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Capo Miseno: tra mito e bellezza

Protagonista di questo racconto è Miseno, personaggio mitico che dà il nome a Capo Miseno, il meraviglioso promontorio nella punta estrema del litorale flegreo tra Miseno e Bacoli che abbraccia il golfo di Napoli e le sue isole Procida e Ischia.

A rendere Miseno un luogo ameno non è la sola bellezza paesaggistica, ma anche la tradizione mitologica ad esso legata.

Miseno, figlio del dio dei venti Eolo e fedele compagno di armi di Enea, era il trombettiere dell’esercito troiano.

Un giorno in cui la flotta era ormeggiata lungo le coste della Campania, Miseno si vantò con gli dèi di suonare la tromba meglio di chiunque tra loro, ma il dio Tritone che, come Miseno, suonava la conchiglia (…forte cava dum personat aequora concha, 171-174) lo punì per il suo oltraggio facendolo precipitare in mare (inter saxa virum spumosa immerserat unda, 174).

Il corpo fu ritrovato esamine da Enea sulla battigia ed egli, angosciato dalla morte dell’amico, organizzò un solenne funerale seppellendo il corpo in quello che oggi è chiamato Capo Miseno, dove il profilo del monte somiglia proprio ad un tumulo.

A raccontare questo triste episodio è Virgilio nel VI libro dell’Eneide: “Ma il pio Enea sovrappone un sepolcro di mole imponente/all’eroe, con i suoi arnesi, il remo e la tromba, /sotto un areo monte che ora è chiamato Miseno, /dal suo nome, e in perpetuo ne serba il suo nome nei secoli.”

Costituito da tufo giallo alla base e da tufo grigio nella parte più alta, Capo Miseno ed il suo faro rappresentano un punto di riferimento per la navigazione fin dall’antichità.

Proprio qui, infatti, vi era la sede permanente di una parte della flotta romana che sfruttava il doppio bacino naturale, utilizzando quello più interno per i cantieri e la manutenzione navale e quello più esterno come porto.

Non è un caso che Plinio, in quanto comandante della flotta, si trovasse proprio a Miseno quando scoppiò la terribile eruzione del 69 d. C. che gli costò la vita.

Per gli splendidi paesaggi che la caratterizzano, Miseno fu per i Romani anche un luogo dedicato all’otium e continua ed esserlo tuttora.

In un connubio perfetto tra antico e moderno, storia e movida, Miseno rappresenta un fiore all’occhiello per l’area flegrea.

© IL QUOTIDIANO ONLINE • 2021 RIPRODUZIONE RISERVATA

di Marianna Sorrentino

Classe '92. Divoratrice di libri e grafomane sin dalla tenera età. Classicista per formazione e per vocazione. Ama scoprire ed interessarsi a qualsiasi cosa riguardi la Letteratura, l’Arte ed i Mezzi Comunicativi. È un insieme di paradossi. Vulcanica, Riflessiva, ma anche Impulsiva. L'ironia ed il sarcasmo con cui “castigat ridendo mores” sono impressi nel suo DNA ed ama usarli per esprimere le sue idee rendendole leggere, ma nello stesso tempo pungenti. Curerà la rubrica “Ante Litteram”

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