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Conversazione con Luigi Pisani, l’attore che ama le sfide

Senza i miei genitori avrei avuto molte difficoltà nell’intraprendere la difficile scelta di fare l’attore

-Luigi Pisani, attore

Cilentano doc ed attore di teatro, cinema e televisione, Luigi Pisani è un esempio di voglia di fare e di creatività, e di come le passioni, se sfuggi ad esse, finiscano inevitabilmente per richiamarti, come un boomerang.

È così che, quando è andato a studiare Economia e Commercio a Roma, inevitabilmente la recitazione l’ha richiamato sulla retta via per lui.  

Ha fondato un’accademia sulla Commedia all’Italiana, con sede a Roma, insieme con Antonio Grosso.

Quando è nata in te la passione per la recitazione?

«Questa è una passione che ho sin da piccolo grazie a mia madre, insegnante alle elementari che mi coinvolgeva anche durante gli allestimenti dei suoi spettacoli scolastici. Inoltre, mi piaceva raccontare storie ed imitare personaggi della mia terra».

Com’è stato, invece, l’incontro con la recitazione nella capitale?

«Ho frequentato la scuola di Teatro Azione, dove qualche anno prima di me era passato Elio Germano. Mi sono diplomato lì e da quel momento è cominciata la mia carriera nel mondo dello spettacolo».

Hai lavorato anche con Shakespeare, per così dire, interpretando un ruolo in una messinscena del suo Riccardo III. Credi che sia tappa imprescindibile per un attore quest’autore?

«Per me nelle opere di Shakespeare è racchiusa la vita, perché è talmente enorme il bagaglio che le sue opere portano con sé che non possono non riguardarci. Incontrare Shakespeare mi ha permesso di avere un rapporto emotivo, viscerale, quasi carnale con la recitazione. L’allestimento del Riccardo III, a cui hai fatto riferimento, è stato curato da Massimo Ranieri, uno degli incontri fondamentali della mia carriera».

C’è un genere di spettacolo teatrale a cui sei molto legato?

«Mi piace sperimentare, per cui ho spaziato dalla commedia moderna alla prosa, un po’ di tutto».

Al cinema, invece, sei stato diretto per la prima volta da Mario Martone in “Noi credevamo”: un affarone direi…

«Sì, pensa che io posso dire di aver girato la mia prima scena al cinema al fianco di Toni Servillo. Martone è un regista che ti fa immergere nel suo lavoro in maniera totalizzante. Alcune scene le girammo in Cilento, per cui ho potuto coinvolgere alcuni miei compaesani come comparse. Questo film è stato un viaggio bellissimo».

Si sa che il tuo mestiere comporta delle scelte, ma anche periodi di silenzio, per così dire, ovvero momenti in cui nessuna produzione ti coinvolge in alcun lavoro. Com’è stare in silenzio in quelle occasioni, spesso per molto tempo?

«Ho imparato a stare nelle pause, anche lavorative, a partire dai silenzi e dalle pause da palcoscenico, che è la cosa più difficile per un attore. Quando arrivano sfide nuove, anche se dopo molto tempo di attesa, mi piace immergermi, perché amo le sfide, ma con la consapevolezza che lo stare fermo un attimo prima in modo più calmo (e non nervoso come in passato) mi ha aiutato tantissimo».

In effetti, se guardiamo uno spettacolo teatrale spesso ci sono tanti silenzi. Il silenzio è sintesi tra parola ed azione. Il Teatro educa anche in questo che mi hai appena detto, cosicché sei riuscito ad affrontare anche meglio la vita. Ma dal momento che sei anche regista, da regista come ti definisci in quanto attore?

«Istrionico, che poi è anche la definizione che darei della mia personalità. Sicuramente istintivo, anche se all’inizio facevo tutto in maniera controllata e controllante, poi pian piano ho imparato che, pur essendo fondamentale nel mio mestiere la disciplina, intesa come consapevolezza dei confini dati dall’autore e dal regista, è importante non farsi schiacciare da questi confini. Dunque, un attore secondo me dev’essere disciplinato, ma molto molto maleducato (ride)».

Adesso passiamo alla televisione: cosa ti ha lasciato partecipare alle serie “I Cesaroni”, “Gomorra”, “Squadra Antimafia”, “Il Clan dei Camorristi” ecc…?

«Vorrei dire innanzitutto che “Gomorra” mi ha dato la possibilità di partecipare ad una serie che non ha nulla da invidiare alle serie americane, dove la professionalità è altissima e sul set si respira aria internazionale. Al di là delle luci e delle ombre del variegato mondo televisivo, ho imparato che, dal momento che dietro le produzioni c’è sempre tanto lavoro, esso va sempre rispettato, a prescindere da come sia accolto o meno dal pubblico. Ho partecipato anche a “Mare fuori” e a “Viola come il mare”. Quest’ultima serie uscirà la prossima stagione. Mi piace moltissimo la macchina da presa, anche perché scopro nuove cose ogni volta che mi viene offerta la possibilità di esprimermi attraverso di essa. Lavorare su un set è una continua scoperta del set e di me stesso».

La cosa più bella della vita è quando ti dimostra quello che sei: le tue esperienze ti insegnano che hai voglia di metterti in gioco. A proposito di incontri con grandi artisti del passato e del presente, vuoi ricordarne qualcuno?

«Monica Guerritore, oltre che brava come attrice, è una donna molto simpatica e con la quale si lavora molto bene. È travolgente come un ciclone. Per quanto riguarda Mariangela Melato, ricordo che, quando lavorammo insieme, un giorno ci furono dei problemi tecnici e avremmo dovuto cambiare la scena. Eravamo tutti in stand by per capire come far fronte a questo problema. Lei era l’unica a stare calma e ci invitò a non agitarci, perché, parafrasando le sue parole, non serve una soluzione, ma occorre un’idea. Era una donna che sapeva aspettare e che sapeva che la creatività ha dei tempi. E non vanno mai forzati. Il Teatro è questo, il Teatro è un altro tempo, in un mondo pieno di frastuono…».

Non ci poteva essere conclusione poeticamente migliore per definire una forma d’arte e te stesso. Grazie, Luigi, in bocca al lupo per tutto!

«Grazie a te, Christian, e viva il lupo!».

ELLE

Ringraziamo ancora l’attore per la disponibilità e per le fotografie che ci ha fornito mediante il suo profilo Facebook personale. Ecco un estratto della conversazione, nonché la video-intervista in diretta sui nostri social:

https://fb.watch/c_15UwAADp/

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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