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30 anni di un film avanti anni luce: “Mrs. Doubtfire”

Titolo originale: Mrs. Doubtfire

Anno: 1993

Genere: Commedia

Produzione: USA

Durata: 120 minuti

Regia di: Chris Columbus

Attori: Robin Williams, Sally Field, Robert Prosky, Pierce Brosnan, Matthew Lawrence, Harvey Fierstein. Polly Holliday, Lisa Jakub, Mara Wilson, Anne Haney, Scott Capurro, Sydney Walker, Martin Mull, Terence McGovern, Karen Kahn.

Ha ormai 30 anni e guardava già avanti. Chissà se il regista di una delle migliori commedie di sempre, “Mrs. Doubtfire (Mammo per sempre)”, avrebbe mai potuto immaginare di anticipare la tematica oggi tanto dibattuta delle coppie omogenitoriali e delle famiglie arcobaleno nel 1993.

Incredibilmente attuale, il visionario film di Chris Columbus va oltre la missione già preannunciata da Wilder in «A qualcuno piace caldo» e s’affida alla professionalità comica ed istrionica del geniale Robin Williams per costruire, attraverso la miscela di stilemi da fiaba e vivace melodramma, un dinamico, riflessivo e divertentissimo manifesto dell’universalità della famiglia, sulla base dell’equazione per cui è tale quando c’è amore.

E lo fa in una maniera impeccabilmente originale, incastrando bene surrealismo, realtà, finzione, ipocrisia della società borghese americana degli Anni Novanta (per mezzo di una satira contro il rapporto tra perbenismo e l’ “en travesti”), e per finire la necessità pedagogico-educativa di sensibilizzare adulti e bambini sul tema del divorzio. In modo stupefacente il protagonista incarna nel suo ruolo di attore/doppiatore le intenzioni registiche, quando ad esempio afferma di non voler educare le nuove generazioni col paternalismo, ma semplicemente per mezzo di un intrattenimento ironico.

È così che Columbus prepara il terreno fertile per scrivere e realizzare un cult destinato a diventare classico intramontabile del cinema mondiale: “Mrs. Doubtfire” è un’icona, un poster di riferimento, che lascia traccia di sé senza ammaestramenti. È la continua, rocambolesca e repentina ludica alternanza tra messinscena e quotidianità (esemplificativa una scena verso la fine di litigio su un set televisivo, sospeso tra teatro e vita) che abbaglia lo spettatore, illuminandolo senza lezioni sull’importanza dell’Arte come valore della nostra vita, ben esemplificata da una creatura nata “en travesti” immaginata ma non finta, che non esiste eppure c’è, capace di migliorare Miranda, i tre figli, il padre stesso, e in fondo anche il pubblico.

Perché tale è il potere della creazione, e quindi dell’amore, secondo un’equazione triplice, poiché accoglie anche il valore della famiglia dentro di sé. È significativo che agli occhi di molti il protagonista, “mammo per sempre”, appaia come un transessuale malato, quando poi questo è l’ultimo aspetto che emerge nella narrazione, portata a farci concentrare sul nobile gesto d’atto d’amore di una persona per i propri figli. Emerge con chiarezza l’ipocrisia perbenista di una società purtroppo oggi ancora incapace (come allora) di concepire l’origine del bene familiare, ossessionata com’è dal sesso e tutte le sue costruzioni etichettanti di identità e orientamento.

La chiave del comico ben si sposa al genere fiabesco nel progetto “Columbus & Williams”, consentendo così di svegliare più facilmente il popolo dai sonnolenti torpori di una gabbia ridicola di follia, che non corrisponde alla finzione della tata, a tal punto che, infatti, tutti credono nella sua esistenza, senza sapere che non è la verità.

Insomma, il lungometraggio va oltre e sfonda la porta della natura concettuale stessa della follia, perché se è vero che l’Arte è capace di creare cose straordinarie, è pur giusto prender coscienza della costruzione social-culturale universalmente dotata di paraocchi. E forse anche paraorecchie.

Attore principale e regista si divertono in questo e ci prendono gusto, tant’è che certe sequenze (su tutte, l’incontro tra la “doppia identità” e la padrona di casa e le scene al ristorante per il compleanno di Miranda) sono d’antologia della risata a crepapelle nella settima arte. Ci si commuove anche, specie in una delle prime scene e nell’epilogo moralistico, ma necessario, degna conclusione da iconico manifesto di una fiaba d’inno della famiglia, e comunque per niente didascalico.

Anzi, è fortemente in proiezione verso i giorni nostri. Anche per questo “Mrs. Doubtfire” è un capolavoro intramontabile, dalla recitazione perfetta da parte di tutti, anche se non manca qualche difettuccio in generale (due o tre bruschi stacchi di montaggio, due minime azioni poco realistiche e una sequenza di litigio iniziale, dal contrastante ed efficace scambio di battute reale/surreale, che sarebbe dovuta durare un po’ di più). Che dire? 10 o si toglie mezzo punto? Per così poco? Eppure, la pellicola dalle magnifiche battute irriverenti, ove la splendida colonna sonora s’amalgama a quadri filmici dinamici o dolci con San Francisco sullo sfondo, dopo trent’anni non ci si stanca mai di rivederla: Robin Williams non manca solo al Cinema, ma all’Umanità tutta.

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di Christian Liguori

Classe '97, storico dell'arte e docente laureato in Archeologia e Storia dell'Arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dopo aver pubblicato il libro “Paolo Barca e la frantumazione della logica cerebrale umana”, un saggio di cinema sul regista Mogherini, ha maturato esperienze in svariati campi: dalla pubblicazione di articoli per un blog e una redazione online, a quella di filmati su YouTube e pagine Facebook; dalla partecipazione come interprete in spettacoli teatrali e cortometraggi, all’attivismo associativo per la cultura e l’ambiente. Già conduttore web-televisivo e radiofonico, è da sempre specializzato in recensioni di film. Curerà le rubriche "Le conversazioni di Liguori" e “Il Cinema secondo Liguori”.

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Stefano Carrara è un professore di Musica alla scuola media Quarini di Chieri, ma anche attivo ed impegnato musicista torinese (ad esempio, su Instagram e YouTube).

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