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La Cattedrale dell’acqua: la più grande piscina di epoca romana

Situata nei Campi Flegrei, la Piscina Mirabilis rappresenta una monumentale costruzione che ha affascinato molti intellettuali in viaggio a Napoli e che ancora oggi affascina per la sua storia

Piscina Mirabilis

La storia

La piscina è un’enorme cisterna d’acqua costruita dai romani per l’approvvigionamento idrico della flotta imperiale augustea, la Classis Misenensis, stanziata nel vicino porto di Miseno. Rappresenta il punto di arrivo dell’antico acquedotto augusteo, l’Acquedotto del Serino: destinato a percorrere circa 96km, questo partiva dalla fonte, presso Serino (AV), sull’altopiano del monte Terminio, fino a giungere a Miseno. Un’imponente opera di ingegneria idraulica che, attraverso le sue diramazioni e la lieve pendenza della costruzione, garantiva l’acqua potabile alle città più importanti, estendendosi per oltre 100 km. Tracce di questa monumentale opera di ingegneria sono ancora visibili in alcuni dei palazzi del Rione Sanità e nelle arcate dei cosiddetti Ponti Rossi.

Il percorso dell’Acquedotto del Serino

La struttura

La Piscina Mirabilis è scavata nel tufo, ha una forma quadrangolare e presenta cinque grandi navate divise da altre tredici piccole navatelle, mentre i quarantotto pilastri cruciformi che dividono lo spazio sostengono un’imponente volta a botte. Proprio per la sua struttura e questa divisione dello spazio, essa ricorda l’aspetto di una cattedrale. Attualmente la vediamo vuota e ne ammiriamo proprio la colossale fabbrica, ma chiaramente all’epoca era ricolma d’acqua, per una capacità di 12.600 mc, circa cinque volte una piscina olimpionica! Per assicurare un’acqua pulita, la piscina doveva essere buia e quindi interamente chiusa: le aperture poste in superfice fungevano infatti da semplici pozzi per il prelievo dell’acqua.

Inoltre, sempre per garantire un’acqua che fosse potabile, periodicamente la cisterna veniva svuotata e pulita attraverso una vasca di decantazione, in cui convogliavano tutti i detriti; in più, ogni angolo dei pilastri fu smussato per evitare la deposizione del limo; infine, le strutture murarie e i pilastri furono ricoperti da cocciopesto, un rivestimento in malta e laterizi, molto usato anche per le pavimentazioni degli atri delle domus pompeiane proprio per la sua impermeabilità.

Piscina Mirabilis, i pilastri

La fortuna

Con la caduta dell’Impero Romano, la Piscina perde la sua originaria funzione e rimane inutilizzata; da allora quello che ne resta è solo la traccia di un’opera magistrale che, assieme all’acquedotto, rappresentava un grandioso lavoro di ingegneria idraulica e manifestava lo splendore dell’Impero. Tuttavia, la sua imponenza, i suoi colori, stimolati dai raggi solari che battono sulle pareti cristallizzate dai sedimenti calcarei, donano a quest’opera un fascino straordinario, a cui vari intellettuali nel corso dei secoli non hanno saputo resistere. Fu proprio il poeta Francesco Petrarca, nel corso di una sua visita a Napoli, a conferirle l’appellativo di “mirabilis”, ammirabile; nel XV sec. l’architetto fiorentino Giuliano da Sangallo ne studiò la monumentale struttura architettonica; in seguito, specialmente nel XVII sec, molti viaggiatori del Grand Tour si lasciarono impressionare dalla piscina, tanto da lasciare alcune dediche sui suoi grandi pilastri. Tra i visitatori più illustri si annoverano Goethe, Dumas e Mozart.

Piscina Mirabilis, uno dei due ingressi

Il film Passione di John Turturro

La cisterna era una costruzione comune nell’Impero Romano; la si trova in altri luoghi della penisola, come Formia, Ponza, Fermo, ma questa di Bacoli è la più grande e le sue navate e i suoi pilastri contribuiscono ad attribuirle l’appellativo di cattedrale dell’acqua: nei monumentali corridoi è ancora possibile immaginare il rumore assordante di allora, nettamente in contrasto con il silenzio che oggi li travolge, rendendoli ancora più affascinanti e spettrali.

Grazie alle suggestioni che trasmette, la Piscina è stata oggetto di documentari, e scenografia per film e cortometraggi. In particolar modo, è noto il canto delle lavandaie del Vomero, girato nel 2010 da John Turturro nel film Passione: le voci si sovrappongono l’una all’altra, come se si volessero riprodurre le gocce d’acqua che si susseguono. Un canto dolce, angelico e suggestivo, che proprio nel suo essere melodioso rende quasi l’idea di un compianto funebre nel ricordo di una cisterna monumentale e bellissima: la Piscina Mirabilis.

Immagine tratta dal film Passione, il canto delle lavandaie del Vomero

Di seguito il link de il canto delle lavandaie del Vomero tratto dal film Passione: https://www.youtube.com/watch?v=jzw-cSVzMp4

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Rosaria Esposito

Classe '96, diplomata al liceo classico "Cneo Nevio" di Santa Maria Capua Vetere (CE) e laureata in “Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A metà tra un approccio storico-artistico ed uno economico-gestionale, costruisce una figura professionale capace di muoversi nei campi della cultura, conservazione e valorizzazione del patrimonio. Dà un respiro internazionale al suo profilo studiando a Lille, tra il 2017 e il 2018, attraverso al Programma Erasmus+. L’esperienza di tirocinio extracurriculare presso il “Pio Monte della Misericordia” a Napoli la spinge ad iscriversi, nel 2019, al corso di laurea magistrale in “Archeologia e Storia dell’Arte”. Tuttavia, non abbandona il suo interesse verso la valorizzazione e la gestione: grazie all’associazione “Napulitanata”, studia da vicino dinamiche interne volte alla promozione culturale territoriale e la programmazione degli eventi che da sempre l’affascinano. Ambiziosa e curiosa è una grande amante dei libri e dei viaggi. Per lei la lettura ha un grande valore culturale: leggere significa avere sete di conoscenza, essere aperti al mondo e non essere mai stanchi di stupirsi. Curerà la rubrica “Pillole d’Arte”

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