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La memoria delle rocce

Anche le rocce si muovono e portano con sé il ricordo del campo magnetico: le scoperte più importanti della Geologia che hanno portato alla teoria della tettonica a placche

Fino a poco più di una sessantina di anni fa, del fondale oceanico si conosceva ben poco. Durante la seconda guerra mondiale, il mineralista Harry Hess eseguì importanti rilevamenti che mostrarono ovunque l’esistenza di canyon, trincee e crepacci, oltre che di vulcani sottomarini, a grandi profondità subacquee. Fu però solo negli anni Sessanta che, durante la posa di cavi sottomarini, venne fatta una scoperta straordinaria.

L’espansione dei fondali oceanici

Sul fondo dell’Oceano Atlantico c’era un canyon di circa 20 mila km di lunghezza. Hess si accorse successivamente che da entrambi i lati della spaccatura centrale una nuova crosta andava formarsi e si allontanava come se fosse posta su due enormi nastri trasportatori. Questo processo è noto come espansione dei fondali oceanici. Alla fine del suo viaggio, al confine tra i continenti, ciascuna crosta sprofondava di nuovo, ritornando nelle viscere delle Terra. Le rocce durano quindi solo il tempo che occorre loro per arrivare alle cosiddette zone di subduzione. Purtroppo molti si mostrarono scettici nei confronti di questa teoria e all’inizio la ignorarono quasi universalmente, finché sviluppi futuri non la riportarono all’attenzione della comunità scientifica internazionale.

Le rocce e il campo magnetico terrestre

Nel 1906, il fisico francese Brunhes aveva scoperto che il campo magnetico della Terra ogni tanto si inverte . La traccia di questo fenomeno si imprime su certe rocce in modo permanente quando esse si formano. Questo avviene perché esistono rocce la cui composizione presenta piccole quantità di materiale ferroso. Esse indicano infatti la direzione in cui i poli magnetici sono diretti all’epoca della loro formazione. Queste rocce, quando si raffreddano e si induriscono, conservano memoria di quella direzione. E’ proprio come se le rocce ‘’ricordassero’’ la posizione dei poli al momento della loro nascita.

Anche questi studi che validavano la scoperta di Hess in maniera definitiva sul movimento dei continenti e sull’espansione dei fondali oceanici, vennero all’inizio ignorati. Solo nel 1964 questa teoria riuscì finalmente a catturare l’attenzione della Royal Society di Londra. Il nome tettonica a placche, che segnava l’inizio di una nuova scienza, comparve in un articolo solo nel 1968. Come spesso accade, le vecchie idee sono dure a morire e non tutti sono pronti ad abbracciare una nuova ed eccitante teoria. Come osservò lo scrittore McPhee ‘tutto il pianeta, all’improvviso, acquistava un senso’. Adesso sappiamo che la Terra è l’unico pianeta roccioso ad avere una tettonica e questo permette di spiegare molti fenomeni tra cui: i terremoti, la posizione delle montagne, il ciclo delle ere glaciali e l’origine della vita stessa.

© IL QUOTIDIANO ONLINE 2022 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marianna Fusco

Una mente scientifica e un'anima letteraria, affascinata da qualsiasi cosa abbia una storia da raccontare. Curerà la rubrica “Reticoli di Idee”

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