Il titolo di una serie di conferenze del grande scienziato britannico Michael Faraday in cui svela i segreti delle candele
Londra, Natale 1848. Nel freddo gelido di una città innevata, mentre tutti sono in fermento per una delle festività più attese dell’anno, lo scienziato Michael Faraday si prepara a presentare ad un pubblico generale, composto per lo più da giovani, una serie di lezioni su argomenti scientifici, spiegati in modo semplice ed informale. Si tratta delle conferenze di Natale della Royal Institution, istituite proprio dal famoso fisico e chimico e che si tengono ogni anno a Londra dal 1825. Michael Faraday ha presenziato ad una serie di conferenze, incantando e ispirando tantissime persone. Tra queste, ‘la storia chimica di una candela’ propone di svelare al pubblico i misteri di uno degli oggetti di uso comune più usati a quel tempo.
Come bruciano le candele? Perché la fiamma cambia colore?
Quando si accende lo stoppino di una candela, il cotone di cui è composto brucia. Il calore generato fa fondere la cera che risale lo stoppino per il fenomeno della capillarità. A questo punto la cera si vaporizza al contatto con la fiamma e reagisce con l’aria. Il processo di combustione è il risultato della reazione chimica tra l’ossigeno dell’aria e il combustibile, la paraffina di cui è composta la candela, che genera luce e calore oltre ad acqua ed anidride carbonica.
Poiché in prossimità dello stoppino è presente poco ossigeno, la zona appare più scura e meno calda. Le particelle che si producono qui migrano verso l’alto della fiamma dove l’ossigeno è maggiore. Il colore della fiamma dipende sia dalla temperatura che dai materiali che bruciano. La zona gialla della fiamma è quella che presenta una maggiore concentrazione di carbonio e la cui combustione genera luce che vediamo maggiormente. La forma allungata della fiamma dipende dalla corrente di aria calda che sale verso l’altro. È invece la gravità che permette alla fiamma di mantenere la sua forma anche quando la candela viene inclinata.
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