Ma ‘ndo vai, se Monica Vitti non ce l’hai?!

Embè, ce l’abbiamo avuta noi italiani questa grande donna di teatro e cinema, che partendo dall’incomunicabilità del cinema di Antonioni ha mostrato al mondo intero cosa voglia dire essere una comica, e poi un’attrice.
Perché la Vitti è riuscita meglio di qualunque altra donna italiana a dimostrare che l’arte del ridere e del piangere sono unite, che una voce roca tanto intensa come non mai in “Amori miei” può essere pari a quei mille silenzi de “L’avventura” e “La notte”.

Che ci fossero Steno o Antonioni, Monicelli o Bunuel, l’artista giocava a divertirsi, ma sempre con malinconia.
Perché questa è la vita, e la nostra Monica Nazionale l’aveva capito prima del tempo, quella stessa vita che da molti anni l’aveva costretta in casa per una brutta malattia.
Peggior malanno, tuttavia, è di chi non vuol vedere, ma solo adesso che se n’è andata si è svegliato.
Ingiusta la “damnatio memoriae” prima della fine, per cui – cara Monica bella – no, io non ti voglio ricordare (oggi).

Lasciamolo fare agli ipocriti che hanno taciuto di te in questi anni, lasciamolo fare ad un cinema che si piega su sé stesso e si riallaccia troppo tardi al suo passato.

Io non ti voglio ricordare: voglio solo dimenticare questa giornata, poiché oggi sei morta due volte, ma chi fa la storia vive in eterno! E comunque, come il tuo amato sodale Albertone, ‘sta vorta c’hai fatto solo piagne!

Le fotografie sono estrapolate tutte da IMDB.
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