«Girare a Roma dona sempre un alone di magia»
–Mattia Trezza, regista e sceneggiatore
Regista e sceneggiatore nativo di Sora, attivo a Roma e talento di successo anche grazie al suo corto Tra le 7 e le 8 in tour tra vari festival, Mattia Trezza non s’è occupato sinora solo di cortometraggi.
Ha già scritto un lungometraggio, poi diretto da Luigi Cozzi (per tanti anni braccio destro di Dario Argento) nel 2018: I piccoli maghi di Oz, un film in costume che vede in chiave moderna e rivisitata la celeberrima e popolarissima storia amata da grandi e piccini.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Realizzare il mio primo lungometraggio scritto e diretto. Lo sto presentando a diverse case di produzione, ma purtroppo non è sempre così facile riuscire ad entrare in contatto con chi deve visionare la tua proposta di progetto. È tosta: il sogno bisogna rincorrerlo…».
È una difficoltà legata alle produzioni o a tutto il cast da comporre?
«Spesso le case di produzione non visionano nemmeno il tuo materiale».
Prima o poi giungerai alla meta: te lo auguro! Tu vivi a Roma adesso: cosa ti ha dato e continua a darti per progredire nella tua arte?
«Roma è fonte di ispirazione. Basta camminare per strada, o addirittura scendere sotto casa. Noto spesso personaggi di vita con caratteristiche particolari. Roma è La Mecca per chi in Italia voglia fare cinema».
Mi colpisce la tua osservazione della realtà, quella cifra che rese grande la nostra Commedia all’Italiana. È vero che il tuo corto attualmente di successo Tra le 7 e le 8 guarda con nostalgia a questo genere fortunato della nostra cinematografia?
«Vuol essere sicuramente un omaggio al Neorealismo italiano. Mi piacerebbe riuscire a raccontare le storie all’italiana, ossia in un modo che è definito, ovvero con quel realismo e quella commedia che, tuttavia, allo stesso tempo trasmette drammaticità. La vita, infatti, è anche drammatica con tutte le sue sfaccettature. Comunque, a me piace molto variare, spaziare».
Prima di Tra le 7 e le 8 quale corto hai realizzato?
«Social World, girato nel 2018. Ha dei tratti abbastanza drammatici. Ero più piccolo quando l’ho girato, per cui c’è del giudizio in questo lavoro, mi sentivo un po’ moralista. Comunque, per tutti i corti che dirigo e scrivo prendo sempre spunto dalla realtà che mi circonda o dal vissuto che mi appartiene, perché per quanto la fantasia ti riesca a portare lontano, è bello che ci sia sempre un fondo di verità nelle storie trasposte sullo schermo. Quel che vivi lo senti sottopelle, e lo racconti meglio. Mi viene spontaneo fare cinema di realtà, perché mi diverte. Mi diverte osservare qualcuno o qualcosa, cosicché dentro di me partono tanti ragionamenti, anche ripensandoci in un secondo momento».
Vuoi raccontarmi qualcosa del tuo miglior lavoro sinora? Ovvero, Tra le 7 e le 8?
«I protagonisti Ivan Castiglione e Maurizio D’Agostino sono stati veramente fantastici, mi hanno ascoltato bene, garantendomi un risultato che era quello desiderato. Ci siamo fatti un sacco di risate. Erano perfetti insieme, sembravano Totò & Peppino. Ho raccontato la vera storia di un rapporto padre-figlio, che ha riguardato mio padre e mio nonno. Ho esasperato leggermente i toni per dare al lavoro una patina più grottesca. Tra padre e figlio c’è sempre un rapporto amore-odio che va avanti negli anni. C’è qualcosa di ancestrale in tutto questo, motivo per cui ho scelto di narrarlo. Voglio aggiungere che questo corto ha ricevuto una menzione speciale alla Biennale di Bordeaux».
Nel tuo primo film chi ti piacerebbe scritturare?
«L’attore Francesco Gheghi, mio caro amico, che ha recitato in diverse pellicole, come Mio fratello corre con i dinosauri. Vorrei portare sempre con me anche Ivan Castiglione per i lavori futuri. Ma anche Rocco Papaleo come protagonista nelle vesti di un patrigno, in un ruolo diverso dal solito stereotipato. Vorrei che recitasse nei panni di un personaggio marcio, arcigno».
Ma io ti auguro subito di realizzarlo, e con questi attori, inoltre, sarò ancora più motivato a vederlo: in bocca al lupo per tutto, caro Mattia!
«Viva il lupo, grazie carissimo!».
Grazie ancora all’artista per averci fornito le foto!
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