Il terzo capitolo del nostro viaggio a Benevento ci porta in epoca longobarda, a caccia dei tesori che quest’epoca ha lasciato alla città
Neanche Benevento, nonostante il suo nome benaugurale, si salvò dalle ondate di devastazione che i Barbari scatenarono in tutta la penisola, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente. Tra tutte le popolazioni accorse, tra cui anche i Bizantini, ad avere la meglio e a creare un potere duraturo e solido, fondando il Ducato di Benevento, furono i Longobardi, guidati da Zottone nel 571. Dopo di lui, Arechi I conquistò anche Capua e Salerno e fu il secondo di una lista numerosa di duchi longobardi, di cui Arechi II fu il più conosciuto.
In cinquecento anni di dominazione longobarda, Benevento fu sede di una delle zecche più importanti del Vecchio Continente, divenne capitale della Langobardia Minor e ospitò uno degli intellettuali più celebri dell’epoca: Paolo Diacono, autore della Historia Langobardorum. Pare che sia stato proprio lo storico a consigliare ad Arechi II di dedicare il nuovo luogo di culto in costruzione a Santa Sofia, a cui fu ben presto affiancato un monastero femminile, il cui scriptorium divenne teatro e origine della scrittura beneventana. Prima della fine del VIII secolo venne costruita anche la Chiesa di Sant’Ilario. Alla morte dell’ultimo duca longobardo, nel 1077, la città chiese al Papa di essere inglobata nel patrimonio della Chiesa, evitando di fatto di cadere nelle mani dei Normanni.
Oggi la Chiesa di Santa Sofia si presenta a fedeli e visitatori con una particolare pianta esagonale, ai cui vertici sono posizionate delle colonne, probabilmente provenienti dal Tempio di Iside; attorno all’esagono centrale, poi, un decagono completa la complessa pianta dell’edificio, sormontato da una cupola. È un gioco di prospettive e chiaroscuri che esalta ciò che rimane degli affreschi che in origine riempivano totalmente il tempio: restano visibili San Giovanni Battista, Zaccaria, la Vergine Maria, Elisabetta. Il chiostro longobardo attiguo stupisce ancor di più: il suo perimetro quadrangolare è adornato da 47 colonnine lisce (tranne una di tipo ofidico e una a treccia), una diversa dall’altra.
Il 25 giugno 2011 il Complesso monumentale di Santa Sofia è stato inserito nel sito seriale della World Heritage List dell’Unesco “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”.
Alcune informazioni sono state riprese dal sito: www.santasofiabenevento.it
Puoi (ri)percorrere il nostro viaggio virtuale a Benevento:
- “Quella “Signora di Benevento” che viene dalla terra del Nilo”;
- “Quella regalità imperiale della dama del Sannio”;
- “Quel noce attorno a cui il mistero di Benevento si rivelava”.
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