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Conversazione con Massimo Belardo, il poeta contemporaneo contro la modernità

«Per me Poesia vuol dire Musica e Musica vuol dire Poesia»

Massimo Belardo, poeta e compositore 

Francesco Petrarca scrisse i Rerum Vulgarium Fragmenta, quei frammenti delle cose in volgare meglio noti come Canzoniere, un’opera capitale che ha fatto scuola in tutte le letterature del mondo.

Massimo Belardo, noto poeta partenopeo contemporaneo (nonché compositore e maestro elementare), si riallaccia in qualche modo al capolavoro del grande autore con i suoi Pensieri frugali, la sua prima raccolta poetica (intrisa di tanta musicalità), un libro edito Apeiron e pubblicato nel 2022. 

Inoltre, la semplicità risente dell’influsso del grande Gianni Rodari; complice è, senz’altro, la sua professione scolastica a contatto con i bambini. 

Il paradosso è che un tradizionalista come lui, polemico nei confronti di certi sperimentalismi, avanguardistici e non, dell’età poetica attuale, ha sperimentato qui in prima persona nuovi dettami del linguaggio in versi. 

Ci si chiede il perché di tale operazione: ha fatto chiarezza!   

Perché hai deciso di scrivere queste poesie?

«Ho voluto bersagliare in primo luogo i vizi della società odierna, trattando tematiche varie in componimenti di altrettanta natura, alcuni dei quali anche scabrosi. Ecco perché ho voluto adoperare uno stile molto vicino al tecnicismo dell’arte contemporanea. Addirittura le ultime sono il frutto di un connubio tra poesia e musica». 

Perché hai scelto questo titolo?

«Il motivo non è Petrarca, ma dato che le mie poesie qui sono molto moderne, sono anche frugali, semplici e disimpegnate rispetto alla forma e allo stile solitamente da me adoperati, dal momento che sono un classicista nella vita». 

Sei soddisfatto, arrivato alla conclusione del libro, del cosiddetto nuovo stile?

«Ho voluto combinare musica e poesia nel mio sperimentalismo, sia nella forma che nel contenuto. Credo di aver armonizzato in questo modo».

Quando, invece, hai cominciato a comporre note?

«Già a tredici o quattordici anni amavo musica e poesia allo stesso modo. La mia prima poesia già rifletteva questo spirito, probabilmente ereditato da mio padre cantante e cultore musicale e da mia madre innamorata della letteratura. Ho iniziato, così, a studiare i classici e la musica, cosa che poi mi ha permesso anche di dedicarmi al teatro».

Come mai, visto che scrivi in versi da quando sei giovane, hai scelto di pubblicare poesie solo oggi? Poesie più classiche, invece, quando le potremo leggere?

«In futuro sicuramente. Stavo lavorando a un’altra opera, in realtà, che poi uscirà, ma ho dirottato i miei interessi verso questo tipo di poesia nuova e ho impiegato un tempo relativamente breve per Pensieri frugali. Volevo immedesimarmi nel modo di pensare dei moderni, scrivendo di odierna quotidianità».

Mi fai un esempio di vizi?

«Una poesia l’ho intitolata La cattiveria. Racconto di come venga sviscerata nell’intimo dell’animo umano questa forza maligna in tutte le sue pieghe e i suoi risvolti». 

La poesia è una soluzione al male se insegnata sin da piccoli, magari alle elementari?

«L’Arte, totalmente, è pedagogica. Noi insegnanti dobbiamo scegliere le cose adatte all’età del discente, in modo tale da calibrare il tutto per donare quel senso di bontà di cui l’alunno ha bisogno. I bambini sono una spugna».

A cosa serve insegnare poesie a memoria alle elementari?

«L’aspetto mnemonico è un esercizio mentale, perché oggi i bambini e i ragazzi non sono più abituati a pensare, a riflettere. Hanno una memoria labile. Un tempo si eccedeva nella memorizzazione, forse si sbagliava così, ma quello della memoria resta un discorso sano. Non è possibile fare l’esatto contrario». 

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

«Spero che la cultura di oggi possa avere la forza di cambiare questa brutta piega che la società sta prendendo. Mi auguro che i miei scritti possano contribuire anche a questo. Che sia rigenerante, l’Arte!». 

Me lo e te lo auguro, davvero. Grazie di tutto Massimo!

«Grazie a te Christian, speriamo!». 

Le foto sono di Christian e Massimo.

Per saperne di più, clicca al link sulla conversazione:

https://www.facebook.com/watch/?v=755017192768468

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2023 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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