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Conversazione con Marco Rizzo, segretario generale del Partito Comunista

«Ci dev’essere unione tra il lavoro dipendente pubblico e privato e il lavoro autonomo anche della piccola impresa, che oggi si proletarizza e precipita»

Parole di Marco Rizzo emerse in occasione della presentazione del saggio politico “Il Partito dalle pareti di vetro” di Álvaro Cunhal, avvenuta a Napoli presso la sede della casa editrice “La Città del Sole” e di cui è stato relatore. S’è tenuta una profonda e riflessiva conversazione con il segretario generale del Partito Comunista, negli ultimi anni sempre attivo sulla scena nazionale ed internazionale, per dire la sua in tutta trasparenza ed onestà, con ottima lucidità di analisi.

Qual è stato il tuo percorso, come ti sei avvicinato al Partito Comunista?

«Sono figlio di un operaio, nato e cresciuto a Torino nel quartiere operaio di Borgo Vittoria.

Ho avuto esperienze politiche prima nei movimenti di estrema sinistra da studente, poi mi sono avvicinato al Partito Comunista con una posizione molto critica. Ho conosciuto, tra i grandi, politici come Armando Cossutta e Pietro Secchia. Più tardi ho avuto modo anche di incontrare Fidel Castro».

Il 30 Ottobre il Partito Comunista sarà uno dei fautori di un’importante manifestazione a Roma per dire NO al governo della UE, NO alla NATO e NO al governo Draghi. Perché si protesta?

«Già inizialmente Draghi non mi convinceva, perché ero convinto che, appunto, un banchiere non potesse fare gli interessi del popolo italiano, e le cose che sono successe – a partire anche dalla vicenda del green pass – ci dicono che quelle intuizioni che ho avuto trovano una conferma, perché quella era la direzione. Oggi questa vicenda del green pass fomenta la divisione del popolo italiano, in quanto ha carattere discriminatorio, e per nulla sanitario. Anzi, è una scelta che apre il grimaldello per i licenziamenti, cancellando l’articolo 1 della nostra Costituzione. Inoltre, questo governo sta preparando le cartelle esattoriali, 60 milioni di cartelle per 60 milioni di italiani, sta preparando un aumento dell’età pensionabile e un aumento delle bollette energetiche.

La manifestazione si terrà in Piazza San Giovanni a Roma, una piazza importante per la storia del movimento operaio. Ricordo, poi, che è organizzata da: Comitato No Draghi, Associazione e rivista Cumpanis, Centro Culturale Proletario, Federazione Gioventù Comunista, Gramsci Oggi, Movimento per Rinascita del P. C. I. e l’Unità dei Comunisti, Partito Comunista, Patria Socialista, Spread it, Riconquistare l’Italia e Gruppi Fb Contro la Fornero».

A proposito della città in cui ci troviamo, Napoli, che ne pensi della recente vittoria di Manfredi?

«Innanzitutto vorrei riflettere sull’astensionismo, poiché le periferie hanno visto i seggi quasi deserti. Le periferie non partecipano più, e non solo a Napoli, poiché evidentemente c’è una percezione secondo la quale la politica non conta più. In Italia ormai con un banchiere al governo la finanza la sostituisce, e così la politica governata dalla finanza è in discrasia rispetto alla società, al popolo: sono lontani. Manfredi s’era speso per le vicende ecologiche, ma ha mosso ora proposte circa il ritorno delle auto sul lungomare che suonano come contraddittorie. Un po’ come l’altro “ecologista” neoeletto a Roma, Gualtieri, che come prima cosa ha intenzione di aumentare i parcheggi a pagamento in città. Così, il cittadino della periferia per andare in centro dovrà pagare di più: ecco un esempio di distacco tra politica e persone. La sfida del Terzo Millennio è lo scontro tra Finanza e Politica».

Cosa pensi del ruolo della Cina attuale a livello globale?

«Lo spiego innanzitutto con un esempio. Amazon in Italia ha un fatturato di 44 miliardi di euro senza pagare alcuna tassa. In Cina il corrispondente di Amazon, Ali Baba, ha visto un intervento politico, un’ingerenza da parte del governo cinese. Lì è la politica a controllare la finanza e l’economia, non il contrario come nel mondo occidentale. E un ottimo risultato lì si è ottenuto anche con la fuoriuscita di tantissimi cinesi dalla povertà».

Sai cosa mi piace di te? La coerenza che hai avuto relativamente alla tua linea politica in tutti questi anni, rispetto a tanti che poi hanno lasciato il partito non credendoci veramente. Continua così, in bocca al lupo per tutto e ci vediamo il 30!

«Grazie Christian, viva il lupo! Evidentemente non erano veri comunisti. Abbiamo perso lungo la strada tanti di loro, come Gennaro Migliore e Bertinotti. Non è necessario essere in parlamento per fare politica. Oggi la politica è scaduta anche come qualità dell’intervento politico. Lenin diceva di stare dentro la Duma e fuori la Duma, ossia dentro e fuori dal Parlamento. Mi sembra che questa cosa si possa fare ancora».  

Forse è il caso che la politica si faccia nelle piazze…

«Non solo l’idea della piazza, ma di una bussola, di una rotta, l’idea di un cambiamento radicale del sistema».

Di seguito la diretta della conversazione: https://www.facebook.com/ilquotidianoonline.eu/videos/305790294349376/

Grazie alla pagina Facebook di Marco Rizzo per le foto.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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