CASTELLABATE, BORGO CUSTODE DI UNA BELLEZZA ETERNA
Come dare torto a Gioachino Murat che, affacciandosi dal Belvedere San Costabile di Castellabate esclamava con gli occhi pieni di meraviglia «Qui non si muore». Infatti a Castellabate, piccolo borgo ubicato all’interno del Parco Nazionale del Cilento, non si può morire perché è tanta la bellezza che ci inebria, ci mantiene vivi, ci scrolla di dosso preoccupazione ed apatia.
LA LEGGENDA DI LEUCOSIA
Come anche gli altri paesini cilentani, Castellabate è un “locus amoenus” dove poter rifuggire la vita frenetica e stressante della città e godere dei capolavori che ci regala la natura.
È facile cedere al fascino di Punta Licosa, la “patria delle sirene”. Si tratta di una frazione del comune di Castellabate, uno scrigno prezioso per trascorrere momenti di isolamento e otium a contatto con la natura, riparati dall’ombra della pineta e bagnandosi nelle acque cristalline. Al luogo è legata anche l’infelice storia di Leucosia. Ella, insieme alle sue sorelle Partenope e Ligea, fu trasformata in sirena da Demetra. La trasformazione le toccò come punizione per non aver difeso Persefone, figlia di Demetra, quando Ade voleva rapirla; infatti, queste tre sorelle erano amiche di Persefone ed erano presenti al momento del rapimento, ma non fecero niente per impedirlo e così la madre sventurata sfogò il suo dispiacere su di loro.
Le sirene Leucosia, Partenope e Ligea ammaliavano i marinai con il canto soave fino a fargli perdere il controllo delle navi e poi ne divoravano i corpi. Fin quando, umiliate dalla superiorità del canto di Orfeo oppure offese dal tentativo vincente di Ulisse di sfidarle e ascoltarne la voce senza cadere nella loro trappola, decisero di abbandonarsi ad un destino infelice. Partenope si gettò nelle acque del Sebeto laddove sarebbe sorta Napoli, Ligea arrivò fino alle coste calabresi e Leucosia scelse il golfo di Poseidonia, dando il nome all’isoletta di Punta Licosa.
LE CONSIDERAZIONI DEL REGISTA LUCA MINIERO
Il regista Luca Miniero, napoletano di origine, ha scelto il borgo di Castellabate come set del film “Benvenuti al sud”, uscito nel 2010, che lo ha portato agli onori della ribalta.
Per lui questa terra è il “phàrmakon” per ritrovare la pace interiore. Il suo amore profondo verso il Cilento nasce durante l’infanzia e ad affascinarlo è proprio il fatto che il territorio cilentano sia in grado di mescolare in maniera unica i luoghi turistici della costa e gli angoli riservati, custodi di una magia atavica che è riuscita a sottrarsi al caos e alla confusione di un turismo massivo e spregiudicato.
IL CASTELLO DELL’ABATE
Castellabate non possiede solo inebrianti scorci naturalisti, ma anche architetture di grande rilievo storico come il castello medievale.
La fortezza, che dà anche il nome al paese, fu costruita nel XII secolo da San Costabile Gentilcore, abate della Badia di Cava dei Tirreni. Infatti, questo territorio rientrava nei possedimenti del monastero benedettino cavese e il castello fu ideato in funzione difensiva contro gli attacchi saraceni.
L’atto di fondazione riporta la data del 10 ottobre 1123, tuttavia i lavori di costruzione si prolungarono e San Costabile non riuscì a vederlo terminato; fu con il suo successore, il Beato Simeone, che il maniero assunse la sua veste definitiva. Tuttavia, oggi delle strutture normanne si conserva davvero poco perché nel XV secolo fu ampliato e rimaneggiato con la costruzione di quattro torri difensive.
Nel Seicento avvenne la trasformazione in palazzo nobiliare e ci furono delle modifiche strutturali con la costruzione di un primo piano abitativo. Infine, nel Settecento fu costruito il secondo piano.
È chiaro, dunque, che la mano della natura si intreccia bene alle opere umane in uno scenario paradisiaco permettendo al turista di godere attimi intensi e indimenticabili, circondato da arte, storia e natura.
© IL QUOTIDIANO ONLINE – 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA