«Io preferisco essere artista e non criminale: pongo l’aggressività al servizio della mia creatività»
–Giuseppe Alletto, pittore
Arte e Cinema sono le sue più grandi passioni, e anche la filosofia di Nietzsche: l’artista contemporaneo Giuseppe Alletto si muove a tutto tondo, toccando città internazionali nel corso delle sue mostre e vendite davvero numerose.
Disegna anche su PVC e ha addirittura rivoluzionariamente realizzato un autoritratto all’interno della locandina di un film dei primi Anni Settanta con Dustin Hoffmann (Cane di paglia).
Talentuoso e irriverente, si misura bene pure in rappresentazioni di uomini che lottano (modello in questione è la scultura michelangiolesca) e nel genere erotico, dando linfa con vivacità ad un amore appassionato e sincero per il nudo di donna.
Definisce la sua arte mitico-antropologica o antropo-mitica: utilizza, cioè, il mito per parlare dell’uomo in generale e divide in tre fondamentali categorie l’essenza umana (il suo rapporto con il divino, la sua relazione con l’aggressività e il suo legame con l’erotismo).
Prossimamente esporrà a Milano, Firenze e Barcellona.
Quando hai iniziato ad essere artista, anche se artisti si nasce?
«Ho iniziato a dieci anni circa. Quando ero piccolo leggevo moltissimo, cosa che faccio anche ora. Si legge sempre di cose che fanno altri, mi chiedevo quando sarebbe toccato a me di creare qualcosa. Ho scelto di focalizzarmi su pittura e disegno».
Nella realizzazione delle installazioni sei riuscito a trovare il collante con la settima arte?
«In effetti lì c’è anche il collante con la scenografia. Alcune mie installazioni fanno riferimento specifico al cinema, come quando ho riprodotto in pittura una locandina cinematografica inserendo il mio volto. Sono legato a Cane di paglia anche per la tematica dell’aggressività, a me molto cara. Mi sono accorto di essere più espressionista di quello che pensavo di essere inconsciamente».
Tu porti su tela l’aggressività: c’è un particolare tuo vissuto personale alle spalle?
«Più che personale, lo definirei un vissuto psichico. Credo che noi umani abbiamo forti componenti di aggressività: la distinzione va fatta tra coloro che sanno esprimerla bene e chi se ne fa sopraffare. Io la esprimo nell’arte».
Complimenti per il modo di esorcizzarla: sei molto freudiano!
«Freud era più tendente verso la questione della pulsione sessuale, ma anche l’aggressività è una pulsione».
E invece la tua esigenza di inserire te stesso nella locandina di un film è connessa ad un’originale dichiarazione d’amore poetica per la settima arte?
«Entrano in gioco molteplici componenti, tra le quali una infantile su tutte. Ad esempio, mi capita spesso di guardare pellicole che mi appassionano e penso che avrei dovuto farle io, cioè che mi sarebbe piaciuto realizzarle, anche se chi le ha dirette, poi, ha fatto un ottimo lavoro, meglio di come probabilmente avrei potuto fare io (ride)».
La tua prima mostra invece a che età?
«Avevo 17 anni, frequentavo ancora le superiori e ricevetti la collaborazione di diversi docenti. Ho esposto per la prima volta nella mia Bagheria».
Perché ti dedichi anche all’arte erotica?
«Credo che l’erotismo sia una delle strade per raggiungere una conoscenza superiore».
Che ne pensi della critica d’arte odierna?
«Penso che siano più i galleristi oggigiorno a comprendere l’arte che i critici».
Io non so disegnare neanche un albero: secondo te è colpa della mancanza del cosiddetto dono artistico o genio?
«In realtà, credo che in percentuale ci voglia maggiormente volontà più che talento. Si può essere precoci, ma poi ci vuole studio, e lo dimostrano bene le biografie di grandi artisti. È chiaro che ci dev’essere l’elemento della scintilla, ma non basta quello, perché se essa non viene coltivata al massimo, non si può arrivare da nessuna parte. Credo che il mondo più che risultare pieno di esseri non talentati, sia colmo di talenti sprecati».
Non si poteva non concludere con una riflessione così profonda, come ciò che comunichi in ogni forma: grazie Giuseppe, auguri per tutto!
«Grazie a te Christian, veramente!».
Ringraziamo l’artista anche per averci fornito le cinque immagini presenti nell’intervista.
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