Capodanno 2022 c’ha fatto proprio un bel regalo: l’uscita su Netflix della prima serie televisiva (peraltro con originali ed interessanti momenti di “metaserie”) targata Ficarra & Picone, “Incastrati”, e si parla già di sequel a buon ragione.
Come registi ed interpreti principali ne si sentiva davvero la mancanza, e dopo una relativamente lunga assenza a partire da “Il primo Natale” del 2019, sono tornati a mettere di allegria e buonumore il pubblico, sempre in gran forma.

A dire il vero, la recitazione è ottima da parte di tutti (per qualcuno semplicemente buona, ma ognuno è sul pezzo), la colonna sonora ha il sapore intrigante del giallo comico in tensione in chiave parodistica e il montaggio è pressoché perfetto, contando solo circa due bruschi stacchi errati in ben 6 episodi da circa 30 minuti ciascuno.
Ma, al di là di questi aspetti tecnici molto graditi e di una fotografia curatissima tanto limpida quanto chiaroscurata all’occorrenza, cos’hanno creato di speciale qui i due registi-attori?
Per parafrasare il titolo, hanno voluto incastrare, proiettandolo con leggerezza e forza nel loro mondo cinematografico, non solo il pubblico appassionato, ma chiunque si appresti a vederli per la prima volta, o li detesti o non li conosca abbastanza.
Son stati capaci di conferire a 3 ore di girato, scorrevolissime da sembrarne la metà con rammarico, il carattere di enciclopedia dei loro film, tant’è che ci sono proprio (quasi) tutti, per cui ricordiamone qualcuno: la commedia brillante a colpi di gag di “Anche se è amore non si vede” per affondare i colpi nella modernità (“Andiamo a quel Paese”) e nelle ipocrite nefandezze di corruzione e raccomandazione della società italiana odierna (“L’ora legale”), fino alla rievocazione, mediante il mitico solito Sperandeo, de “Il 7 e l’8” per mezzo di un suo flashback e de “La matassa” attraverso l’ironia grottesca sulla mafia.
Tutti questi aspetti s’armonizzano facilmente con efficacia e qualità grazie a loro, ma non dev’essere stato semplice, anzi: il risultato è la straordinaria capacità di bersagliare la realtà socio-politica attraverso il brillante, con sketch dove addirittura citano indirettamente, senza offendere ma con spirito emulativo, Totò e Peppino, e ci riescono!

A proposito di rimandi al grande cinema, due appassionati e conoscitori come loro non potevano non richiamare alla memoria un grande capolavoro come “Full Metal Jacket”, attraverso un simpatico monaco che si comporta parodisticamente come il sergente Hartman con i suoi “inferiori”: anche stavolta ci riescono con fine eleganza!
Si ride tanto, tengono alto e costante il ritmo, calante solo un po’ nell’ultima parte, e confermano tra gli attori di un tempo il grande Leo Gullotta sempre valido.
Tuttavia, specie nella prima parte s’avverte la ripetizione di dejà-vu e schemi già collaudati, e non sono mancate delle situazioni leggermente scontate qua e là nel corso della vicenda.
“Incastrati” è un progetto più ambizioso di quanto possano pensare i “superficiali del comico”, ma proprio per la sua complessità di sintesi enciclopedica ha peccato di tradizione, pur offrendo nuovi spunti.

Considerando il finale ciclico ad effetto anticipatorio di un sequel e che non tutte le loro pellicole siano state portate qui alla ribalta, ci s’aspetta che il progetto continui nella sua ambizione, ma con ancor maggior innovazione.
VOTO: OTTIMO /
Le foto sono state estrapolate da IMDB.com.
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