Quell’attività intenzionale con la quale modifichiamo la realtà che ci sta intorno
Componente fondamentale del lavoro è, dunque, un’azione trasformatrice finalizzata a produrre effetti pratici. È lavoro l’azione che muta la realtà secondo un fine ed è ciò che distingue gli uomini dagli animali, che agiscono per istinto e non per un fine.
Come è possibile notare già dalla lettura del primo articolo della nostra Costituzione, il lavoro è una componente talmente importante nella vita di un uomo che la stessa storia dell’umanità potrebbe anche essere riletta come storia dei diversi modi in cui, a seconda dell’epoca, gli uomini hanno inteso ed organizzato il proprio lavoro.
Letta in questa chiave, la storia ci mostra una verità inquietante: in ogni epoca il lavoro è stato caratterizzato da schiavi e padroni, da individui che erano costretti a lavorare ed altri che, senza far nulla, beneficiavano dell’operato altrui.
Basti pensare alle piramidi in Egitto prodotte dal lavoro schiavile o nel Medioevo ai servi che lavoravano per curare le proprietà terriere dei loro signori. Anche attualmente sopravvivono forme di schiavitù mascherata: come bambini che in varie parti del pianeta sono costretti a lavorare per produrre beni di consumo per “la parte del mondo più fortunata”.
Penso, inoltre, a quanti, pur con un libero contratto, lavorano per ore e ore, come schiavi contemporanei, in diversi posti di lavoro dell’Occidente che si proclama libero. Pur avendo liberamente firmato un contratto, non sono davvero liberi perché hanno solo doveri e nessun diritto.
Nonostante sia mal gestito il lavoro, esso è antropogenico cioè “formatore dell’uomo”, in quanto solo tramite esso acquistiamo piena coscienza del mondo in cui siamo.
Prendendo come esempio il succitato rapporto tra lo schiavo costretto a lavorare e il padrone che ne beneficia, il vero individuo libero è lo schiavo. Egli soltanto ha coscienza di sé e del mondo, perché lavora e, in tal modo, raggiunge la vera autonomia.
Credo che attualmente, nella frenetica ricerca di ricchezza, si sia perso di vista il fatto che lavorare è una parte decisiva, ma non esclusiva della nostra esistenza. Accanto al lavoro, infatti, deve esservi lo spazio per gli affetti e per il tempo libero.
Libero non è chi fa del lavoro il cardine della sua vita, né tantomeno chi passa la vita a oziare, ma colui che lavora, senza che però il lavoro occupi l’intero tempo della sua esistenza.
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