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Conversazione con Ilaria Barchi, che diffonde cultura a partire dalla vita

«Il sistema scolastico italiano rende l’Inglese schematico, mnemonico. S’imparano le parole, ma quando incomincia la storia?»

Ilaria Barchi, consulente editoriale e docente. 

Professoressa di Chimica della Val di Susa e consulente editoriale di libri in lingua Inglese per bambini (Independent Usborne Partner), Ilaria Barchi, nota anche come @iaiasbooks su Instagram, si definisce sui social una mamma prof che ha trovato la sua strada

Pur non conoscendo perfettamente l’Inglese, è da tre anni a questa parte ormai che lo ha migliorato, partendo dalla curiosità e la voglia di trasmettere il sapere stando dietro le quinte. 

A Febbraio 2023 si festeggia il terzo anniversario della sua attività per conto di una casa editrice londinese: Usborne

Quali sono i libri che sponsorizzi? 

«Di tutte le età e di ogni genere: sonori, tattili, favole classiche e non note, libri con l’audio per i genitori che non se la sentono di leggere in inglese ai loro figli, libri di quiz, giochi, esercizi ed enigmistica per bambini. C’è di tutto e sono tutti ben illustrati. Il mio lavoro è quello di aiutare il cliente a scegliere tra tremila titoli, in base alle necessità e ai gusti del bimbo o della bimba, ma anche dei loro genitori».

Perché credi che sin da piccoli sia necessario apprendere la lingua della globalizzazione?

«Portare l’Inglese in famiglia per me è più di una passione. Non bisogna aver paura del bilinguismo. Canticchiavo e leggevo in inglese a mio figlio nel pancione. Nella fascia dai 0 ai 6 anni i bambini sono veramente delle spugne. Invito i genitori che hanno figli piccoli a non aver paura di provarci, a non fermarsi. Spesso l’Inglese spaventa. A me ha aiutato a comunicare con tante persone di culture differenti dalla mia. L’Italia resta ancora indietro relativamente alla conoscenza di questa lingua. Siamo noi adulti a conoscerlo poco o a non conoscerlo, oppure lo pratichiamo solo relativamente al nostro campo. Certo è che il bilinguismo richiede studio, impegno, quindi può stancare. Ecco perché spaventa, e terrorizza anche la novità». 

Il problema è che si studia l’inglese secondo una grammatica rigida e non sintetizzata: quindi, come se avesse una grammatica italiana. Tu insegni Chimica, una materia ostica e spesso odiata. Qual è la chiave per amare questa disciplina così importante?

«Sono ben consapevole delle sue difficoltà. Insegno da poco, spero di aver trovato la chiave giusta, che per me è questa: approcciarsi alla Chimica tenendo presente che tutto ciò che ci circonda è Chimica. Il mio semplice parlare o scrivere è dovuto a reazioni chimiche. Mi affascina tantissimo scoprirla, data questa premessa. La Chimica è un modo di ragionare e di far lavorare il cervello che ti aiuta nella vita di tutti i giorni».  

Le tue passioni partono dalla vita, dal tuo amore per i tuoi figli, dal tuo essere mamma: dimostri pienamente quanto la pedagogia si faccia crescendo. Sei partita da dentro. 

«È vero, e quest’attività relativa ai bambini e all’inglese mi ha smosso tantissimo, fatto conoscere persone meravigliose. Mi ha arricchito così tanto che è tornato a scuotermi quel sogno nel cassetto del passato, che adesso ho finalmente tirato fuori: l’insegnamento».

Che meraviglia! Ma nell’ambito della casa editrice per cui lavori c’è qualche libro dedicato alla letteratura inglese?

«Certo, c’è una collana dedicata a Shakespeare, un’altra a Dickens. Sono i libri che leggo io, perché anche gli adulti ne approfittano di questi libri, essendoci romanzi per i ragazzi un po’ più grandi. Per i piccoli vanno per la maggiore i libri sui giochi, perché attraverso il gioco si riesce a trasmettere meglio la lingua».

Vai anche nelle scuole a promuovere?

«Ho partecipato ad un interessante progetto che permette alle scuole di ampliare gratuitamente le loro biblioteche, organizzando con le scuole delle cosiddette fiere del libro (Book Fair). I genitori sono invitati a partecipare e possono acquistare ciò che vogliono. Sulla base del venduto la scuola riceve una percentuale anche molto alta se si raggiungono certe cifre: è così che una scuola può accrescere la propria biblioteca in maniera totalmente gratuita». 

Spero che sempre più persone si rivolgano a te d’ora in avanti e in bocca al lupo per tutto! Ti piacerebbe anche scrivere? 

«Scrivo molto e leggo molto, sono cose che mi appassionano tanto sin da piccola, da quando ho iniziato a scrivere un diario che ancora utilizzo. Mi piacerebbe, però, scrivere storie, racconti. Oppure scrivere di me, cosa che già faccio. È terapeutico per me parlare di sentimenti personali. Grazie e viva il lupo». 

Scriveresti anche in Inglese? 

«Potrebbe essere una bella sfida, ci potrei provare. Perché no?!». 

Ringraziamo Ilaria anche per le foto che ci ha fornito e auguriamo al pubblico del giornale un sentito ed affettuoso buon Natale: la rubrica de Le Conversazioni di Liguori torna più carica di prima Mercoledì 11 Gennaio (le video anche prima!)

Per saperne di più clicca al link sulla conversazione:

https://fb.watch/hxI2WRUJh9/

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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