L’affascinante storia della carta comincia nel mondo asiatico, in particolare in Cina, nel II d.C.; solo nel 751 il segreto di questa produzione evade dalla terra della seta tramite due cartai che, catturati dagli Arabi, svelarono l’arcano. A Samarcanda fu così installata la prima fabbrica di carta e, attraverso il Marocco, l’uso di questo materiale giunse per la prima volta su suolo europeo, in Spagna. In Italia è una lettera del 1109 della Contessa Adelaide del Vasto degli Aleramici, madre di Ruggero II, il più antico documento cartaceo, di fattura arabica, tuttora conservato a Palermo.

Tuttavia, la produzione della carta si avviò ben presto anche in Italia: a Mantova, Fabriano, Amalfi. Tra XII e XIII secolo lungo la Valle dei Mulini, grazie alla possibilità di attingere l’acqua dal Torrente Canneto, vennero impiantati molti opifici e si provvedette a riconvertire i mulini preesistenti in cartiere. Nonostante Federico II nel 1221 ne proibì l’uso per fini pubblici a causa della sua deperibilità, l’economicità della carta rispetto alla pergamena e al papiro ne incentivò nettamente il consumo. Con l’aumento della richiesta si accrebbe ovviamente anche la produzione. Alla fine del XVIII secolo la lavorazione a mano iniziò gradualmente ad essere soppiantata da quella meccanica, ma le cartiere amalfitane, sostenute dai Borbone, resistettero fino all’alluvione del 1954, dalla quale se ne salvarono solo tre.
Nel prossimo articolo scopriremo quali erano le caratteristiche della carta d’Amalfi e cosa si è realmente conservato fino ad oggi.
© IL QUOTIDIANO ONLINE – 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA
Un commento
Pingback: Quel tesoro che viene dagli stracci • Il Quotidiano online