lasciarci mai del tutto, la più grande attrice di teatro e cinema italiani: Anna Magnani

Chiara Ricci, storica del teatro e del cinema che ha già analizzato le vite e le carriere di altri grandi personaggi dello spettacolo, come Ugo Tognazzi e Monica Vitti, ne ha raccolto pienamente l’eredità con enorme passione, restituendocela in quella che è stata definita una non biografia della celebre artista. 

È, infatti, un libro sulla vita inserita nel percorso della carriera artistica: perché è così che, in modo estremamente originale e fine, opera l’autrice. 

Andiamo a scoprire di più: su questo libro, su Nannarella e sulla scrittrice!

 

Quando e come mai hai sentito l’esigenza di raccontare al pubblico con amore la grande attrice Anna Magnani?

«Da oltre trent’anni ho una passione forte per lei, ho studiato cinema per lei».

Che impostazione metodologica hai messo in moto per incominciare la stesura della tua opera Anna Magnani. Racconto d’attrice

«Sono partita dai suoi film, dai suoi spettacoli, dall’Arte per arrivare alla sua Vita»

Credi che la Magnani abbia davvero reso la propria vita un’opera d’arte, per dirla dannunzianamente?

«Oddio (ride), è venuto fuori, a dire il vero, un bel quadro complicato. Sicuramente la Magnani è un’opera d’arte contemporanea, non classica. Direi tendente all’astratto, al surrealismo…».

Da un’attrice così vulcanica per forza direi! Anna Magnani è stata davvero la più grande attrice italiana di tutti i tempi?

«Sì, senz’altro dal dopoguerra in poi. In teatro se la batte anche con altre, ma nel cinema è una fuoriclasse». 

Con l’attore Ricky Tognazzi

Qual è la parte più interessante del tuo libro?

«Solitamente ci si ferma sempre all’apparenza, ma quest’artista aveva tante ombre, che sono la parte più interessante da scoprire. Mi sono soffermata parecchio sugli aspetti nascosti. Non è stata solo la popolana di grande spessore, come abbiamo visto, ad esempio, nel capolavoro di Rossellini, Roma Città Aperta. La Magnani era naturale, e non si sforzava minimamente di esserlo. Forse per questo è diventata l’icona del Neorealismo. Mi piacerebbe, anche per questo, portarla nelle scuole, affinché anche i più giovani la possano conoscere. Perché ha insegnato tanto, facendo grandi passi da sola e senza un uomo alle spalle in tempi insospettabili, e non solo nel cinema, ma proprio come persona: c’ha insegnato ad essere più umani».  

 

Artisticamente, invece, perché i giovani d’oggi dovrebbero approfondire questa figura?

«Penso, ad esempio, a un capolavoro di Luchino Visconti, Bellissima: un film attualissimo sulla frustrazione, che non invecchierà mai. È la storia di una madre che riflette tutti i sogni, le ambizioni che non ha potuto realizzare su sua figlia. Si ferma solo quando si rende conto che, ad un certo punto, stava per perdere la propria dignità. Stando alla società in cui oggi viviamo, ecco, sicuramente un giovane può trarre tanto da una pellicola del genere». 

Si parla troppo poco di Nannarella?

«Di lei, come di tanti altri artisti della sua generazione, purtroppo… La Magnani è per tutte le stagioni, è un pezzo di Storia. Abbiamo la memoria labile: io lavoro sullo sfruttamento del ricordo».

Solo in Italia o anche all’estero?

«Negli USA e in Francia è molto più stimata e ricordata. Tuttavia, in Italia si sta lavorando piano piano per realizzare opere teatrali sulla sua figura. L’attrice Monica Guerritore ha annunciato che dovrebbe fare un film su di lei a partire da Marzo 2024. Confido molto in questo progetto».

La Magnani attraversa questo libro con una tale grazia che sembra volare: a proposito del tuo lavoro, la giornalista Aida Mele ha scritto così. È meraviglioso che nella scrittura tu abbia restituito un’immagine visiva di ciò che era questa grande artista: complimenti! Ci vuole poco per leggerlo, ma quanto abbiamo impiegato per scriverlo?

«Grazie! Ho sentito nominare per la prima volta quest’attrice all’età di sei anni: è da allora che va avanti questa storia, è da lì che è incominciato tutto. Ho creato il mio archivio personale sulla sua figura, collezionando locandine, fotografie, libri, riviste. La mia tesi triennale in DAMS l’ho dedicata a lei. È da una vita che ho consacrato la mia vita ad Anna Magnani: tanti anni, mai una fatica. È sempre stata una grande gioia!».

Quand’eri bambina come la vedevi la Magnani?

«Era una di casa. Ci passavo le giornate insieme, ad esempio, guardando film in cui aveva preso parte, o telefonando persone nominate nei libri che leggevo su di lei. Ero proprio una stalker (ride)! Ma avevo solo dodici anni…».

Forte la tua caparbietà! C’è un’altra grande donna, artista, alla quale tu sei molto legata. Me ne vuoi parlare?

«Elvira Notari, la prima regista italiana donna. È stata una delle prime imprenditrici, suo marito lavorava per lei: è bellissimo, considerando che siamo nei primi anni del Novecento. Ci proiettiamo, così, nell’affascinante mondo del cinema muto. Ho scoperto in lei un’antesignana del nostro Neorealismo».

Hai scritto anche di Ugo Tognazzi e Monica Vitti, altri grandi interpreti italiani noti in tutto il mondo.

«La Vitti è stata una donna molto più fragile di quanto potesse mostrare. Aveva un’intelligenza da vendere. Una donna forte, eccezionale, che s’è imposta tra i moschettieri della commedia all’italiana, sebbene una forte insicurezza spesso la sovrastasse. Mai del tutto, però! Per quanto riguarda Tognazzi, invece, soffriva di depressione. Mi hanno raccontato che si chiudeva spesso nella stanza con Vittorio Gassman, sfogandosi, parlando e piangendo per ore e ore. Ce li immaginiamo due giganti come loro così uniti e così fragili, mentre sullo schermo sono stati due eroi che c’hanno fatto ridere e pensare? Per me sono persone gli artisti, parto sempre dal carattere della persona, e da lì, poi, vado a scoprire il personaggio. Solo così si scoprono persone davvero meravigliose».

Secondo me tu c’entri in pieno il bersaglio proprio perché parti dall’Arte per arrivare alla Vita. Qual è il tuo sogno nel cassetto?

«Lavorare nel mondo della scrittura, farne la mia vita. Vivere di questo e con questo». 

In bocca al lupo Chiara, anche tu sei una persona meravigliosa!

«Grazie a te, caro Christian, è stata una bellissima conversazione!».

 

Ringraziamo ancora la scrittrice per averci fornito le fotografie. 

Per saperne di più, clicca al link sulla conversazione:

https://www.facebook.com/ilquotidianoonline.eu/videos/1318029388830323/?mibextid=YxdKMJ

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2023 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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