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Conversazione con Fabrizio Cammarata, il cantautore siciliano che poetizza i sentimenti

«Quando una canzone vuole essere scritta decide di arrivare nelle vesti dei più disparati sentimenti»

Fabrizio Cammarata, cantautore

Il suo debutto discografico è avvenuto nel 2007 e da allora la sua carriera è sempre più un crescendo di emozioni, fantasie, successi: insomma, il cantautore palermitano Fabrizio Cammarata è una voce poetica contemporanea molto significativa nel panorama musicale italiano, e non solo!

Come evoca lui immagini di nostalgia, amore e malinconia, ad oggi, ce ne sono veramente pochi nel BelPaese: dunque, si fa presto a parlare di crisi della Musica italiana, come spesso va di moda fare.

Quando hai sentito l’esigenza di esprimerti con la voce? 

«Canto fin da bambino, credo di aver scritto la prima canzone a 8-9 anni. A quell’età risale la mia decisione di fare il musicista, dopo aver visto la scena di Ritorno al futuro in cui Marty McFly suona Johnny B. Goode».

Quanto porti nei tuoi brani della tua magica terra? 

«Moltissimo, anche se non si vede. Anzi, soprattutto nelle canzoni che scrivo in inglese. Melodie e vocalità sono direttamente mutuate dal Mediterraneo».

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«Siamo amici da sempre, e quando è così le collaborazioni nascono perché si ha voglia di divertirsi insieme, solo dopo ci si rende conto che magari si ha in mano qualcosa che potrebbe avere anche un senso discografico e lavorativo: è quello che è successo con Un mondo raro, tutto è nato da un viaggio di due amici in Messico e dalla comune passione per Chavela Vargas».

Cammarata incontra Parigi: raccontami della tua esperienza in quella splendida città.  

«È il mio posto preferito in Europa dopo Palermo, forse perché riempie i vuoti della città da cui provengo: questi due luoghi si completano. Parigi, come Palermo, è un mistero, sono posti da corteggiare per tutta una vita, ma che non diventeranno mai del tutto tuoi. Eppure mi danno tanto, e suonare a Parigi è una delle mie attività preferite: ogni volta che vado nasce una canzone».

La mia canzone preferita fra le tue è Pensami: a chi ti sei ispirato? 

«Non è una mia canzone, è un brano del repertorio di Chavela Vargas, che insieme a Dimartino abbiamo deciso di tradurre in italiano e includere nel nostro album Un mondo raro. Ricordo che di questa canzone ci colpì il fatto che la si può tradurre in qualsiasi lingua (inglese, francese, portoghese, italiano) e continuerà a funzionare sempre benissimo, nella sua semplicità disarmante».

Mi piace la poesia malinconica che traspare dai tuoi brani, la stessa del mare al tramonto. È questa un’immagine ricorrente nella tua anima nel momento in cui prendi ispirazione? 

«Non c’è un’unica immagine, Io sto sempre lì ad aspettare, a volte sono su un’isola a guardare il riflesso della Luna, a volte sono su una metro piena di gente».

Con Dimartino, da Notizie in controluce

Illustrami i tuoi prossimi concerti. 

«Ho appena ultimato il primo pezzo di tour, 20 date in 8 Paesi, in cui ho avuto una risposta inaspettata, anche perché mancavo dalle scene da tre anni e non ho un nuovo album fuori (solo un singolo, Stripped To The Bone, il disco uscirà a Gennaio 2024). Quest’estate un po’ di date in Italia, tutte bellissime e in posti unici, come un rifugio sull’Etna, l’Appennino abruzzese, l’Isolotto a Firenze. Da fine Agosto ripartirò per l’estero, cominciando dalla Svezia, e da lì non ho nessuna intenzione di fermarmi».

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

«Continuare ad avere gente che voglia ascoltare le mie canzoni fino alla vecchiaia. E continuare a viaggiare…».

Grazie Fabrizio, per la semplicità che contraddistingue i tuoi pensieri e le tue note. Le tue parole trasmettono, magari un giorno c’incontreremo: Pensami…

«Grazie mille, caro Christian».

Le foto provengono dal profilo Instagram dell’artista, che si ringrazia anche per questo.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2023 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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