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Green pass: il certificato verde che discrimina la gente, i “no vax”

Un altro termine anglicizzato, purtroppo, è entrato a far parte nel nostro vocabolario e si tratta del  green pass. Almeno una volta al giorno, come una preghiera, ripetiamo questo termine o lo sentiamo pronunciare da qualcuno, in primis dai mass media. Non è una cosa nuova quella di ripetere sempre le stesse parole come se fossimo affetti da ecolalia. Tuttavia le parole, come dice il poeta Andrea Camilleri, “sono pallottole e hanno il potere di cambiare il mondo”

Il green pass è la conseguenza di un virus, il Sars-Cov-2, quale causa del Covid-19 che ha cambiato il nostro mondo, le nostre abitudini. Nasce inizialmente come certificato vaccinale che serve per spostarsi nei territori dell’Unione Europea. Poi il decreto legge n. 175 del 23 luglio 2021 definisce che è obbligatorio il green pass per accedere nei ristoranti al chiuso, centri benessere, nelle strutture ricettive, piscine, nei centri natatori, centri termali, parchi tematici e di divertimento, centri culturali, centri sociali e ricreativi, musei, in altri istituti e luoghi della cultura, alle mostre, e per partecipare ai concorsi pubblici, agli spettacoli all’aperto, alle competizioni sportive, agli sport di squadra, alle sagre e fiere, ai convegni e congressi e svolgere attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò. Il documento viene firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, e dal Ministro della salute, Roberto Speranza.

Il fulmine a ciel sereno arriva, però, in data 6 agosto quando viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 111 del 2021 specificando che è obbligatorio entro il 1 settembre avere il green pass in specifici luoghi: nelle scuole, università, sui mezzi di trasporto, agli eventi sportivi e spettacoli aperti al pubblico. Il decreto legge “entra in vigore il giorno successivo […] e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge“. La sua conversione in legge dalle Camere dovrà avere luogo entro 60 giorni. Questa volta firmano più rappresentanti istituzionali: il Presidente della repubblica, Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, e il Ministro della salute, Roberto Speranza.

Il New York Times elogia così il decreto legge “gli italiani stanno improvvisamente godendo di un’alta stagione di razionalità“. La storia ci insegna che momenti di alta razionalità attraversati da uno Stato non causano sempre effetti positivi sui suoi cittadini. Mentre noi viviamo questa “alta stagione di razionalità” ci sono importanti proteste in Francia e negli Stati Uniti divisi, questi ultimi, tra città che richiederanno il pass per i vaccini e altre che non lo richiederanno.

Ora capiamo perché questo pass si chiama “green“, ebbene richiama metaforicamente il semaforo verde, chi ne dispone – il vaccinato, il tamponato, chi ha già contratto il virus o non può farsi il vaccino per motivi di salute – avrebbe libero accesso in quei luoghi che in precedenza aveva già il libero accesso. Dunque, è palese che il semaforo diventa rosso per chi non è vaccinato. Trattasi del famigerato no vax, un soprannome dato illegittimamente dai mass media. Ma cosa significa essere no vax? L’enciclopedia Treccani riporta la seguente dicitura: “Chi è contrario alla vaccinazione”. Ma non è vero che tutti i no vax sono contrari alla vaccinazione, ci sono persone etichettate in questo modo che sono contrari ai soli vaccini ora disponibili per combattere il Covid-19. I no vax richiamano una struttura sociale trasversale, nonostante ciò si commette l’errore, forse volontario, di additarla esclusivamente come rozza, facinorosa e ignorante.  

Sminuire i no vax serve in qualche modo per rassicurare la fetta di vaccinati,  38.077.685 secondo i dati del governo, di stare dalla parte giusta. Mario Draghi, durante la conferenza stampa tenuta il 22 luglio dice che “il green pass non è un arbitrio è una condizione per tenere aperte le attività economiche […] L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali, muori oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi e lui o lei muore. Senza vaccinazione si deve chiudere tutto“. Di recente sul TG2 Post, il Ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, vedendo un video di protesta da parte del personale scolastico no vax ha sostenuto che “i facinorosi non devono avere spazio nella nostra scuola”. Durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Pavia, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto: “Chi pretende di non vaccinarsi, con l’eccezione di chi non può farlo, e di svolgere vita normale, frequentando luoghi condivisi di lavoro, istruzione e svago, in realtà costringe tutti gli altri a limitare la libertà, rinunciare a una prospettiva di normalità di vita“.

In queste parole si capisce che il problema ora non è più il Covid-19 perché viene debellato dal vaccino, ma è il non vaccinato che mette a repentaglio la propria vita e quella degli altri, quindi, rischia di far chiudere tutto, quindi, rischia di mettere a repentaglio l’economia italiana. Il vaccinato può stare sereno e senza avere il dispiacere di farsi tamponare ogni 48 ore per poter lavorare, perché il suo green pass ha una durata di 12 mesi se con due dosi di vaccino o con vaccino monodose o con dose unica con pregressa infezione; mentre chi ha solo la prima dose il green pass ha validità a partire dal 15° giorno fino alla dose successiva. Questo spensierato ottimismo stona col fatto che i vaccinati possono contagiarsi come i non vaccinati e anche i vaccinati, seppur in numero minore rispetto ai non vaccinati, possono essere a rischio di essere ricoverati in terapia intensiva. Di conseguenza, perché i vaccinati non dovrebbero seguire lo stesso iter dei non vaccinati? Per di più non si tiene conto del fatto che questi vaccini possono cozzare con future varianti del Covid-19.

Intanto, però, sono i no vax, che appartengono a specifiche categorie lavorative, a essere penalizzati poiché per lavorare, ottenendo un green pass della durata di 48 ore, devono pagare di tasca propria il tampone naso-faringeo o salivare. Questi ricordano il film “In Time” dove ogni singola persona ha un tempo sul proprio avambraccio, se finisce perde la vita. Allo stesso modo si trovano i non vaccinati che hanno 48 ore di tempo prima che smettano di “vivere”. Ma quanti non vaccinati possono permettersi di investire su se stessi tamponandosi ogni due giorni? Per quanto tempo possono permettersi di farlo? Non si tiene, inoltre, in considerazione che sono sottoposti quasi giornalmente a una grande forma di stress psicologico.

I segretari generali di CGIL, CISL e UIL, rispettivamente Maurizio LandiniLuigi Sbarra Pierpaolo Bombardieri, hanno inviato una lettera lo scorso 3 settembre a Mario Draghi sollecitandolo a rendere obbligatorio il vaccino per tutti. Essendo che il governo ha intrapreso la strada di vaccinare tutti, ha un senso di coerenza di rendere il vaccino obbligatorio per tutti. Fa strizzare un po’ l’occhio che è proprio la Lega a mettersi contro le discriminazioni causate dal green pass. Mentre il partito di Matteo Salvini è isolato politicamente all’interno della compagine governativa, il premier si mostra disponibile a rendere obbligatorio il vaccino solo quando l’Ema e Aifa riconosceranno il vaccino anti-Covid come farmaco ordinario, rendendo l’Italia come primo Paese d’Europa ad adottare il vaccino obbligatorio. Nel mondo sono solo quattro i Paesi che hanno adottato l’obbligo vaccinale per tutti, e sono: Indonesia, Turkmenistan, Micronesia e Tajikistan. Tuttavia la doccia fredda per il premier italiano arriva qualche giorno fa e ne veniamo a conoscenza grazie a il Giornale che ha ottenuto una notizia importante “Ema darà il via libera all’autorizzazione al commercio completo dei vaccini Pfizer e Moderna, come se fossero dei normali farmaci, tra un paio di anni” perché le aziende farmaceutiche devono completare gli studi sui vaccini, per esempio l’azienda Pfizer “deve concludere lo studio di fase 3 tra ben 28 mesi circa“. Al governo Draghi non gli resta che lavorare affinché si ampli l’uso del green pass anche per altre categorie lavorative.

Non essendo ancora un farmaco ordinario è ragionevole che ci sia una fetta di cittadini che sia scoraggiata di vaccinarsi. Non aiutano il loro scoraggiamento i mass media che non producono solo utili informazioni ma anche misinformazione e disinformazione né rincuorano i provvedimenti sclerotici emanati dal governo fin dall’inizio della pandemia. Tanto meno rincuorano i medici divisi tra coloro che dicono in maniera ossessiva compulsiva “vaccinatevi!” e quelli che vanno in piazza o sui social network sostenendo il suo contrario.

In data 14 agosto l’Associazione Nazionale Presidi si è opposta al Protocollo sicurezza delle scuole per garantire i tamponi al personale scolastico perché sarebbero pesati economicamente sulle spalle delle scuole e, inoltre, andrebbero a favorire chi non vuole vaccinarsi, per cui non c’è l’interesse di “sostituire” il tampone con la vaccinazione. La discriminante di questa certificazione verde è stata resa pratica quando alcuni docenti non sono riusciti ad accedere a scuola poiché privi di Green pass. L’ANP va in contraddizione con il suo ultimo intervento per frenare la scelta del Ministro dell’istruzione di non far indossare le mascherine agli alunni e docenti, se tutti vaccinati. Per l’ANP si tratterebbe di una misura discriminatoria per coloro i quali non sono ancora vaccinati. Mentre i sindacati si stanno muovendo per rendere i tamponi gratuiti per il personale scolastico, il governatore della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha dato spazio a tutto il mondo della scuola di potersi fare il tampone gratuitamente tramite appositi hotspot vaccinali. Ma il servizio ha durata breve: dal 6 al 19 settembre.

L’art. 13 della Costituzione italiana recita che “la libertà personale è inviolabile” e l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo afferma che “tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire in uno spirito di fraternità vicendevole“, invece, il documento italiano del Regolamento (UE) 2021/953 chiarifica che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari […] o perché non hanno avuto ancora l’opportunità di essere vaccinati“. Nei documenti che riguardano altri Stati, come la Gran Bretagna e la Francia, è contemplato il rispetto verso chi sceglie di non farsi il vaccino; nel nostro caso questo rispetto viene omesso. Così si giustificano le citazioni discriminatorie contro i no vax da parte di uomini istituzionali e anche da parte di tutti quelli che si sentono di stare dalla parte giusta. I nuovi “controllori” posti nei luoghi del sapere e non, dove è obbligatorio avere il certificato verde, si premurano di mandare via chi non ha il certificato verde, e la loro risposta è che si limitano ad osservare le leggi. Questa cosa sembra di averla già sentita quando Adolf Eichmann, uno dei protagonisti dello sterminio degli ebrei, disse “ho obbedito agli ordini” durante il processo tenuto a Israele l’11 aprile 1961, che si concluse con la sua condanna a morte.

No, i no vax non sono i nuovi ebrei, non parliamo di un’etnia né ha nulla a che fare con l’ideologia nazionalista e razzista. Ma sono i comportamenti fratricidi a dare un senso di familiarità. Si può essere in accordo o disaccordo sul vaccino anti-Covid, l’art. 21 della Costituzione italiana sostiene che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” ma è assolutamente poco lodevole discriminare tramite un certificato verde tutti quelli che non hanno scelto ancora di vaccinarsi o non vogliono vaccinarsi. D’altronde l’art. 32 della Costituzione italiana dice che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge“.

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di Marco Visconti

Classe '92, attualmente risiede a Pagani. All’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha conseguito prima la laurea triennale in “Storia” nel 2015 e poi la laurea magistrale in “Scienze Storiche” nel 2017 con voto 110/110 e Lode. Ha partecipato al concorso di letteratura VII Premio internazionale “Giovanni Bertacchi” classificandosi come finalista con la poesia “Vita Nuova”. Ha scritto una intrigante silloge poetica, dedicata alle maschere e ai personaggi carnevaleschi più noti, per la collana poetica “Logos” vol. 25 edita da “Dantebus”. Una sua poesia è stata selezionata dal prestigioso catalogo “Arte in quarantena” organizzato da Paolo Liguori, direttore di TGcom24, e da Salvo Nugnes, curatore d’arte. Un'altra, invece, è stata selezionata per la "Pro Biennale" di Venezia organizzata da Vittorio Sgarbi. È giornalista pubblicista dal 22 luglio 2020 e ha scritto per “Vesuvio Live” e scrive per “Le Cronache” e "In Prima News". Promotore di significativi eventi culturali, tra cui un convegno sul beato Tommaso Maria Fusco realizzato il 1° dicembre 2019 nel Cenacolo di Beato Maria Fusco a Pagani. Attualmente insegna italiano e storia presso le scuole secondarie di secondo grado.

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