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Recensione del libro “Le piccole libertà” di Lorenza Gentile

Un consiglio di lettura per tutti coloro che hanno perso la fiducia verso il futuro e si trovano in un periodo di stasi.

Si riesce a capire se un libro è piaciuto davvero quando lo si finisce e nei giorni successivi se ne sente la mancanza, quando sembra che quei personaggi siano diventati degli amici e si vorrebbe trascorrere più tempo con loro. Questo è ciò che accade con il libro “Le piccole libertà”, pubblicato nel 2021 da Lorenza Gentile, giovane autrice milanese.

È necessario fare una premessa che riguarda la decisione di leggere questo libro. È avvenuta in modo insolito, partecipando ad un “giochino” di una pagina Instagram in cui era scritto “Dimmi come ti senti e ti consiglierò un libro”. Il mio stato d’animo era orientato verso una forte incertezza per il futuro che mi rendeva incapace di agire concretamente e, in base a quel mood, non ci poteva essere consiglio più azzeccato.

Il libro parla di un viaggio a Parigi reale che, ben presto, si trasforma anche in un viaggio metaforico verso un cambiamento tanto temuto quanto necessario. La protagonista è una ragazza di nome Oliva (nome spesso confuso con Olivia, tuttavia il suo è senza la “i”), bloccata in una vita che non le appartiene, scelta per lei, a cui si è dovuta adeguare per non deludere le aspettative dei genitori. Le aspettative prevedono, innanzitutto, un futuro matrimonio con un uomo dal lavoro stabile e la speranza di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Oliva non può scegliere autonomamente neanche come vestirsi perché la mamma ha una boutique e non le permetterebbe mai di accostare due tonalità dello stesso colore in un ipotetico outfit oppure di contravvenire alle regole dello stile classico.

Eppure qualcosa cambia, così ex abrupto, come comincia qualsiasi grande cambiamento da una piccola scintilla e quella scintilla genera un incendio che porterà Oliva a mettere in discussione tutto il suo mondo. Una volta che Oliva si sveglia dal sogno di “figlia che cerca in tutti i modi di essere perfetta”, cosa che non le riesce neanche così bene provocandole frustrazione che sfocia in insonnia ed attacchi di panico, riprende in mano la sua vita e scopre la sua vera natura. Diventa dipendente da quelle “piccole libertà” più di quanto non fosse dipendente da quella vita sicura trascorsa sempre con il freno a mano tirato anche se, almeno in un primo momento, continua a sentire il peso delle responsabilità che incombe su di lei.

Come si diceva, è il destino a fare la sua buona parte nell’accensione di questa scintilla di cambiamento, ma il destino per compiersi viene aiutato da un personaggio che è come un deus ex machina. Si tratta di Vivienne, parente di Oliva, un personaggio assurdo, bellissimo e stravagante… Insomma, la “pazza” della famiglia che tutti noi vorremmo avere o vorremmo essere, alternativamente. E Oliva scopre di avere in comune con Vivienne più di quanto credesse.

Il finale lascia senza fiato, ma, in generale, tutto il libro è molto toccante anche per l’inserimento di versi poetici in alcuni punti. È un romanzo che con leggerezza e vivacità riesce a trasmettere dei messaggi importanti e anche a dare la giusta grinta per osare nella vita, per aprirsi al cambiamento e non rimanere immobilizzati in situazioni che provocano solo dolore perché, come dice Vivienne: “moriamo e nasciamo tante volte. Ma se non siamo disposti a tollerarlo, se lasciamo che gli altri non lo accettino, finiamo per tenere in vita una forma morta di noi, mancando l’occasione per diventare più saggi”.

La protagonista sarà disposta ad abbandonare le zavorre della paura per librarsi, finalmente libera, con le ali di una farfalla che ha lasciato il bozzolo? Lo scoprirete leggendo il libro… E state sicuri che il finale vi sorprenderà!

di Licia Crispini

Classe '96, laureata in “Archeologia e Storia dell'Arte” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Fin da piccola matura uno spiccato interesse verso l’arte, il teatro e la cultura che la spinge a cercare una strada in questa direzione, infatti, dal 2011, prende parte, nelle vesti di attrice, agli spettacoli messi in scena dall’associazione “Artenauta Teatro”. Continua la propria formazione teatrale attraverso la partecipazione a stage e seminari con attori di fama nazionale. Nel 2016 poi sceglie di condividere gli intenti di tutela e di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, in particolare del Castello del Parco Fienga di Nocera Inferiore e collabora attivamente alle iniziative dell’associazione “Ridiamo vita al castello”. Da pochi mesi è impegnata anche in un nuovo progetto concernente la promozione delle attività culturali e turistiche nei comuni dell’entroterra cilentano. Fortemente convinta che il primo passo verso la tutela sia la conoscenza, ritiene indispensabile avvicinare le persone alla riflessione sulle bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche e si impegna a diffondere i suoi ideali con passione per un mondo più sensibile all’arte, ergo migliore. Curerà la rubrica “Sentieri, Storie e Territori”

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