«Ogni spettacolo è una tappa, una tessera del mosaico: lascia il segno e compone l’immagine»
–Gea Martire, attrice
Attrice di spessore, quindi di teatro, cinema e televisione, la partenopea Gea Martire ha da tempo valicato i confini della sua terra, per diventare un’icona nazionale.
Di quelle spesso nascoste, ma solo perché non se ne vuole parlare…
E perché? Intanto, scopriamola insieme!
TEATRO E MUSICA NEWS
Com’era Gea durante l’infanzia?
«La mia infanzia profumava di agrumi. La casa dei miei genitori a Torre Annunziata era circondata da un giardino con alberi di limoni e arance. Con la bella stagione passavo le giornate ad arrampicarmi e a cercare lumache».
Quando hai iniziato a capire che l’arte dello spettacolo doveva far parte della tua vita? È venuto prima il teatro o il cinema?
«A Torre Annunziata c’era un teatro nell’Istituto dei Salesiani dove era attiva una compagnia filodrammatica. Ero adolescente quando ebbi modo di partecipare a uno spettacolo che fu il primo di una lunga serie. Quegli straordinari attori amatoriali mi trasmisero passione e divertimento: a loro devo l’amore che divampò per il Teatro. Il Cinema è, poi, arrivato come parentesi che si aprono e si chiudono nel discorso portante che resta, per me, sempre il Teatro».
C’è uno spettacolo teatrale di cui vuoi parlarmi e che ti sta a cuore? Novità, invece, dei tuoi lavori attuali?
«Hanno molto peso i monologhi che metto in scena dedicandomi alla drammaturgia o affidandomi ad autori quali Antonella Cilento, Antonio Capuano, Antonio Pascale. Grazie a loro sono nate donne alle quali sono molto legata, pezzi teatrali che restano esperienze intense: Cafone, Mulignane, Vulio, Il motore di Roselena. Questa stagione ho ripreso Della storia di G.G.,tratto da un racconto di Maria Grazia Rispoli, per la regia di Mariano Lamberti: lo replico fino a febbraio, poi in primavera torno a lavorare in uno spettacolo diretto da Nadia Baldi».
Debuttasti al cinema diretta da Dino Risi: com’è stata l’esperienza sotto questo gigante?
«Un’esperienza straordinaria quella con Dino Risi. Il battesimo al cinema, l’emozione della prima volta con un gigante e non solo: il protagonista del film era Ugo Tognazzi! Ho bevuto tutto, assorbito, impresso in modo indelebile».
E poi Monicelli e Scola: praticamente la commedia all’italiana. Attraverso il loro esempio, che differenze noti oggi nel genere, attorialmente parlando?
«Credo che la commedia allora avesse la dimensione del Cinema (C maiuscola), mentre oggi sembra essersi rimpicciolita alle misure di un prodotto televisivo, in una confezione più compressa con scarso approfondimento».
Veniamo, invece, ad Ozpetek: è davvero un romanticone sul set, aspetto che traspare bene dalle sue pellicole? Raccontami di lui.
«Ferzan Ozpetek dirige con garbo, decisione, trascina nel suo mondo dove passato e presente ballano avvinti con tenerezza. Si ritrovano a fluttuare nel suo spazio creativo gli attori così come, credo, gli spettatori».
LALINEASCRITTA
Il tuo ultimo film risale al 2020, l’ultima serie al 2021. Innanzitutto, riscontri differenze notevoli tra cinema e tv? Quando ritornerai sul grande schermo?
«Non ho progetti al cinema, per ora. Il teatro mi assorbe, mi avvince, non mi stanca mai. È fiato, presenza, una corrispondenza con il pubblico, la sua conquista. Nel cinema sei in balia di una macchina da presa e di un montaggio che ghigliottina senza pietà».
TEATROCULT NEWS
Qual è il tuo sogno nel cassetto? La regia non è contemplata tra i tuoi progetti?
«No, la regia non mi tenta, mi piace troppo stare in scena. Non perdere mai la gioia di vivere è il mio sogno nel cassetto».
Grazie Gea, spero che le tue riflessioni possano durare a lungo anche in futuro, arricchendo della tua così grande passioni tante giovani promesse.
«Grazie a te Christian!».
CORRIERE DELLO SPETTACOLO
Tanti auguri di buone feste dal curatore della rubrica, il sottoscritto Christian Liguori. La rubrica, così come la sezione video de Il Salottino di Liguori, tornerà dopo le festività ad arricchirvi, cioè a partire dall’8 Gennaio 2024.
Buona lettura e tanti auguri a tutti!
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