Storia di una città sotterranea da scoprire
Fu con Ferdinando II di Borbone che cominciarono i lavori di quella che poi sarà definita Galleria Borbonica. L’obiettivo era quello di connettere in maniera sicura il Palazzo Reale e Piazza Vittoria, vicino al mare; per le truppe armate sarebbe dovuta essere una scorciatoia per raggiungere agilmente il palazzo in caso di necessità, per i regnanti una via di fuga di semplice percorrenza, visti i rischi corsi durante i moti rivoluzionari del 1848.
Il progetto proposto dall’Architetto Errico Alvino includeva due sensi di marcia, illuminazione a gas del tunnel e addirittura dei marciapiedi laterali: la galleria diretta in zona Chiaia avrebbe dovuto chiamarsi “Strada Regia”, mentre quella in direzione opposta, “Strada Regina”.
Era il 1853 quando cominciarono gli scavi e non tardi si incontrarono diversi intoppi, dovuti a strutture sotterranee preesistenti e alla conformazione del suolo; il progetto subì delle modifiche, i lavori continuarono, ma lo scavo non arrivò mai a Palazzo Reale, né fu mai ultimato.
Fu durante la Seconda Guerra Mondiale che la galleria fu utilizzata, ma con tutt’altra funzione rispetto a quella per cui era stata concepita. Un vero e proprio rifugio antiaereo nacque nei cunicoli progettati da Alvino, dotati di impianto elettrico e di servizi igienici dall’UNPA, l’Unione Nazionale Protezione Antiaerea. Nel percorso di visita si possono ancora vedere brandine e suppellettili usati dai circa diecimila napoletani che scappavano dalla città “visibile”.
Nel periodo post-bellico queste cavità ospitarono il Deposito Giudiziale Comunale fino agli anni Settanta; ecco perché durante le visite è facile trovare materiale o oggetti sequestrati, soprattutto auto o moto, a poca distanza dalle vecchie cisterne scavate nel tufo.
Un tuffo negli ultimo 200 anni della storia di Napoli.
L’immagine e alcune informazioni sono state riprese dal sito www.galleriaborbonica.com.
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