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Conversazione con Marco Guglielmi, l’attore-regista che a Teatro sogna il Cinema

«È grazie al Cinema che mi sono accostato al Teatro»

Marco Guglielmi, attore e regista 

Attore e regista di Teatro che, tuttavia, sogna di entrare nel mondo del Cinema, il torinese Marco Guglielmi, in realtà, ci crede sin da piccolo, poiché a questo mondo è legato da quando ha messo piede sulla Terra. 

Il suo accostamento alla settima arte è ancora parziale: ha recitato in due cortometraggi (uno è Billy e Bobby) e in un videoclip musicale, ma aspetta con ansia il momento di un lungometraggio. 

 

Tra i giganti, ha lavorato con Leo Gullotta ed è molto attivo sulla scena nazionale. 

Con lui ha recitato in un grande successo, dovuto ad una ricca tournée nazionale di 120 repliche durata dal 2018 al 2020: Pensaci Giacomino di Luigi Pirandello (regia di Fabio Grossi).  

Com’era Marco Guglielmi da piccolo?

«Bellissima domanda, mi riporti indietro di tantissimo tempo, ma questo mi fa piacere. Era un bambino molto curioso, già propenso al mondo artistico. Aveva una grandissima passione per il disegno e realizzava soprattutto i cartoni Disney. Voleva fare il grafico».

Un incipit davvero interessante…

«Poi, grazie anche ai miei genitori mi sono accostato molto alla settima arte e mi divertivo ad imitare le scene che vedevo in tv o al cinema. Ho cominciato a frequentare un piccolo laboratorio teatrale alle medie, e ho continuato al liceo. Dopo ho deciso di fare l’attore: era il mio vero sogno». 

Quindi ti sei trasferito?

«Son partito dal mio paese, Pinerolo, e ho deciso di effettuare provini in diverse accademie. Mi presero all’Accademia Internazionale del Teatro a Roma».

E a proposito, invece, di creatività da te emanata sin dall’infanzia, non credi che sia quella cifra ad averti dato la spinta a fare regia? Il destino è già scritto da subito…

«Quando ho fatto regia non ho mai creato niente di nuovo, piuttosto ho rielaborato: ecco perché amo definirmi più attore che regista».

Sempre creatività è! Che ricordo umano hai di Leo Gullotta?

«S’è sempre messo sin dall’inizio al pari di tutti noi, quindi pur avendo un’esperienza gigantesca alle spalle, s’è sempre posto al livello di tutti noi attori: Non datemi del lei, ma datemi del Leo, ci diceva, e non voleva essere assolutamente chiamato maestro. La sua grandissima umanità, la sua gentilezza, la sua attenzione ai dettagli sono qualità che vedevo dentro e fuori dalla scena. È sempre stato attento alla persona con enorme sensibilità». 

Con lui hai lavorato in un’opera di Pirandello: come mai quest’autore viene portato tantissimo sui palcoscenici italiani, trascinando la gente a teatro?

«Pirandello ci lascia un messaggio più vicino che mai a noi, come l’anzianità, la figura della donna in Pensaci Giacomino. L’attualità del messaggio e del linguaggio delle sue opere teatrali ci fanno innamorare di lui ogni giorno sempre di più. Pirandello arriva a tutti e permette di riconoscerci nei temi brutali che ci spiattella in faccia, perché ci riguardano ancora da vicino. È l’uomo al centro, è l’uomo il problema».  

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

«Poter continuare a vivere del mestiere che faccio, perché non è facile. Anzi, sta diventando sempre più difficile. Oggi, infatti, abbiamo tanti mezzi per poterci mettere in mostra in maniera diversa rispetto a prima. Un tempo esisteva un percorso di studio attoriale specifico, magari accademico, ma attualmente è diventato tutto più accessibile. Oggi è sbagliata tutta questa voglia di mostrarsi. Attore, attrice non vuol dire apparire, mostrarsi, semmai mostrare sé stessi a partire dal profondo, dall’essere, sperimentandosi in altre anime, indossando panni anche lontani da quello che siamo. Anzi, lo preferisco quest’ultimo aspetto».

Oggi recitano gli influencer…

«Esatto! Oggi il mestiere dell’attore pare che lo possano fare tutti, ma non è così».

Quindi è per pochi?

«Non dev’essere nulla d’elitario, ma è chiaro che, come ogni mestiere, non tutti possono fare tutto…». 

Grazie Marco, ti auguro di fare al più presto un film!

«Magari Christian, ti ringrazio io!». 

Ringraziamo ancora l’artista per le foto che ci ha fornito. 

Per saperne di più clicca al link sulla conversazione:

https://www.facebook.com/ilquotidianoonline.eu/videos/829455738973799/?mibextid=eTXpx5

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2023 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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