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Nocera Inferiore – Il Castello degli amori impossibili

La città di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, conserva una perla rara di epoca medievale: si tratta del Castello del Parco che sorge sull’omonima collina, polmone verde della città.

Un tempo teatro di vicende degne di nota, oggi l’antico maniero è il fulcro dell’instancabile impegno dei volontari dell’associazione “Ridiamo vita al Castello ASP ETS”, interessati a valorizzarne la storia attraverso visite guidate gratuite e una serie di eventi culturali, partendo dalla consapevolezza che il primo passo verso la tutela sia la conoscenza.

L’importanza di questa struttura si articola attraverso i secoli. Infatti, la prima attestazione risale al 984 d.C. Tuttavia, dal X secolo fino ai giorni nostri il maniero ha subito fortissimi rimaneggiamenti ed è stato protagonista di un processo di stratificazione architettonica dovuta al passaggio di dominazioni diverse: normanni, svevi, angioini…

Oltre ai tanti personaggi realmente esistiti che vi hanno soggiornato per periodi più o meno lunghi, tra le mura del castello sono fiorite leggende che riescono ad intrecciare realtà e fantasia, in un connubio unico di incanto e spavento.

Le vicende dei due fantasmi che, ancora oggi, atterriscono i visitatori notturni hanno un comune denominatore: l’amore. In questo caso, non parliamo di amori felici, piuttosto di amori impossibili che comportano abbandono, dolore e morte.

La carceriera Cencia di Trastevere e il suo amore folle per il signore di Nocera

La prima storia riguarda la carceriera del castello, Cencia di Trastevere, follemente innamorata di Francesco Prignano, signore di Nocera e nipote di papa Urbano VI. Il bel giovane illuse Cencia che, per un attimo, sperò di poterlo sposare e coronare il suo sogno d’amore. Quando si risvegliò dal sogno fu catapultata in una realtà da incubo accorgendosi che lei, una rozza carceriera, non avrebbe mai potuto essere all’altezza di un uomo potente come Francesco. Nel cuore inaridito di Cencia, il confine tra l’amore e l’odio si fece labile e la ferita straziante provocata da questa delusione la trasformò in una donna terribile che sfogava il suo dolore sui prigionieri, punendoli con torture disumane.

Il corsaro Matul diventò Basilio di Levante per amore di Bianca

Matul, il corsaro, è il protagonista dell’altro racconto che narra della sua passione divampata nelle stanze del castello nei confronti di Bianca, figlia del barone di Roccella. Le difficoltà a cui andarono incontro questi giovani amanti derivarono da un’incompatibilità religiosa: Bianca era cattolica e Matul musulmano. Sfidando qualsiasi regola e qualsiasi pregiudizio, i due assecondarono il loro desiderio e Bianca rimase incinta. Ancor prima della nascita del figlio, il pirata tornò alle sue scorrerie e abbandonò la nobile fanciulla, lasciandole solo una collana in pegno del suo amore.

Indebolita emotivamente dalla lontananza dell’amato e fisicamente da complicazioni dovute al parto, Bianca morì poco dopo aver dato alla luce il suo bambino. Trascorsi parecchi anni, Matul si ritrovò a passare per la collina di Nocera e incontrò un giovane sulla sua strada. Senza averlo riconosciuto, lo sfidò a duello per poter appropriarsi delle sue ricchezze, da buon pirata qual era. Ottenuta la vittoria, mentre rovistava tra gli averi del defunto, gli trovò al collo la stessa collana che lui aveva donato a Bianca e che Bianca, a sua volta, aveva lasciato al figlio prima di morire. Così si accorse di aver commesso il più atroce dei delitti: aveva ucciso Corradino, sangue del suo stesso sangue. Devastato da questa scoperta, seppellì il corpo e passò il resto della sua vita a piangere sulla tomba del figlio. Come gesto estremo di pentimento si convertì al cristianesimo e cambiò il suo vecchio nome di pirata in Basilio di Levante. Sopraffatto dal senso di colpa, fu trovato morto con le labbra attaccate alla lapide del figlio Corradino.

Il viaggio nelle leggende del castello finisce lasciandoci un senso di commiserazione verso due personaggi tormentati che stanno ancora espiando le loro colpe e che non sono più riusciti a separarsi dal luogo che li ha profondamenti segnati, in vita come in morte.

Se gli aneddoti su Cencia e Matul vi hanno incuriosito, non vi resta che partire alle volte di Nocera Inferiore per visitare la struttura medievale e lasciarvi affascinare dalla magia che si respira in un luogo ricco di arte e storia: il complesso del Castello del Parco e del Palazzo Fienga.

© Foto di Achille Cuccurullo e Christian Liguori

© IL QUOTIDIANO ONLINE – 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Licia Crispini

Classe '96, laureata in “Archeologia e Storia dell'Arte” all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Fin da piccola matura uno spiccato interesse verso l’arte, il teatro e la cultura che la spinge a cercare una strada in questa direzione, infatti, dal 2011, prende parte, nelle vesti di attrice, agli spettacoli messi in scena dall’associazione “Artenauta Teatro”. Continua la propria formazione teatrale attraverso la partecipazione a stage e seminari con attori di fama nazionale. Nel 2016 poi sceglie di condividere gli intenti di tutela e di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, in particolare del Castello del Parco Fienga di Nocera Inferiore e collabora attivamente alle iniziative dell’associazione “Ridiamo vita al castello”. Da pochi mesi è impegnata anche in un nuovo progetto concernente la promozione delle attività culturali e turistiche nei comuni dell’entroterra cilentano. Fortemente convinta che il primo passo verso la tutela sia la conoscenza, ritiene indispensabile avvicinare le persone alla riflessione sulle bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche e si impegna a diffondere i suoi ideali con passione per un mondo più sensibile all’arte, ergo migliore. Curerà la rubrica “Sentieri, Storie e Territori”

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