«Da scrittore contemporaneo cerco di rispondere a quesiti eterni, rivestendoli di maschere storiche»
–Raffaele Aufiero, autore, editor e giornalista
Editor, giornalista ed autore, il campano Raffaele Aufiero ama la propria terra, ne trasmette il valore in molte delle sue innumerevoli opere, di cui lui stesso ammette di aver perso il conto.
Il suo romanzo Sarracino è stato tradotto persino in lingua araba.
Protagonista di varie presentazioni è proprio adesso il suo ultimo romanzo, Pasqua senza Papa, che evoca in noi senza riferirvisi la scomparsa del pontefice emerito Benedetto XVI.
Sta ancora girando, presto sarà presentato molto probabilmente in diverse città dell’Agro Nocerino-Sarnese, e forse anche a Napoli.
I misteri nelle opere letterarie che hai scritto ci entrano? Se sì, in che modo?
«Io non credo di celare dei misteri nella mia scrittura. Narro storie molto limpide, riflettenti spesso sulla vita ed articolandosi in fatti avventurosi, intrighi. La mia scrittura tende ad essere provocatoria, soprattutto nella narrativa di Storia».
In cosa consiste la tua provocazione?
«Nella commistione tra la realtà storica accertata e documentata e la realtà dello scrittore, ovvero la fantasia. Faccio interagire tra di loro questi due piani. Faccio parlare personaggi storici con personaggi inventati. Questa è la mia provocazione: cercare di sfidare le regole della conoscenza accertata, non per stravolgerle, ma per aggiungere qualche componente in più».
Di cosa parla Pasqua senza Papa?
«Mi riferisco alla Pasqua del 1849, quando era presente sul territorio vaticano la Repubblica Romana. In quell’occasione il pontefice fu costretto alla fuga, a farsi ospitare dai Borbone a Gaeta. Mi attengo scrupolosamente alle fonti, grazie ad un attento e meticoloso lavoro di documentazione. La storia, tuttavia, è on the road, avventurosa. All’interno c’è un personaggio che ho creato ispirandomi a Rambo, omonimo protagonista della fortunata saga cinematografica con protagonista Sylvester Stallone».
Sei un manzoniano?
«Manzoni non ha contaminato i suoi romanzi fondendo Storia e Fantasia, come faccio io attraverso i personaggi».
Mi piace questa disinvolta mescolanza! Fai rivivere così lo spirito della letteratura medievale in tempi attuali davvero bui ed accecati da un’ignoranza talmente forte che si parla spesso in maniera errata e stupida di Nuovo Medioevo, senza senso.
«Ho scritto persino un romanzo sul Medioevo ambientato in Spagna. Ho trattato questo periodo con cautela e rispetto».
Come ci entra la tua terra nelle tue opere?
«La Campania, soprattutto il salernitano, è sempre entrata nelle mie opere. Il mio romanzo La coda dello scorpione è ambientato in una città tale P., che potrebbe essere benissimo la città in cui sono nato, Pagani. Ho scritto La rabbia e l’ambientazione è Salerno».
Hai scritto anche opere teatrali e versi poetici: anche qui c’è provocazione?
«Sono provocatorio nei romanzi, per mezzo di quella contaminazione tra realtà e fantasia che in quest’altro genere di opere non riesco ad applicare. Nelle poesie m’ispiro all’Ermetismo del grande poeta salernitano Alfonso Gatto. Per il teatro ho letto molto Pinter, tra i vari, in giovinezza. Nei miei scritti teatrali tratto tematiche esistenziali profonde».
C’è una città che tu ami particolarmente e a cui hai dedicato un libro?
«Parigi. Ho scritto Avremo sempre Parigi, il cui titolo è desunto dall’ultima frase del capolavoro cinematografico Casablanca. Ho voluto realizzare un’ideale prosecuzione narrativa del film. Una storia che sembrava finita l’ho fatta rivivere vent’anni dopo, con gli stessi personaggi: anche questa è una provocazione…».
Come dev’essere il tuo lettore ideale?
«Curioso, un lettore che si chieda cosa sia nascosto dietro le parole e che consideri la scrittura non una didascalia della realtà, ma un’invenzione. Le mie storie partono da un’invenzione letteraria: dalla mia scrittura nasce la storia».
Tu che sei anche giornalista, come valuti l’operato di un grande del settore da poco scomparso, ovvero Maurizio Costanzo?
«Ha dato una sferzata decisiva alla professione giornalistica, avvicinandosi alla gente ed entrando nell’umore della comunità. Ha lanciato tanti oggi famosi in più settori della società. Consideriamolo un maestro nel nostro ambito».
Oggi ricorre la cosiddetta Festa della Donna, che mi piace ricordare come sentita commemorazione di un evento tragico. Tu hai scritto un romanzo a sfondo femminile?
«Per cercare Esmeralda. La protagonista è passionale e umile. In Sarracino la protagonista è una medichessa. Quest’ultimo lavoro mi ha permesso di ricordare con dignità le mulieres salernitane, donne che già nel Medioevo erano importanti, famose ed ascoltate in ambiente medico-scientifico. Sono donne che hanno saputo imporsi in un mondo ove ancora più di oggi vigeva la regola del maschio».
In futuro scriverai di attualità?
«Non lo so, ma quando scrivo di Storia c’inserisco sempre riferimenti alla contemporaneità, almeno sul piano del pensiero».
Auguri per i 50 anni di carriera letteraria festeggiati nel 2022: complimenti! In bocca al lupo sempre per tutto, e che sempre aumentino questi anni…
«Grazie Christian, già poterlo raccontare è un bel traguardo».
Ringraziamo lo scrittore anche per le foto che ci ha concesso liberamente.
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