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Turisti del Dantedì

Il 25 marzo si celebra la Giornata Nazionale dedicata a Dante Alighieri, chiamata Dantedì

Dante Alighieri, nel De vulgari eloquentia e nel primo libro del Convivio, fu il primo, agli esordi del 1300, a teorizzare la lingua volgare, l’antenata più prossima della nostra lingua; ciò gli valse l’appellativo di “Padre della lingua italiana”.

Secondo alcuni studiosi, proprio il 25 marzo del 1300 Dante avrebbe cominciato il viaggio nell’aldilà raccontato magistralmente nella Commedia; secondo altri il viaggio sarebbe iniziato, invece, l’8 aprile, il Venerdì Santo.

Ma quali sono i monumenti, in Italia, che celebrano il Sommo Poeta?

Il Museo Dante di Ravenna, ospitato in un complesso conventuale francescano, dispone per il visitatore un viaggio attraverso la vita e le opere di Dante, sottolineando anche la fortuna del poeta nei secoli. Un percorso didattico e moderno, in cui non mancano manoscritti miniati della Commedia, l’arca in cui furono esposte le ossa di Dante nel 1865 o ancora la varia iconografia dantesca.

Cacciato da Firenze del 1302, Dante trascorrerà gli ultimi vent’anni della sua vita in esilio e morirà nella notte tra il 12 e il 13 settembre 1321 nella città romagnola. Qui venne seppellito presso la Chiesa di San Francesco. Varie furono le contese relative alle spoglie del Sommo Poeta tra Firenze e Ravenna, tanto che i monaci francescani ne custodirono celatamente le ossa fino alla costruzione dell’attuale mausoleo. Tuttavia, quando nel 1810 furono costretti ad abbandonare il convento, si preoccuparono di nasconderle e furono trovate nel 1865, durante dei lavori di ristrutturazione, in una cassetta di legno segnata con una scritta in latino che ne spiegava il contenuto. Da allora le spoglie furono ricollocate nella costruzione che oggi visitiamo, a fianco della quale Giosuè Carducci fece piantare una quercia agli inizi del secolo scorso.

Tomba di Dante – Ravenna

Anche Firenze ha tributato i giusti onori a Dante con il cenotafio a lui dedicato all’interno della Basilica di Santa Croce, nella navata destra. Promossa sotto il Granduca Ferdinando III e fortemente voluta da un gruppo di intellettuali, l’opera in marmo fu confezionata dallo scalpello ottocentesco dello scultore fiorentino Stefano Ricci. Il cenotafio immortala Dante, coronato d’alloro, seduto e pensieroso; alla sua sinistra l’Italia, in piedi e con la corona, mentre alla destra la Poesia, piangente e accasciata sulla sua tomba, con in mano un libro che ha incisi alcuni versi del canto XXIV del Purgatorio: “Io mi son un che quando amore m(i) spira, noto“.

Le immagini sono state riprese dai siti www.turismo.ra.it. e www.santacroceopera.it.

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di Rosa Elefante

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